Il prefetto di Bergamo e di Milano, il dottor Camillo Andreana, è stato nominato “Accademico Onorario” della delegazione di Bergamo dell'Accademia Italiana della Cucina, guidata da Lucio Piombi. Per la circostanza è arrivato a Bergamo il presidente nazionale del prestigioso sodalizio, il professor Giovanni Ballarini.
Serata piacevolissima, all'Osteria Burligo di Palazzago, con un menù centrato sulle “carni da non dimenticare” che sarà – come ha annunciato il presidente nazionale - l'argomento della prossima “cena ecumenica” dell'Accademia, che si svolgerà il prossimo 17 ottobre in tutto il mondo. In quella sera i 10.000 Accademici sparsi nelle circa 230 Delegazioni (180 italiane e 50 in 40 nazioni estere), festeggeranno tutti insieme una serata in amicizia, uniti idealmente dall'amore per la cucina italiana.
Fin da quel 29 luglio del 1953, quando l'Accademia Italiana della Cucina fu costituita a Milano, nel ristorante dell'Hotel Diana, i suoi fondatori erano consapevoli di assumersi un ruolo importantissimo nell'ambito della salvaguardia dei principi della civiltà della tavola italiana e di consegnare alle generazioni a venire un compito arduo ma non impossibile, una missione di ricerca e attività continua ma allo stesso tempo stimolante ed educativa. Non si trattava di chiarovveggenza, ma di profonda consapevolezza del proprio ruolo.
D'altra parte, gli uomini che facevano parte di quella famosa cena rappresentavano il meglio dell'ambiente culturale, imprenditoriale, artistico e della comunicazione dell'epoca. Erano motivati dalla passione, dall'esperienza e da una profonda fede nei valori culturali, storici e umani su cui si fondano la civiltà della tavola e la cultura gastronomica di un Paese. E da allora, l'attività e la storia dell'Accademia non hanno mai cessato di perseguire e portare avanti, rinnovandoli e adeguandoli all'evoluzione della società e del costume, quei principi che i suoi lungimiranti fondatori avevano individuato come fondamentali da salvaguardare, proteggere e tramandare. E, grazie ad essi, a distanza di cinquant'anni, l'Accademia è più che mai solida, attiva, vigorosa e importante.
R. V.
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