La vera pizza napoletana?
A Bergamo, in pieno centro

Sarà forse il piacere della gola a rinverdire i fasti del Sentierone, per decenni centro della vita cittadini ed oggi piuttosto deserto?

Giovedì 9 marzo è stato aperto il nuovo ristorante-pizzeria «Antica Fiera», sotto i portici piacentiniani, accanto al Balzer, ai civici 44 e 45, là dove prima era un negozio di abbigliamento. Dalle 19,30 in poi è stato ingresso libero per festeggiare l’apertura: l’interesse è stato molto, a giudicare dal numero degli intervenuti per un primo assaggio. Con i suoi 40 posti a sedere al piano terra, altri 32 nel soppalco, almeno altri 30 all’esterno nella bella stagione, l’Antica Fiera si affianca all’offerta degli storici caffè Balzer e Nazionale, ai quali da poche settimane si è aggiunto il ristorante di classe che ha preso il nome del noto chef Ezio Gritti. Basteranno queste insegne a far tornare il Sentierone un luogo di aggregazione dei bergamaschi? Lo vedremo.

Il nome Antica Fiera prende origine dalla storia di Bergamo, quando su questa area c’erano botteghe di ogni tipo protette da un muro di cinta. L’area della «fiera» venne rasa al suolo con il rifacimento del centro cittadino, negli Anni Venti del secolo scorso. Se il nome del locale è ispirato a Bergamo, la pizza e gli altri piatti del ristorante-pizzeria saranno al cento per cento mediterranei. I gestori vengono da Napoli. «Lo stesso forno che useremo, rigorosamente a legna – afferma con tanta voglia di lavorare Gianpiero Tewfik, 40 anni, nato a Napoli da padre egiziano e mamma napoletana – è stato costruito da un artigiano napoletano specializzato in questo lavoro». «Da anni – continua Gianpiero - io e mia moglie Arianna lavoriamo del settore. Abbiamo avuto anche l’esperienza di un ristorante a Ibiza, ma il richiamo dell’Italia era forte. A Bergamo abbiamo dei parenti, che hanno segnalato lo spazio che si è liberato sul Sentierone. Sono orgoglioso di far assaggiare ai bergamaschi la vera pizza napoletana e i superbi piatti di mare e di terra cucinati da mia moglie, tutti preparati al momento e con materie prime a denominazione di origine protetta».

Compresi i due titolari, sono undici le persone impegnate, di cui cinque in cucina. Le pizze sono una ventina, di cui alcune «speciali» come quella «contadina» (fior di latte, salsiccia, pancetta nostrana, scaglie di grana) o quella alla mortadella (con straccetti di bufala, crema di pistacchio e mortadella), oppure la «Nerano», dal nome della località della costiera amalfitana (fior di latte, zucchine, pesto di basilico, scaglie di provolone). Tra i primi di pasta, il tipico «Ragù napoletano», ricetta che risale alla dominazione borbonica, con la carne che cuoce anche 24 ore per morire sui maccheroni classici rigati. Per il pesce citiamo la spigola in guazzetto con cime di broccoli. Napoletani anche i dolci, sia pure «rivisitati». Chiuso il martedì.

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