Quello sparo ci porta
indietro nel tempo

L’eccezionale risonanza che il delitto di Vasto ha avuto in tutti gli organi di informazione dà l’impressione che non si tratti di un delitto qualsiasi. Dunque: Fabio di Lello, calciatore dilettante e gestore di una panetteria, uccide a colpi di pistola il giovane Italo D’Elisa. Questi, il primo luglio scorso, aveva provocato la morte di Roberta Smargiassi, moglie di Fabio di Lello: era passato col semaforo rosso e aveva travolto la donna con la sua Fiat Panda mentre lei viaggiava sul suo motorino. Dopo l’omicidio, Fabio di Lello ha deposto la pistola sulla tomba della moglie e si è consegnato ai carabinieri.
Perché il fattaccio impressiona? Perché contiene gli elementi più caratteristici e più arcaici della violenza. Uno soprattutto: il suo carattere imitativo, speculare. Molti antropologi l’hanno studiata (viene ancora in mente René Girard, recentemente scomparso).

Una vasta letteratura riferisce casi di comunità primitive, che non dispongono ancora di un sistema giudiziario, che si sono autodistrutte proprio a causa del carattere speculare della violenza. Un membro di una comunità uccide un membro di un’altra comunità. Questa reagisce uccidendo a sua volta, la prima risponde con un nuovo omicidio e così di seguito. Per stoppare il circolo vizioso della violenza sono stati inventati diversi sistemi. Uno dei sistemi più antichi prevede che il colpevole venga sostituito da un animale, inserito nel gruppo che deve subire la ritorsione. L’animale diventa, in qualche modo, membro del gruppo. Chi si deve vendicare fa «come se» e uccide l’animale invece di uccidere l’assassino. Il vero colpevole non è stato soppresso e la violenza si ferma. Ma il sistema che blocca davvero la violenza viene messo in atto quando, invece di far vendetta direttamente, si decide di delegarla a un terzo. È l’inizio del sistema giudiziario. Il quale fa violenza: mette in prigione, punisce, qualche volta uccide il colpevole. Ma lo fa al posto dei duellanti e quindi impedisce loro che continuino a farsi violenza indefinitamente.

Il fatto di Vasto impressiona perché ha tutte le caratteristiche di un regresso verso un sistema arcaico di giustizia. Italo D’Elisa era in attesa del giudizio. Fabio di Lello non ha aspettato la giustizia. Anzi, un osservatore esterno è portato a pensare che ha fatto la propria giustizia precisamente per anticipare quella dei tribunali.

Il tutto confermato da due dettagli. L’assassino si recava tutti i giorni sulla tomba della moglie. Qualcuno l’ha visto anche mangiare sopra quella tomba. Non è riuscito a staccarsi dal mondo «mortale» della violenza. Ci si era installato dentro e ne ha seguito la «logica», fino alle estreme conseguenze. Fino a esercitarla, «esagerando». Italo D’Elisa è colpevole della morte di Roberta Sargiassi perché è passato con il rosso. Ma non è passato con il rosso per uccidere. Fabio di Lello, invece, ha comperato la pistola, è andato al bar, ha affrontato Italo di Lello, gli ha sparato più colpi. Tutto lucidamente voluto.

L’altro elemento del dramma è esso pure «classico»: il ruolo della folla. Chi si vendica è sempre pressato dal clan che gli sta dietro, che gli dà forza e che dovrà pagare il peso della ritorsione. A Vasto si era costituito un comitato «Giustizia per Roberta», era scoppiata una guerra dei social a sostegno dei due protagonisti. I toni erano diventati accesissimi.

Dopo l’assassinio, il papà della vittima si è presentato davanti al bar dove ha avuto luogo l’omicidio e ha gridato: «Maledetti, me l’avete ucciso». Notare: al plurale. Non ha parlato del solo Fabio di Lello, ma del clan che lo sosteneva: tutti gli hanno ucciso il figlio.

