Renzi, un trittico
con tante incognite

Vedremo come va a finire la questione delle unioni civili, delicata e complicata anche da regolamentare, e che in ogni caso rischia di compromettere il rapporto fra il governo e il mondo cattolico. Un terreno pericoloso per Renzi, dove l’equilibrio sarebbe d’obbligo: lo stesso premier un giorno rilancia e poi sta fermo, lascia la patata bollente nelle mani del Parlamento, manda avanti il ministro Maria Elena Boschi. Questo discusso disegno di legge è l’«ospite inatteso» in un’agenda politica che apre il fronte Europa nel momento in cui Renzi e i suoi avversari danno inizio alla campagna elettorale per il referendum sulle riforme costituzionali in autunno.

Sarà una fase tormentata, tanto più che parlare di Europa significa riferirsi alla politica interna. Il premier a fine mese incontra la Merkel a Berlino dopo la pubblica contestazione, davanti agli altri 27 capi di Stato e di governo, del rigore tedesco. Critiche rinnovate in questi giorni e c’è un motivo. Entro marzo la legge di stabilità deve passare al vaglio di Bruxelles e rischia la bocciatura per alcuni sforamenti di bilancio. La «strategia del confronto» di Renzi, che in Italia deve vedersela con un fronte euroscettico valutato al 40%, era nell’aria da tempo: dalla sua è sostenuto da buoni motivi con qualche rischio, però. Del resto su questo versante, di rispetto critico delle regole, c’è un ampio consenso in tutte le declinazioni del centrosinistra: un uomo come Prodi, da sempre contrario all’orientamento tedesco, proprio in questi giorni ha ribadito che «la guida tedesca ha sbagliato l’economia e quindi ha reso molto più grave la situazione».

Nel contestare le politiche di austerità alzando così il prezzo della contrattazione, l’Italia pone sul piatto le scelte fatte e il lavoro compiuto nel rispetto dei parametri formali: i compiti a casa eseguiti, la ripresa pur debole comunque c’è, una certa credibilità riconquistata a livello europeo. Il punto critico riguarda le prospettive concrete di questo attacco in un ambiente felpato, quello europeo, dove i pugni sul tavolo hanno un basso rendimento: lo si è visto sulla distribuzione delle quote dei rifugiati, chieste dall’Italia e stoppate da quasi tutti gli altri partner. Il rischio è una battaglia solitaria, orfana dei compagni di strada della malmessa famiglia eurosocialista. La stessa Merkel, nel suo momento di maggior debolezza, non è nelle condizioni di fare aperture concilianti pressata com’è da destra. E, non ultimo, la polemica anti europea potrebbe legittimare le posizioni estreme di Lega e 5 Stelle.

L’altro terreno di gioco è il referendum confermativo sulle riforme istituzionali: nuovo Senato e nuovi rapporti con le Regioni. Il premier ha investito tutto, compreso il suo destino politico, trasformando il voto in un referendum sul renzismo secondo lo schema di un «uomo solo contro tutti» in grado di arginare la cupa narrativa degli oppositori. Da giocatore d’azzardo, sposta l’attenzione dalle difficili amministrative di giugno ad un ambiente più ospitale: la ricerca di una legittimazione popolare alla sua strategia istituzionale, la rivendicazione di un percorso di cambiamento che è la ragione sociale di questa legislatura voluta da Napolitano. Il primo problema sarà mobilitare l’opinione pubblica su un tema che non scalda gli animi perché, per quanto non sia richiesto il quorum, il confronto avverrà sull’affluenza. La logica del referendum prevede le alleanze trasversali: da una parte gli alleati di governo e dall’altra l’inedita alleanza fra sinistra radicale, costituzionalisti storicamente antiberlusconiani e ciò che resta del centrodestra berlusconiano. Ma trasmette anche l’immagine di due soggetti politici, di cui uno, quello renziano, ha tutta l’idea di prefigurare il «partito della nazione», cioè la rappresentanza indistinta del corpaccione moderato che, al di là delle intenzioni del leader del Pd, sembrerebbe imposto dai fatti con tutti i problemi che impone all’identità del centrosinistra. Il dividendo elettorale, che potrebbe essere positivo, da un lato metterebbe al riparo il governo, ma rischierebbe di non pacificare il Pd moltiplicandone i contrasti. Attenzione, dunque, al trittico dalle tante incognite: unioni civili, Europa, referendum.

© RIPRODUZIONE RISERVATA