Enogastronomia / Bergamo Città
Giovedì 09 Aprile 2015
Tartufo nero made in Bg
L’Arto compie 25 anni
Nel 1969 è venuto da Spoleto, terra umbra vocata per la raccolta del tartufo, a Bergamo per motivi professionali e, nel 1990, fondando l’Arto-Associazione Ricercatori e Tartuficoltori Orobici, Andrea Bonucci ha fatto conoscere a tutti che anche la Bergamasca è terra vocata per la crescita dei tartufi neri.
Il traguardo dei 25 anni associativi è stato celebrato al ristorante-pizzeria Orchidea di Mariano di Dalmine, il cui titolare, Salvatore Starace, oltre che cuoco abilissimo (la Federazione Italiana Cuochi gli ha assegnato la massima onorificenza del Collegium Cocorum), è cofondatore e vicepresidente dell’Arto. Bonucci è fondatore e presidente da sempre, prima a Dalmine, dove l’associazione è nata e mantiene la sede (i soci sono 120), oggi dalla sua residenza di Rota Imagna.
«Quando una trentina d’anni fa – ricorda Bonucci – i primi ricercatori appassionati che mi seguirono ci recammo in Amministrazione provinciale per metterci in regola chiedendo il patentino di ricercatore di tartufi, i funzionari ne ignoravano ancora l’esistenza. Oggi il patentino mi risulta dato a circa 700 tartufai bergamaschi. Tantissimi, ma molti cominciano e poi lasciano perdere: quelli che più o meno costantemente fanno questa attività non arrivano a un centinaio. Io continuo a sostenere che anche la Bergamasca è terra vocata per i tartufi neri di pregio: l’estivo, da giugno ad agosto; l’uncinato, da settembre a novembre; il nero pregiato, in dicembre e gennaio. Gli alberi più indicati sotto i quali si possono cogliere pregiati tuberi sono il carpino nero o bianco e il nocciolo. In pianura anche il tiglio produce bene».
La festa per i 25 anni dell’Arto è stata anche la festa del ristorante Orchidea, che il prossimo anno compirà 30 anni di attività. Salvatore Starace, con la moglie Maria e i figli Manuele e Lorella, ha creato qui un locale sempre ben frequentato, punto di riferimento di varie associazioni e tante famiglie. In riconoscimento della loro professionalità, targhe di benemerenza sono state consegnate a tutti i componenti della famiglia Starace, presenti esponenti della Stazione Carabinieri di Dalmine e della Protezione civile di Osio. Sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione Cuochi Bergamo Roberto Benussi con il consigliere Gianfranco Lazzaroni; presente anche Giancarlo Aletti titolare del noto ristorante Pighèt sul colle della Maresana.
Tra le prossime iniziative dell’associazione Arto, l’11 aprile a Rota Imagna corso di quattro ore, teorico e pratico, per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della ricerca e raccolta del tartufo. Il 18 aprile, a Costa Imagna corso di tartuficoltura specifico per il territorio bergamasco (telefono 339.3783311, [email protected]) La segretaria dell’Arto, Gloria Bonucci, figlia del presidente, ha da tempo avviato il commercio on line e all’ingrosso di tartufi e prodotti per la tartuficoltura.
Il presidente Bonucci, dall’alto della sua esperienza ammonisce:«Il pericolo è l’avidità dei cercatori, che pur di portare a casa del raccolto non si limitano a usare i cani addestrati ma ricorrono alla zappa, rovinando l’habitat naturale che si ribella e non produrrà più. In Bergamasca c’è sempre maggiore richiesta, anche nei ristoranti, di tartufo nero pregiato e la produzione locale ormai non basta più, ecco perché la nostra associazione riunisce anche i tartuficoltori, quelli che mettono a disposizione un terreno per piantare gli alberi idonei a produrre, dopo almeno cinque anni, ottimi tartufi. In provincia – non posso dire le località esatte per ovvii motivi - ci sono quattro impianti tartufigeni di grossa entità, con 150-250 piante, inoltre ce ne sono altri 11 che stanno crescendo e produrranno nei prossimi anni.
Si pensi che il periodo migliore di produzione è dopo 10-12 anni di impianto della tartufaia. Una decina di altri giovani imprenditori stanno facendo richiesta di mini-impianti tartufigeni. Insomma, il settore è vivo e fa parte della economia bergamasca. Un calcolo approssimativo dice che ogni anno, tra raccolta e produzione in tartufaia, la terra bergamasca metta sul mercato circa un quintale di tartufo nero per un valore approssimativo di circa 300 mila euro, cifra che può aumentare a seconda della stagione e della produzione. La richiesta comunque è superiore almeno dell’80 per cento».
È calcolato che per dare sostegno economico discreto a una famiglia, bisognerebbe poter disporre di una tartufaia con circa 200 piante, calcolando che la massima produzione avviene verso i dieci anni dalla piantumazione. Ogni pianta può produrre 800-1000 grammi l’anno di tartufo nero, il cui valore sul mercato bergamasco varia da 80 euro al chilo per l’estivo fino a 6-700 euro al chilo per il nero pregiato.
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