Enogastronomia / Hinterland
Martedì 13 Settembre 2016
Otus, la birra del gufo
alla conquista del mondo
Il gufo campeggia sulle etichette del birrificio Otus (termine latino del gufo) di Seriate, nato solo poco più di un anno fa e subito in piena espansione, tanto da aver già raggiunto i mercati esteri, in particolare Singapore.
«La produzione annua - spiega il presidente Enrico Rota, che rappresenta la 4R di Torre de’ Roveri, socio di riferimento del birrificio - è già raddoppiata, passata dai 100 mila litri del 2015 a una proiezione di oltre 200 mila per il 2016. Il consiglio di amministrazione ha deciso investimenti strutturali per 300 mila euro in tutto il 2016, il che permetterà di arrivare nel 2017 a una produzione di 350 mila litri annui». Un investimento significativo per un piccolo birrificio (in Italia se ne contano un migliaio, di cui una ventina a Bergamo) che però ha voglia di crescere e di espandersi. «Per ora - continua Rota, che è affiancato dai consiglieri delegati Ruben Agazzi, Anna Cremonesi e Giampietro Rota - serviamo ristoranti, bar, enoteche e pub della Bergamasca ma vogliamo allargarci a tutto il Nord Italia». Non per far concorrenza ai grandi produttori di birra ma «per far capire la differenza tra birrificio artigianale e industriale, senza per questo avere la pretesa di dire che il primo è necessariamente migliore del secondo, ma solo per metterne in evidenzia le caratteristiche e le differenze».
«Una delle differenze - spiega Alessandro Reali, birraio di Otus, laureato in viticoltura ed enologia all’Università statale di Milano e prossimo ad ottenere la qualifica di mastro birraio in Gran Bretagna - sta nella pastorizzazione, presente nelle birre industriali e non in quelle artigianali. Ma anche nella microfiltrazione, nella diversificazione dei prodotti, nella ricerca continua di nuovi prodotti».
Otus è partita l’anno scorso con due birre «ale», cioè ad alta fermentazione, una bionda e una rossa; ora sono già diventate sei (si sono aggiunte tre «ale» e una pilsner a bassa fermentazione) e una settima è in arrivo: si tratta della «Tribal Sun», un’ambrata ad alta fermentazione: «Prendendo spunto dalle birre belghe dei contadini - spiega Reali - vengono impiegati frumento, segale ed avena che donano un carattere rustico e bucolico alla birra. I luppoli tedeschi e australiani completano il carattere speziato dato dal lievito con aromi di frutta tropicale, di erbaceo e floreale. Una delle caratteristiche è che non si sente l’alcolicità». L’azienda intanto festeggia la conquista del primo mercato estero. «Abbiamo stipulato - conclude Rota - un accordo con il gruppo Millies di Singapore, tramite l’alleanza commerciale con la 4R di Torre de’ Roveri. Millies si occupa di importazione e distribuzione birre e distillati a livello internazionale e rappresenta oggi un punto di riferimento anche per altri Paesi asiatici come Bhutan, Indonesia, Vietnam, Malesia e Cambogia. Tramite la controllata Millie Enterprise , serve poi direttamente alberghi e ristoranti». Le prime bottiglie di Otus sono giunte a Singapore alla fine di luglio
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