Intanto, molti giornali hanno parlato dell’omicida «sconvolto dal dolore» e lo hanno descritto in stato confusionale, dopo. È un tentativo di trovare qualche ragione a quello che è avvenuto. Perché trovare qualche ragione? Ma è chiaro: quella violenza allo stato puro, selvaggia, ci fa paura. E le ragioni che, in qualche modo, la rendono meno inspiegabile, la rendono anche meno selvaggia e quindi meno paurosa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Guido Riva

8 anni, 3 mesi

Certo che vedersi togliere la vita da un fuorilegge quando le tue responsabilità sono uguali a zero è davvero scocciante. Quando la giustizia giusta latita . . .

Caricamento
MARCO SARTI

8 anni, 3 mesi

il grilletto l'hanno premuto la restituzione della patente, la vita da bar e le mancate scuse.....

Caricamento
REGAZZONI PERSICO

8 anni, 3 mesi

Sicuro che gli avessero restituito la patente? Sicuro che facesse la bella vita al bar? Sicuro che non abbia mandato una lettera al marito? Io ho altre informazioni, non so lei; magari sono cose che ha letto sul facebook dei giustizieri.

Claudio Gusmini

8 anni, 3 mesi

Dall'esterno si può anche rimanere ancora ragionevolmente lontani da atti di questo tipo..........ma se ti ammazzano la moglie,,,,un figlio...una vita vicina....verificato per filo e per segno l'accaduto....e non hai avuto NESSUN PROVVEDIMENTO GIUDIZIARIO IN SETTE ANNI.........nei confronti di chi attraversa gli incroci col rosso...........be.........è il fallimento di uno stato di diritto che crea questo tipo di reazioni.

Caricamento
luigi cozzini

8 anni, 3 mesi

7 anni?

silvana messori

8 anni, 3 mesi

penso che in questo caso fossero passati 7 mesi.

Claudio Gusmini

8 anni, 3 mesi

DEVO CHIEDERE SCUSA ALLA GIUSTIZIA ITALIANA, ed anche a chi mi ha letto.....ero stato informato male....mi sono fidato della fonte sbagliata. Era di solo qualche mese infatti l'increscioso incidente che ha causato la morte della moglie, e la giustizia si apprestava a tirare le fila molto velocemente. Questa è una storia di dolore....e di mancato perdono....quel perdono che per un Cristiano è il grande obbiettivo, il motivo stesso della vita. Ancora scusate tanto....perdonate un pochino anche me. ed il mio involontario errore.

giovanni calzaferri

8 anni, 3 mesi

Bisogna ormai porsi il problema: Se nessuno ti garantisce la giustizia cosa si può fare? Molti fatti di cronaca che vedono assassini in libertà o che scontano pene ridicole magari ai domiciliari, di fronte ad una magistratura lentissima ci si pone seriamente il problema: cosa fare? Per la giustizia civile ormai si ricorre sempre più alla giustizia privata extragiudiziale, ma per il penale cosa si può fare per rimediare al fallimento della magistratura? Tornare al guidrigildo? all'occhio per occhio? alla faida? all'ordalia? o magari, ma sappiamo che non è assolutamente possibile, sognare una riforma della sonnolenta, sindacalizzata , politicizzata e super pagata magistratura? Bho......

Caricamento
silvana messori

8 anni, 3 mesi

Questo marito distrutto dal dolore, non è stato in grado di elaborare il lutto ed il tormento fomentato anche dalle chiamiamole " botta sulle spalle" di amici che pensavano così facendo, di avere giustizia per la signora, ma invece hanno finito col aumentare la rabbia, quasi perdendo la ragione, del marito. Se vogliamo parlare di "responsabilità" e non di colpe a priori, forse in questo caso la Giustizia avrebbe risposto... ma allo stesso tempo questa persona non avrebbe accettato comunque il verdetto, accecato dal dolore e dalla rabbia di una così grave perdita. Pensiamo anche alla giovane età di entrambi(marito e moglie) a cui è stata tolta la "vita" comunque! Le parole e le filosofie, a volte, possono fare chiarezza, ma qui a mio avviso c'è solo lo precipitarsi di una tragedia non elaborata; forse, non c'è stato l'aiuto di nessuna figura "esterna", che in qualche modo lo accompagnasse ... ma è molto facile giudicare... bisogna mettersi nei panni di chi vive certe esperienze di grande dolore. Ed ora altri piangono una vita spezzata!

