
L'Editoriale
Lunedì 04 Luglio 2016
Sondaggi e balletti
sull’Italicum
Con la legge elettorale non si mangia, eppure in un’Italia messa a stretta dieta dalla crisi la legge elettorale è tornata prepotentemente a occupare il primo posto dell’agenda politica. È la solita casta – si dirà – che si preoccupa, innanzitutto e soprattutto, di tenersi strette le sue poltrone, con una fazione impegnata a sottrarne una quota alla fazione avversaria per allargare e consolidare il suo potere. Riemerge per questa via il noto scontento nutrito dagli italiani nei confronti della politica, accusata di vivere in un altro pianeta, di essere incurante delle attese nutrite dai cittadini e quindi bisognosa di venir sostituita dalla «buona politica».
Come si vede, siamo di fronte al cane che si morde la coda. La politica va riformata, ma come si può senza metter mano alla legge elettorale? Senza cambiare il modo di selezionare il ceto politico, senza snellire le procedure istituzionali, senza rendere più trasparenti le responsabilità di chi ci governa?
Non è vero che gli italiani non si interessino al problema. In passato, anzi (referendum abrogativo della preferenza multipla del 1991 e referendum sulla proporzionale del 1993) sono corsi in massa alle urne per esprimere il loro voto e assestare un duro colpo ad un sistema arrugginito. Il clima di perplessità che si respira oggi nell’opinione pubblica non verte tanto sull’opportunità o meno di riformare la legge elettorale (imprescindibile dopo la bocciatura del Porcellum per «grave alterazione della rappresentanza» da parte della Corte costituzionale) ma sul sospetto che si giochi una partita sporca, condizionata da calcoli opportunistici che hanno poco a che fare con gli interessi del Paese.
Non ha contribuito, d’altronde, a rafforzare la credibilità dei partiti in materia di legge elettorale il balletto andato in scena in questi anni, quando abbiamo assistito a vere acrobazie e contorsioni di quasi tutte le forze politiche: prima favorevoli poi contrarie al maggioritario, un giorno fautrici del premierato, un altro del semipresidenzialismo, un altro ancora di un esecutivo collegiale, per finire con lo sfornare una riforma pasticciata, confezionata in puro spirito di compromesso. Non possono del resto non suscitare oggi più di un sospetto le nuove giravolte che si susseguono sull’Italicum. Voluto fortissimamente da Renzi in nome della governabilità, impossibile con maggioranze raccogliticce o peggio con ammucchiate, l’Italicum viene all’improvviso offerto di fatto alle modifiche dei critici (anche se ufficialmente sempre difeso come «legge ottima») per il timore del leader dem di fare le spese, dopo la scivolata delle elezioni amministrative, del ritrovato fronte comune delle opposizioni al prossimo referendum sulle riforme costituzionali. Contrastato fermamente al grido di «fermiamo il dittatore» da tutte le minoranze, convinte che la legge imposta a suon di voti di fiducia dal giovane leader fosse il grimaldello per impadronirsi dello scettro, oggi riceve lo stop a qualsiasi modifica dalla più influente di queste, il M5S. I Cinquestelle si sentono evidentemente ringalluzziti da sondaggi che li indicano come il primo partito, perciò candidati a beneficiare alle prossime elezioni del grosso premio di maggioranza assegnato dalla legge in vigore.
Qualità o meno dell’Italicum, giustezza o meno delle modifiche proposte, il sospetto che i partiti guardino soprattutto al proprio tornaconto nel decidere il loro orientamento non aiuta a risollevare la loro credibilità dai livelli piuttosto bassi di oggi.
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Riccardo Bianchi
8 anni, 10 mesi
Danilo Toninelli, deputato del M5S e membro della Commissione Affari costituzionali alla Camera, 4 luglio, 2016: “Noi siamo disposti a perdere pur di far vincere una buona legge elettorale –ha affermato Toninelli. Di legge elettorale i cittadini non mangiano, ma è comunque la strada che porta i cittadini ad eleggere il parlamento. Con l’Italicum oggi possiamo vincere, anche se chi l’ha scritta ha detto chiaramente che era stata pensata per non far vincere il M5S. Loro hanno continuato a fare leggi pessime, disinteressandosi dei cittadini e le cose ora sono cambiate, i cittadini hanno piano piano iniziato a conoscerci e a non votare più loro. Questa legge ci può far vincere, ma non ci interessa vincere con una pessima legge elettorale". Coerenza e interessi del paese, non di una parte sola e transitoriamente, in funzione di come tira il vento.
FRANCESCO DUINA
8 anni, 10 mesi
Non interessa al punto che può anche andar bene.
Riccardo Bianchi
8 anni, 10 mesi
"ognuno può spararle grosse come vuole. Rispetto le opinioni di tutti, ma non sono obbligato a condividerle".
Riccardo Bianchi
8 anni, 10 mesi
"Non c'è peggior modo di screditarsi, come parlare di cose che non si conoscono".
Riccardo Bianchi
8 anni, 10 mesi
Andava bene a chi l'ha fatta, perché è stata fatta quando sembrava che favorisse il PD(R), ora che i sondaggi, con questa legge, lo danno perdente, useranno l'abnorme maggioranza parlamentare ottenuta grazie ad una legge incostituzionale, per modificarla dando il premio di maggioranza alla coalizione, cioè a loro stessi. "non è soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; è sorto e si è consolidato come custode di un ordine e di una legalità detestabili, fondato sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata".
CORRADO MOIOLI
8 anni, 10 mesi
Il bene del Paese coincide pochetto con i benefici dei vari politici, ecco il perchè non si cambiano le regole o si fanno pasticciate, tutti abbiamo davanti agli occhi questi tira e molla, prima pro poi contro, che in verità fatti da persone che si fregiano del titolo di Onorevole, fanno anche un po pena. Penso che bisognerebbe incaricare altre persone, esperti del settore, assolutamente distanti da partiti e politici, gente che non deve ringraziare o essere prona a chicchessia, di fare le riforme e forse dico forse vedremo qualcosa di giusto anche per noi.
Damiano Valoti
8 anni, 10 mesi
Guardi lei in queste ore cosa sta saltando fuori a Roma, tra politici, faccendieri, e ladroni pubblici come al solito!
bruno palamini
8 anni, 10 mesi
Con questa riforma il senato diventa un vitalizio sicuro per trombati e olgettine varie
FRANCESCO DUINA
8 anni, 10 mesi
La riforma del Senato, non contiene niente di quello che lei scrive. Dopodiché ognuno può spararle grosse come vuole. Rispetto le opinioni di tutti, ma non sono obbligato a condividerle.
Enrico Gargantini
8 anni, 10 mesi
la riforma del Senato è un'assurdità, non si capisce infatti perché il Senato non sia stato eliminato e basta. Per mantenere poltrone immagino. Di conseguenza il referendum diventa un chiaro modo di dire ad un premier mai eletto che la sua riforma fa senso, ed è ora di mandarlo a casa ;)
FRANCESCO DUINA
8 anni, 10 mesi
Non c'è peggior modo di screditarsi, come parlare di cose che non si conoscono.