Rilanciare l’Europa
Impariamo dalla Grecia

L’Europa esiste, quantomeno nelle vacanze in Grecia. Il turismo di Creta e delle Cicladi ha avuto negli ultimi dieci anni un aumento dell’81%. Se lo confrontiamo con quello italiano fermo al 9,3% è quasi dieci volte tanto. Una crescita esponenziale dovuta certo alla bellezza dei posti ma anche ai bassi prezzi. A questi fattori si è aggiunto negli ultimi anni un senso di solidarietà inconscio verso un Paese che ha sbagliato molto ma sta pagando anche di più. Qui i francesi, gli italiani, i polacchi, i cechi e perfino gli inglesi si riconoscono per quel che sono: europei.

Imparano a conoscersi dai loro figli e nipoti. Nel gioco non vi sono frontiere e gli adulti si adeguano. Così scoprono che le preoccupazioni e le attenzioni di una mamma e di un papà sono uguali sotto tutte le latitudini anche se i bimbi greci prima delle 11 di sera non vanno a letto. Il rigore tedesco che prevede dalla culla all’adolescenza al più tardi le 8 di sera si attutisce al sole mediterraneo. Sono le condizioni di vita che dettano le abitudini. Il nord e il sud Europa vivono le diversità dei loro climi. E qui si impara a vivere le diversità. Una condizione particolare quella della vacanza. Su questo non vi sono dubbi.

Le difficoltà economiche greche non sono di certo risolvibili con il semplice volersi bene e la solidarietà del momento. A casa cambiano i toni se il prezzo da pagare si misura in sovvenzioni a carico dei contribuenti europei. E tuttavia una cosa è garantita: se ci si conosce i pregiudizi tendono a calare. Il problema europeo è infatti proprio questo: non ci si conosce. Finora ha parlato la convenienza del libero mercato e poi il capitale finanziario che circola senza controlli e specula. Si è diffusa la convinzione che l’unico collante dell’Unione Europea sia l’interesse economico. La bolla finanziaria è figlia di un’altra bolla, quella culturale. Dopo la caduta del muro di Berlino Francis Fukuyama ha teorizzato la fine della storia e cioè la realizzazione del sogno americano della ricchezza rigenerante. Abbiamo vissuto quindi a dispetto delle nostre diversità nella convinzione che il denaro avesse reso tutti uguali, se non nei risultati immediati quantomeno nelle attese.

La Grecia con lo scandalo del deficit truccato per poter accedere all’Eurozona ha risvegliato dall’illusione. Ed è qui che si sono scatenati i demoni del pregiudizio. Scoprire che si è diversi senza essere stati preparati alla diversità produce frustrazione e soprattutto sospetto, timore, incertezza. L’Eurozona vive questa condizione da quasi dieci anni e sembra non essersene liberata. Non è un mistero che la cosiddetta austerità nasce dalla mancata fiducia. Il Paese in difficoltà deve pagare per gli errori perché inaffidabile. Economicamente la ricetta non risolve il problema della crescita, ma serve il monito. Al momento della riunificazione tedesca vi fu un atto di fede di tutto il continente nella ricostruzione di uno Stato dalle ceneri del comunismo. Nella crisi finanziaria del 2008 è mancato. Cosi si è scoperto che la difficoltà maggiore dell’Europa è quella di non essere una grande Germania.

Nella miseria di una Grecia senza prospettive rifulge la grandezza umana di un popolo che vive dignitosamente il suo dramma. È il senso diffuso dell’ospitalità che va oltre la convenienza economica e rivela una tradizione che ci riporta ai valori dei poemi omerici. È questo il valore aggiunto. Trasmette il messaggio che il valore fondante è la persona umana. Ed è questa la grande scoperta: dalla Grecia parte il messaggio identitario di cui l’Europa ha drammaticamente bisogno.

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