Faccio tappa e quartier generale all'Hotel Casta di Castagnito d'Alba, un tiro di schioppo prima di Alba, nei pressi della uscita autostradale (quella che sarà, quando sarà finita, la Asti-Cuneo). L'hotel Casta (www.castahotel.com) è recentissimo, ha 84 camere modernissime, quindi con tutti i comfort vecchi e nuovi, un ampio parcheggio coperto, dove le auto possono stare al fresco anche in piena estate. Le camere sono spaziose e nelle docce ho notato vi è la possibilità di sedersi.
Da Castagnito parto alla scoperta di alcuni castelli tra Roero e Langhe che – come spesso avviene – hanno uno stretto legame con il vino. Del resto nelle vaste cantine dei castelli il buon vino si conserva bene.
Punto per primo sul Roero, sponda sinistra del Tanaro. A Canale d'Alba il castello Malabaila ha perso l'aspetto militare di difesa per assumere quello di residenza nobiliare. Impressiona l'ampio parco con alberi secolari e dalla immensa mole.
Impressionano anche la bellezza e l'eleganza nei movimenti della castellana, Costanza Malabaila, nonché delle due figlie, la marchesa Lucrezia e Lavinia. Si vede che qui c'è la storia di un'antica nobiltà, che risale al XVI secolo o forse anche prima, come dimostrano i molti ritratti degli antenati. Ai vini tipici del Roero – nella cantina fuori Canale in direzione di San Damiano d'Asti – ci pensa l'enologo-agronomo (ed anche socio) Alfredo Falletti.
Roero Arneis docg, Dolcetto d'Alba, Barbera d'Alba (barricato e non), ma anche il tipico vitigno bianco Favorita doc danno buoni risultati nei 22 ettari vitati di proprietà dell'azienda. Il castello è prenotabile per eventi e matrimoni (www.malabaila.com).
Passo il ponte sul Tanaro in direzione Alba ed eccomi nelle Langhe. Poco a sud della “Capitale delle Langhe” mi trovo a Verduno e in cima alla collina non ci può essere che il castello, anche questo trasformato in residenza nobiliare. Ancora più nobile, perché acquistato nel 1838 addirittura da re Carlo Alberto di Savoia. Oggi trasformato in albergo e ristorante che porta il nome di “Real Castello”, il Castello di Verduno è di proprietà della famiglia Burlotto, i cui avi lo acquistarono da Casa Savoia nel 1909.
Strana sensazione dormire nella suite reale, con mobili e quadri d'epoca. Ottimo anche il ristorante (con piatti tipici delle Langhe e possibilità di cenare nel fresco giardino) e di buona qualità i vini prodotti dalle stesse sorelle Burlotto: l'autoctono Verduno Pelaverga doc da abbinare alla ottima insalata di carne cruda, il Barolo, il Barbaresco e altri (www.castellodiverduno.com).
Mi inoltro nelle Langhe, verso oriente, e salgo a Mango. Anche qui il castello non ha più nulla della antica fortificazione. Dopo essere stato per secoli residenza estiva dei marchesi di Busca che lo arredarono sontuosamente, il palazzo ospita oggi l'Enoteca regionale “Colline del Moscato”, di cui è presidente Valter Bera, un uomo che è il simbolo stesso del Moscato d'Asti, per la tradizione e la cura maniacale che la sua famiglia ha da sempre dedicato a questo vino.
Con Valter Bera si può parlare per ore di Langhe e di Moscato, ma anche di Barbaresco o di Barbera. Nella sua azienda di Neviglie, Comune confinante con Mango, Bera segue gli insegnamenti di papà Sisto (cui ha dedicato un ottimo blend di Barbera, Nebbiolo e Merlot) e istruisce i figli Riccardo e Umberto ad amare questa terra fortunata e benedetta.
La sfida per il futuro è anche un Metodo Classico Alta Langa Doc (Pinot Nero e Chardonnay) che, appena nato, incomincia a mietere riconoscimenti (www.bera.it).
Un altro castello che non si presenta come tale ma piuttosto come villa nobiliare è a Bubbio, nella Langa astigiana, a sud di Canelli, sulla strada per Acqui Terme. Va dato atto alla proprietà di essersi associata a “Castelli Aperti” e di aver aperto la struttura alle visite guidate (dal 25 aprile al 28 ottobre, ingresso 6 euro compreso un aperitivo). Interessanti gli arredi e i pavimenti originali, del Sette-Ottocento. Bel giardino e torrione con 92 gradini. Nella foresteria sono ricavati un hotel e un ristorante.
Se siete in zona e non sapete dove andare a cena, ecco un indirizzo da non mancare: ristorante-albergo “Madonna della neve”, in alto sopra l'abitato di Cessole. Un po' di curve da affrontare (si può arrivare anche da Canelli) ma lassù l'aria è buona, i panorami splendidi e l'appetito non mancherà. La famiglia Cirio gestisce questo isolato rifugio (c'è solo la chiesa che porta lo stesso nome) dal 1952 e tutte le guide ne riferiscono con simpatia e ammirazione.
Qui il rapporto qualità-prezzo è buono e la tipicità è garantita. A cominciare dai “ravioli del plin alla curdunà”: piccolissimi, chiusi con il tradizionale pizzicotto, serviti semplicemente su un tovagliolo di lino che fa asciugare il vapore acqueo, esaltando il gusto della pasta e del ripieno. Antipasti, carni (ottimo il coniglio al forno), formaggi, dolci, tutto è di ottima qualità. Buona anche la selezione dei vini, in gran parte piemontesi.
E a proposito di vini qui potete trovare un vino rarissimo, una Doc piccolissima, ristretta al territorio del solo Comune di Loazzolo, che è lì vicino: il Loazzolo Doc, un passito da uve Moscato bianco, tenuto in cantina per oltre due anni, di cui almeno sei mesi in barrique. Se ne fa pochissimo. Ho assaggiato quello prodotto dall'azienda agricola “Borgo Sanbui” di Giovanni Satragno, che è stato sindaco del paese ed ora è presidente della “Produttori Moscato d'Asti Associati”. Un perfetto vino da fine pasto, da abbinare a dolci secchi ma anche a formaggi stagionati.
Roberto Vitali
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