L'Editoriale / Pianura
Sabato 04 Giugno 2016
Test per i partiti?
Chance per i cittadini
Non è un’attesa da grande evento, quella per le elezioni amministrative di domani. I numeri sono limitati - 39 Comuni bergamaschi chiamati alle urne, circa 197 mila cittadini coinvolti - e i big, in generale, non è che si siano mossi granché per promuoverle.
Diciamo anche che è stato fatto molto (se non di tutto) per far scappare la voglia di andare alle urne. Eppure sui territori il fermento c’è, le tifoserie a sostegno di questo o quel candidato si sono spese fino all’ultimo minuto utile, tramite i social o il classico porta a porta. Si è visto mercoledì sera ad Alzano, dove al confronto finale fra i tre aspiranti primo cittadino il pubblico in sala si è scatenato in applausi o boati di disapprovazione. Si è respirato a Ponte San Pietro, dove le sedi elettorali delle liste, a pochi metri di distanza l’una dall’altra, in questi giorni hanno catalizzato curiosi e militanti, con un clima bello acceso. Per non parlare di Treviglio, dove tra spot e qualche flop, la campagna elettorale ha comunque movimentato la città, senza esclusione di colpi.
Si segnala una distanza tra le «stanze dei bottoni» e la strada. In molti casi i partiti hanno abdicato al loro ruolo: troppo intricate le dinamiche locali, troppo complicate le relazioni personali, le segreterie hanno preferito lasciar fare. Con la faccia (di chi ce la mette) che vale di più della tessera. Con l’emergere di vecchi e nuovi deus ex machina, impegnati a tirare le fila più per se stessi che non per una sigla o causa precise. Col voto di domani si darà fiducia all’uomo (o alla donna) della porta accanto, non certo al Renzi o al Salvini di turno, anche se pure da queste parti vengono agitate questioni di portata nazionale, come l’immigrazione.
In realtà la mini tornata servirà poco a testare se il vento gonfia le vele della Lega (che fa il pieno di iscritti, +50%, ma anche di divisioni interne, da Almè a Caravaggio, passando per il capoluogo dell’Isola), se Forza Italia è l’ago della bilancia dove ha rotto con gli storici alleati lumbard (da Treviglio a Caravaggio), se l’indice di gradimento del Pd (con il simbolo solo nei Comuni sopra i 15 mila abitanti, e che da Cologno a Ponte San Pietro va in ordine sparso) è in ascesa o discesa, o se l’antipolitica dei 5 Stelle (al debutto in molti paesi, da Urgnano a Verdello) funziona da freno alla deriva dell’astensionismo.
Servirà invece a vedere se in una terra come la Bergamasca, ligia ai doveri (ma questo è soprattutto un diritto), vale ancora l’attaccamento al campanile e la voglia di dire come la si pensa. A scoraggiare possono essere gli esempi dei sei Comuni chiamati al voto che arrivano da un commissariamento, perché le amministrazioni sono cadute anzitempo. Ma a dare peso alla scheda, c’è il fatto - come ricordava Roberto Benigni in tv commentando la Costituzione italiana - che, piaccia o non piaccia, non esiste (o quasi) un altro modo per dire la nostra, per dire come vogliamo che siano le città in cui viviamo: più verdi e attente all’ambiente, più sicure e accoglienti, più a misura di famiglia (i temi che hanno tenuto banco in queste settimane). Questa volta, poi, si vota a soli tre giorni di distanza dal 2 Giugno: settant’anni fa nasceva la Repubblica, settant’anni fa, per la prima volta, il suffragio femminile. Quella di domani, quindi, non può essere un’occasione persa.
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