L'Editoriale / Bergamo Città
Mercoledì 05 Aprile 2017
Università record
Assi nella manica
Cosa ha spinto 2.600 giovani ¬ 800 in più dell’anno scorso – a partecipare all’ultimo «open day» dell’Università di Bergamo? Ad affollare il campus di Economia e Giurisprudenza a tal punto che nelle aule di via dei Caniana è stato necessario ricorrere a doppi turni di presentazione dei corsi per accontentare tutti? Viene il dubbio si sia diffusa la voce che chi si laurea a Bergamo trova lavoro in tempi ragionevoli, come indicano i dati resi noti da AlmaLaurea. E che la crisi c’è ma qui, se si studia con impegno e non ci si ferma a metà strada, si sente meno.
La storia recente dell’ateneo orobico insegna che a un «open day» molto partecipato corrisponde un aumento delle matricole. Facile immaginare che sarà così anche stavolta. E siccome il trend è ormai consolidato, e in netta controtendenza rispetto a quel che accade normalmente nelle università del nostro Paese, è lecito chiedersi cosa c’è dietro questo successo.
Una prima risposta arriva dagli studenti e dai professori – italiani e stranieri – che abbiamo incontrato negli ultimi anni. In tanti ci hanno ripetuto che il bello dell’ateneo orobico è il suo essere «a misura di studente», nello stesso modo in cui la città che lo ospita è «a misura d’uomo». Il che si traduce in un rapporto diretto tra iscritti e docenti, in servizi accessibili e in spazi adeguati, grazie soprattutto ad una stagione di grandi opere che culminerà con il recupero dell’ex caserma Montelungo e farà crescere il numero degli alloggi per i fuori sede.
Un’università che fa dell’orientamento un punto di forza, nella convinzione che al primo posto ci siano gli studenti, ha le carte in regola per scalare le classifiche. Oggi, più di prima, i giovani hanno bisogno di essere seguiti da vicino, in alcuni casi condotti per mano. Incerti sulle strade da imboccare e sul futuro che li aspetta. «Spesso nel momento della scelta del percorso di studi sono spaesati e faticano ad orientarsi» confidano gli addetti allo sportello «Sos matricole». È per questo che è stato deciso di intensificare gli sforzi per aiutare gli studenti a fare le scelte migliori, avvicinandoli sin dagli ultimi anni delle scuole superiori. Con l’idea di arrivare sino ai ragazzi delle terze medie, facendo in modo che al momento dell’iscrizione abbiano le idee chiare. E che una volta laureati sappiano come trovare lavoro.
Un ateneo realmente pensato per chi lo frequenta deve essere in grado di rinnovare costantemente l’offerta formativa. Di cucirla su misura, come un abito di sartoria. Anticipando i cambiamenti. Non è un caso che le lauree in Giurisprudenza e Ingegneria edile, recentemente sottoposte a interventi di «restyling», all’«open day» abbiano suscitato interesse quanto le ultime nate in campo sanitario: Tecnologie per la salute e Medicina in lingua inglese. Il nuovo che avanza e la tradizione che si rinnova. Anche così si arriva ad avere il 72% di laureati magistrali già occupati a 12 mesi dal diploma e l’89% in cinque anni, a fronte di una media nazionale ben più bassa. I corsi di studio vanno aggiornati di continuo, in risposta alle esigenze del mercato e del territorio. Un territorio in dialogo con l’ateneo, pronto a fare la sua parte, ma che vuole vedere i risultati.
L’altro asso nella manica di UniBg si conferma l’internazionalizzazione. Fortemente voluta dall’ex rettore Stefano Paleari e coltivata con dedizione dal suo successore Remo Morzenti Pellegrini. I corsi di laurea in inglese, la possibilità di conseguire doppi titoli e i tirocini internazionali sono un’opportunità che fa la differenza per un ateneo di provincia sempre più aperto al mondo, da Harvard alla Cina passando per la vecchia Europa. I primi a riconoscerlo sono gli stessi studenti che arrivano in città da altre province (il 40%) e regioni italiane (il 6%) per frequentare l’ateneo di casa nostra. Raccontano, semplicemente, di «averne sentito parlare bene». Potenza del passaparola. UniBg si è fatta conoscere, ha varcato le Mura e attrae giovani anche da oltre confine.
Una fama da mantenere nel tempo, e il difficile comincia ora. A iniziare dal potenziamento del corpo docente e del personale tecnico-amministrativo, operazione non più rinviabile. Serve stare al passo con la crescita degli iscritti, che sfiorano i 17 mila. Dopo aver ottenuto un adeguamento dei fondi statali, a parziale «risarcimento» del deficit storico, la nostra università dovrà riuscire in una nuova impresa: riequilibrare il rapporto numerico tra docenti e studenti.
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