L'Editoriale
Martedì 06 Settembre 2016
Roma Capitale
M5S in caduta libera
Per Virginia Raggi, Paola Muraro e l’intera giunta capitolina a Cinquestelle sono decisamente giornate buie. Buissima in particolare quella di ieri. Dopo le dimissioni a raffica della settimana scorsa, adesso la tegola che cade sulle loro teste è doppia, anzi tripla. In primo luogo diventa ufficiale – perché lo conferma la Procura di Roma alla Commissione parlamentare sulle ecomafie – che l’assessore all’Ambiente Muraro è indagata per «gestione illecita dei rifiuti», e questo, secondo le regole ancora non smentite del M5S, dovrebbe condurre istantaneamente alle sue dimissioni.
Secondo, si apprende solo ora che tutti in Campidoglio sapevano dell’indagine sulla Muraro: il sindaco Raggi, il suo capo di gabinetto (ora dimissionaria), i vertici del M5S, e lo sapevano dalla seconda metà di luglio: eppure, fino a domenica sera, tutti loro hanno instancabilmente negato la circostanza accusando anzi i giornalisti di scrivere cose inventate solo per colpire il movimento e la sua «lotta contro i poteri forti». In realtà i giornalisti avevano l’informazione giusta ma il sindaco la negava, dunque mentiva: atteggiamento che però la Raggi non ha potuto tenere anche di fronte alla Commissione parlamentare, per la ragione che ieri il presidente della medesima, prima dell’audizione del sindaco e dell’assessore di Roma, si era preventivamente rivolto alla magistratura per avere una certezza formale sulla vicenda.
Terza tegola: il neo-assessore al Bilancio che ha sostituito il dimissionario Marcello Minenna, un magistrato in pensione della Corte dei Conti, ingenuamente rivela in un’intervista che l’incarico gli è stato offerto dall’avvocato Sammarco di Roma, nel cui studio ha lavorato Virginia Raggi anche quando il legale assunse la difesa di Cesare Previti (con cui è imparentato) di Marcello Dell’Utri e di Silvio Berlusconi. Questo, accusano gli avversari della Raggi, dimostra che le nomine capitoline si fanno a casa Previti e in generale del centrodestra ex missino, e questo spiega perché tanta testardaggine da parte del sindaco nel mantenere in Campidoglio ex collaboratori di Gianni Alemanno, anche a costo di provocare fratture nel direttorio del movimento in parte contrario a riciclare ex aennini (ma del resto anche la Muraro ha collaborato nell’Azienda dei rifiuti con la gestione dell’ex ad Franco Panzironi, ora agli arresti per l’inchiesta Mafia Capitale).
Insomma, tanti incidenti in così poche ore raramente capita di vederli. E potrebbero non essere finiti. Si dice infatti che sarebbero in arrivo anche le dimissioni di altri assessori, a cominciare dal professor Paolo Berdini, urbanista di sinistra da tempo in sofferenza.
La giunta romana insomma è in profonda difficoltà politica e gestionale: da una parte non riesce ad esibire un solo provvedimento significativo per combattere il degrado in cui versa Roma (trasporti, rifiuti, bilancio, servizi, ecc.), dall’altra è incapace di costruire una squadra coesa e persino al di sopra di ogni sospetto. Le polemiche sugli stipendi, gli incarichi, i nepotismi, ecc. ricordano molto da vicino le lotte che per mesi e mesi impegnarono i parlamentari grillini appena sbarcati alla Camera e al Senato, ed è tutta benzina nel motore delle opposizioni che, devastate dai risultati elettorali, neanche nelle loro più rosee speranze arrivavano a pensare ai Cinquestelle in caduta libera nell’arco di tre soli mesi.
A guardare preoccupati la scena, oltre a Grillo e al giovane Casaleggio, sono soprattutto i due dirigenti grillini con maggiori ambizioni nazionali: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista dalla prova di Roma attendono la promozione per poter guardare a Palazzo Chigi. Il loro timore, viceversa, è che incomba una sonora bocciatura.
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