Tra Bergamo è Marsala i legami sono sempre stati intensi e cordiali, storici, patriottici, ma anche enogastronomici. Dei circa 200 bergamaschi che sbarcarono a Marsala nel 1860 con Garibaldi e cambiarono la storia italiana si sa ormai tutto. Sulla scia di quelle camicie rosse orobiche è nata una simpatia tra la provincia di Bergamo e quella di Trapani che più volte si è manifestata in incontri e gemellaggi anche ufficiali da parte della Camera di Commercio. Si è anche cercato lo scambio di prodotti tipici dell'agricoltura. Valcalepio in cambio di Marsala? Farina di mais in cambio di capperi? Perché no? Non vogliamo certo paragonare la storia e il blasone del vino Marsala (ben conosciuto già nell'Ottocento, è stato la prima Doc italiana nel 1932) con la breve vita del Valcalepio (Doc dal 1976). Anzi, ci dispiace che il Marsala – che ha alle spalle una storia gloriosa e molto antica – non riesce ad uscire dal cono d'ombra e riconquistare il favore dei consumatori più esigenti e preparati.
Il Marsala è un vino complesso, di nicchia che deve tornare ad essere l'elemento principale dell'identità di un territorio particolare come quello espresso dall'agro marsalese. Occorre innovazione, selezione dei contenuti scientifici e culturali del vino Marsala e maggiore tutela della tipicità di questo vino storico italiano che, per nascita e vocazione, è il vino più internazionale della storia enologica d'Italia. Su queste basi progettuali, l'Istituto della Vite e del Vino della Regione Siciliana intende innescare un nuovo passo e, in raccordo con il Consorzio di Tutela della Doc di Marsala e i produttori del territorio, è stata costituita una vera e propria cabina di regia con il compito di mettere in atto azioni concrete per colmare il gap conoscitivo generale che sconta il vino Marsala soprattutto sulle nuove generazioni e rilanciarne l'immagine in Italia e all'estero.
Il progetto di ricerca, affidato al professor Rocco Di Stefano dell'Università di Palermo, nei prossimi tre anni dovrà sviluppare nuove conoscenze sulle cultivar utilizzate, sulla natura dei terreni e sulle condizioni microclimatiche che caratterizzano i vigneti all'interno della Doc. Non meno importanti le attività di ricerca dedicate alla vinificazione, ai lieviti e ai processi di maderizzazione ed invecchiamento. Un mondo complesso ma affascinante, che deve contare su una ricerca scientifica moderna, chiamata a restituire a questo vino straordinario quell'autorevolezza e quel rango che gli compete, al fianco dei grandi Porto e degli Cherry. Il progetto “Marsala, il vino dell'Unità d'Italia” si concretizzerà in un'azione strategica per la promozione del vino siciliano, partendo proprio dalla tutela dell'immagine di quello che più di ogni altro è emblema della Sicilia del vino, ma anche la più antica Doc d'Italia e prodotto simbolo della sua unità.
Nel 2011 le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia saranno il primo banco di prova su cui misurare le azioni di rilancio del vino Marsala contenute nel Protocollo d'intesa. A Marsala si terrà un grande evento di degustazione dei vini Marsala, poi l'Inghilterra e Londra, terre d'elezione del Vino Marsala, per rinnovare il legame antico con gli inglesi e con un mercato che esprime tendenze e stili di vita che si proiettano sul mondo intero. Il wine tasting a Londra siglerà un gemellaggio storico tra Sicilia e Inghilterra, il primo Paese che, grazie a John Woodhouse, ha conosciuto le straordinarie qualità del vino Marsala.
IL LIBRO DI DIEGO MAGGIO – A dare una mano a questo nuovo tentativo di far risorgere il grande vino siciliano, a ricordare e documentare la storia gloriosa del vino Marsala e a dibatterne le problematiche ancora attuali ci pensa egregiamente, in un libro edito da poche settimane, l'avvocato Diego Maggio, personaggio marsalese ben conosciuto anche a Bergamo dove spesso è presente per iniziative legate al mondo enogastronomico. Consigliere delegato della Federvini Sicilia e dei Consorzi di Tutela della doc Marsala e Pantelleria, presidente della associazione “Paladini dei Vini di Sicilia”, Diego Maggio sviluppa in questo volume – “Ragioni e sentimenti nella Sicilia del vino”, 260 pagine, nutrita documentazione fotografica, Gedit Edizioni di Bologna, 55 euro – un lungo canto d'amore per la sua terra, un canto passionale, testimonianza di un'anima che viene da origini di famiglia rurale che Maggio non ha mai rinnegato, anzi – scrive lui – “cerco sempre di meritarle”.
Un libro che è insieme un “Amarcord” felliniano, un “Baarìa” di Tornatore trasferito a Marsala, una vetrina dell'enologia di Marsala e di Pantelleria ma anche una inchiesta su quanto si poteva fare, non è stato fatto e si può ancora fare per dare al Marsala e ai vini siciliani in generale il riconoscimento che meritano sulle tavole del mondo. Ecco allora i vari capitoli di proposte concrete: unire le tradizioni al nuovo, aprirsi al mondo, riconquistare chi è partito, promuoversi qualitativamente, chi deve fare che cosa, le occasioni perdute, i punti di forza. Spunti e consigli che vengono da un marsalese innamorato della sua terra ma che ha girato il mondo, soprattutto quello del vino: pareri autorevoli, non c'è dubbio. Un volume da meditare, per ripartire seriamente nella valorizzazione del prodotto-simbolo di questa terra, così come da Marsala è partita l'Unità d'Italia. E Bergamo sarà, come sempre, pronta a dare una mano.
Roberto Vitali
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