Ha raggiunto la maggiore età “Tipicità Marche”. Sono 19 anni che, allo sbocciare della primavera, a Fermo (da un paio d'anni Provincia a sé), sono messi in mostra – ma anche in degustazione e in vendita – i preziosi prodotti dell'enogastronomia marchigiana. L'iniziativa è stata pensata e curata sin dagli inizi da Angelo Serri, cui si è affiancato presto Alberto Monachesi.
Una coppia su cui le Marche – visti i risultati raggiunti nella edizione 2011 della iniziativa – possono sempre puntare con serenità per promozionare la propria immagine e le proprie produzioni. E non solo quelle alimentari, perché alla 19 edizione “Tipicità” ha aggiunto un sottotitolo che presto sostituirà il primo: “Made in Marche Festival”, a significare che la manifestazione sarà sempre più una vetrina a tutto tondo delle eccellenze marchigiane. Qui è, ad esempio, uno dei distretti calzaturieri più importanti d'Italia. Note griffe hanno nel Fermano i loro laboratori, che esportano in tutto il mondo calzature di lusso e altri accessori di moda sempre al massimo livello, oltre a creazioni di vario genere dell'artigianato artistico.
I giornalisti accreditati hanno potuto visitare la nuovissima sede dello stabilimento di “Loriblu”, rendendosi conto di quanto l'economia italiana deve essere grata a questi imprenditori dotati di fantasia e costanza, in grado di aggredire i mercati mondiali con l'eleganza delle loro creazioni. Che l'appuntamento primaverile di “Tipicità” sia per le Marche una vetrina ormai necessaria e da privilegiare si è capito subito dalla partecipazione numerosa di sponsor, espositori, patrocinatori, nonché dalla presenza istituzionale di Regione (anche con l'Enoteca delle Marche), Provincia e numerosi Comuni del Fermano. Istituzioni che sono state rappresentate ai vari momenti congressuali dalle più alte cariche, parlamentari, presidenti di Regione e di Provincia, sindaci, presidenti di Camere di Commercio, assessori provinciali e regionali, tutti a dire la loro sulla “Scommessa del prodotto Marche”, una regione che ha dimostrato a Tipicità di saper unire le forze per combattere la crisi con intelligenza, creatività e unità di intenti.
L'enogastronomia marchigiana meriterebbe un lungo discorso, tali e tante sono le leccornie che si possono degustare in ogni angolo della regione. La letteratura sull'argomento è già notevole e la vetrina di “Tipicità” è completa (lo diciamo per sollecitare ad andarci chi ancora non è stato a Fermo in quella circostanza). Olive ascolane, formaggi pecorini e caprini, ciauscolo, maccheroncini di Campofilone, vino cotto, salame di Fabriano, mela rosa dei Sibillini, miele, marmellate, tartufi, prosciutto di Carpegna, legumi e cereali biologici, olio extravergine d'oliva, pesce dell'Adriatico: tutto questo e altro ancora in degustazione e vendita diretta da parte dei produttori. E nel cuore della manifestazione la vasta area della Enoteca delle Marche, con il meglio del produzione vinicola regionale, coordinatore l'enologo arcinoto Alberto Mazzoni.
Qui vogliamo anche sottolineare l'aspetto internazionale che Serri e Monachesi hanno sempre voluto dare alla manifestazione. Sì, perché non è completo il discorso se le cose buone che abbiamo le teniamo solo per noi e non le facciamo conoscere al mondo. Così, ogni anno a Tipicità sono ospiti dei Paesi stranieri che presentano le loro specialità e ovviamente si fanno poi ambasciatori dell'enogastronomia marchigiana nei loro Paesi. Quest'anno sono state di scena la Spagna, in particolare la città di Segovia, le Isole Lofoten in Norvegia e le Seychelles. Sotto i riflettori anche la Sicilia, in particolare con la provincia di Trapani. A guidare la delegazione siciliana Toruccio Miceli responsabile dell'Ufficio Promozione della Camera di Commercio di Trapani e Stefano Varvaro, operatore turistico entusiasta della sua terra. La cena siciliana è stata una apoteosi di sapori mediterranei, compresi cannoli e cassata.
Non da meno la cena preparata dai cuochi della città di Segovia, con la scena-madre dell'ingresso in sala dei porcellini da latte arrosto, fiammeggiati all'ultimo e poi spezzati in porzioni avvalendosi non di un coltello ma di un piatto in ceramica, per dimostrarne così la tenerezza delle carni. E' questo il piatto tipico della città, il “Cochinillo de Segovia”. Tra le tante altre iniziative di assaggi gastronomici, “Scocca l'ora dello stoccafisso”, nel corso della quale diversi chef italiani si sono esibiti nel preparare nei vari modi lo stoccafisso norvegese. Non è stato trascurato l'aspetto turistico. Giornalisti e ospiti da fuori regione sono stati accompagnati in visita alla città di Ancona e a Recanati.
Per molti, me per primo, il “borgo” di Leopardi ha rappresentato una vera piacevole scoperta. Non un piccolo borgo noioso come si poteva dedurre dalle pessimistiche poesie del celebre Giacomo, ma una città vera e propria con strade e palazzi imponenti, musei, chiese antiche,un bel teatro, con un interessante museo dedicato a un'altra gloria cittadina, il tenore Beniamino Gigli, nato a Recanati e morto nel 1957, dopo aver dominato i palcoscenici di mezzo mondo. Non è stato dimenticato Porto San Giorgio, importante centro commerciale e balneare, dove è uno dei principali porti pescherecci e turistici d'Italia, con oltre 850 posti barca.
Qui è anche ormeggiata una “paranza” tra le ultime sopravvissute: “La Vittoriosa”, costruita nel 1942. E sempre a Porto San Giorgio possiamo dare un consiglio su due ristoranti che abbiamo provato e dove siamo stati bene: la “Trattoria Lorè” (piccola, conduzione famigliare, dove si possono assaggiare piatti tipici della cucina marinara locale) e il “Minonda”, locale caratteristico direttamente sulla spiaggia dell'elegante località balneare.
Roberto Vitali
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