Se la paura d’Europa
è dentro un libro

Una mattina di febbraio del 1989 un telefono squilla insistentemente in una casa di Londra. L’uomo che va a rispondere all’apparecchio è uno scrittore, uno dei più noti. Non sa ancora che sta per diventare famosissimo.

Tra poco tutti conosceranno il suo nome, che abbiano o no letto il suo ultimo romanzo. All’altro capo dell’apparecchio c’è un giornalista della Bbc, la radio inglese, che con humour tutto britannico gli domanda: «Come ci si sente a sapere di essere stati condannati a morte dall’ayatollah Khomeini?». Lo scrittore è Salman Rushdie. Su di lui pende la fatwa lanciata dal capo spirituale e politico dell’Iran islamico, iman che ha pure ritratto, sotto mentite spoglie, in modo impietoso nel suo I versi satanici. Da quel momento in poi Rushdie trascorrerà dieci anni sotto la protezione della polizia, nascosto in appartamenti e rifugi sempre diversi. Sarà un incubo.

Sono trascorsi più di due decenni e un altro scrittore ci offre la situazione perfettamente rovesciata: Michel Houellebecq. Con il suo Sottomissione, propone l’immagine di un Paese, il suo, la Francia, in cui invece una formazione elettorale islamica ha vinto le elezioni e instaurato un nuovo regime politico fondato sul Corano. Il libro è uscito poco prima del terribile attentato che ha insanguinato la redazione di Charlie Hebdo, quasi una premonizione di quanto stava per accadere. Si è aperta una discussione polemica su questo libro.

La diagnosi che Sottomissione propone come veritiera è impietosa: l’Occidente, la Francia, avrebbe rinunciato alla propria identità, perdendo forza e carattere a vantaggio di un Islam trionfante. Il libro non è privo di qualità letterarie, anzi. Come le precedenti opere dello scrittore francese, possiede pagine affascinanti e intuizioni folgoranti, anche se nel complesso è un’opera intrisa di cinismo, pessimismo e cattivi pensieri, cosa che per altro non è estranea alla letteratura. Tuttavia non possiede la forza visionaria, e persino utopica, del libro di Rushdie. E non solo nella visione generale della società. I suoi personaggi possiedono un estetismo e una carica negativa rilevante, cosa che gli assicura però una forza d’impatto non secondaria sui lettori. Sottomissione ha un evidente merito, mostra una delle questioni che soggiacciono alla situazione attuale, e di cui poco si parla: l’eccesso.

Non solo il libro è eccessivo, ma questa esperienza sembra diventata lo stigma dell’attuale situazione, per cui è possibile che tre giovani musulmani si trasformino in spietati strumenti di morte in un contesto segnato da una escalation estremista senza fine. Come ha osservato uno psicoanalista inglese, Adam Philipps l’eccesso è contagioso, e così l’eccesso degli altri rende moralmente e praticamente liberi di essere eccessivi.

Ma sono proprio gli eccessi a rivelare i desideri profondi che animano individui, gruppi sociali o interi paesi. Jacques Lacan ha detto una volta che «non siamo mai sopraffatti dagli eccessi di qualcun altro, siamo sopraffatti sempre e solo quando gli eccessi degli altri coincidono con i nostri». Il romanzo di Houellebecq ci permette di vedere al negativo, in modo rovesciato, quali siano gli eccessi che attraversano la società occidentale.

La storia cui dà forma lo scrittore francese non è altro che la proiezione della forza distruttiva che abita i suoi personaggi. La vittoria ottenuta dal partito islamico, nelle elezioni francesi, come accade nella distopia di Houellebecq, con Mohammed Ben Abbes leader della Fratellanza musulmana a capo dello Stato, non è altro che una proiezione masochistica, il rovesciamento di un desiderio inconfessabile. Come sostiene Philipps sono gli eccessi degli altri che rivelano il fanatico che è in noi, e manifestano nel contempo quanto sia affascinante e sottile il fanatico stesso.

Lo psicoanalista arriva a scrivere: dimmi quali eccessi ti affascinano e ti spaventano – le due cose sono opposte ma simmetriche – e ti dirò chi sei. I terribili fatti accaduti a Parigi ci colpiscono proprio perché fanno vibrare come un diapason il nostro eccesso potenziale; ci terrorizzano non solo per la possibile violenza che può abbattersi su di noi, ma perché mostrano l’eccesso che ci abita. Diventa urgente riflettere su quello che accade, perché l’Europa deve guardarsi allo specchio e sconfiggere l’eccesso che ancora tiene in serbo. Accogliere il diverso, accettarlo e imparare a conviverci. Non possiamo affidarci ad un altro eccesso dopo averne patito le terribili conseguenze.

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