Caricamento
dario carrara

8 anni, 3 mesi

Purtroppo in questa brutta storia non ci sono solo aspetti "arcaici" ma anche di completa sfiducia nella giustizia. Inutile aspettare il verdetto (che non dovrebbe arrivare anni dopo), lui al bar, mia moglie al cimitero...

Caricamento
pietro zana

8 anni, 3 mesi

non sono d'accordo con Lei quando dice che Italo D'Elisa non e' passato con il rosso per uccidere, perché passando con il rosso volontariamente si rischia di uccidere qualcuno come e' successo in questo caso e quindi si commette omicidio

Caricamento
Riccardo Bianchi

8 anni, 3 mesi

Vero che c'è sempre un morto, ma resta una bella differenza tra omicidio volontario e omicidio colposo, la stessa che c'è tra chi a sparato e chi ha guidato. "Fabio piangeva l'accanimento del destino, l'incidentalità della sorte; i genitori di Italo piangono la volontarietà di un'azione." Sbagliato "vendicare una morte (accidentale) con un'altra (pianificata). E non c'è dolore che tenga, se non vogliamo ritrovarci a vivere in una giungla dove la sola legge che conta è quella del più forte o del meglio armato. Non c'è una sola giustificazione all'omicidio di un ragazzino di 22 anni la cui colpa era grave sì, ma meritava di essere giudicata da un tribunale composto di ragione, non da un uomo fatto di dolore."

Claudio Gusmini

8 anni, 3 mesi

Daccordissimo!!!!!....in questo caso l'omicidio stradale equivale alla strage terroristica.......anche in quel caso non si ammazzano persone ben identificate con nome e cognome....ma chiunque capiti a tiro..........con l'unica incertezza che non si sa esattamente quando succederà. Gli incidenti già capitano comunque, per mille motivi diversi.....ma quando VOLONTARIAMENTE si passa col rosso..........be.....per me è terrorismo!!!!!!!!!!!!

Luca Pedrali

8 anni, 3 mesi

Purtroppo violenza genera violenza soxx se non si chiede scusa ...... impariamo ad essere sempre corretti e se sbagliamo impariamo a chiedere scusa e anche a perdonare . Ecco forse ci stiamo dimenticando di ciò .Ora ci sono 3 famiglie che piangono . Invito tutti a fermarci un attimo e a pregare per loro perchè trovino pace . Basta violenza !

Caricamento
Andrea Manzoni

8 anni, 3 mesi

Sig. Pedrali, sottoscrivo, condivido e ringrazio. Cordialmente.

Riccardo Bianchi

8 anni, 3 mesi

Incredibilmente d'accordo con lei, Pedrali. quando c'è un incidente stradale, ci sono sempre due vittime, non una sola. Questa è la semplice, terribile verità. A 50 km orari, basta uno starnuto, basta distogliere lo sguardo x cambiare canale, basta un nonnulla x fare due vittime, perché la vita va in frantumi anche x chi è alla guida. A maggior ragione se chi è alla guida non ha bevuto, non è drogato. Potrebbe succedere a chiunque.

Claudio Gusmini

8 anni, 3 mesi

No! Non basta. Ci vuole una giustizia che funziona per fare in modo che un cittadino non pensi di farsi giustizia da solo. Non si possono aspettare 7 anni senza nessun giudizio con un caso in cui tutto era chiaro da subito. Questo è un grosso fallimento dello stato di diritto!!!!!

luigi cozzini

8 anni, 3 mesi

gusmini, ha qualche problema di comprensione, 7 mesiiiiiii, non 7 anniiiiiiiiii