Qualità dell’aria
battaglia senza confini

Una battaglia senza confini. Una battaglia di civiltà e di conoscenza. La qualità dell’aria è solo apparentemente una questione singolare. La qualità dell’aria è una faccenda evidentemente plurale. E si tratta di una battaglia ove tutti sono chiamati a non abbassare mai la guardia e, come nelle battaglie decisive, possedere un coraggio e una visione capace di procedere senza lasciarsi fermare dagli ostacoli. Sembrerà banale, ma il primissimo problema dei temi ambientali è la qualità dell’informazione. E anche nel caso della qualità dell’aria, bisogna partire da questa fondamentale esigenza: l’informazione sensazionalistica o, peggio ancora, l’informazione disinformata, produce molte più polveri sottili di quante presume di ridurre. Basterebbe elencare i casi (davvero innumerevoli) di articoli di stampa in cui si confonde con grande faciloneria il tema degli inquinanti atmosferici con quello delle emissioni di gas climalteranti. E la cosa non è di poca importanza, visto che in alcuni casi rilevanti le politiche per la lotta ai cambiamenti climatici fanno un po’ a pugni con le politiche volte a migliorare la qualità dell’aria.

La situazione è poi aggravata dalla pubblicistica che internet ormai su qualunque argomento produce spesso con uno scarso approccio di scientificità. L’informazione su questi temi troppo spesso prescinde dalle competenze tecniche e scientifiche: la confusione imperante tra un inquinante atmosferico come le polveri sottili (nocivi e pericolosi per la salute dell’uomo) e la CO2 (causa ormai condivisa dai più, a meno dei cosiddetti «negazionisti», dei cambiamenti climatici) ne è l’evidente conferma. Ma se, da una parte, bisogna ridisegnare i confini di una corretta e certificata informazione su questi temi, dall’altra parte, è importante che i muri (quelli culturali sovente sono più spessi ed impenetrabili di quelli fisici) che separano tra loro cittadini, Autorità di diverso livello, imprese ed investitori si dileguino rapidamente. Non è propriamente un caso che le migliori competenze tecniche sulla materia delle Regioni, di concerto con i ministeri competenti, nel tempo abbiano promosso un Accordo di Bacino padano.

La battaglia per la qualità dell’aria è appunto una battaglia senza confini. E ancora una volta necessità di una chiamata di tutti alla corresponsabilità. Ne è un esempio quanto sta accadendo, per esempio in Lombardia, sul tema della legna nel suo uso per riscaldamento. E non si tratta soltanto o semplicemente della novità di una classificazione degli impianti di riscaldamento a legna in funzione delle loro prestazioni ambientali, in termini di emissioni. Anzi, si tratta soprattutto della consapevolezza che la via maestra per l’utilizzo sostenibile (nel rispetto, in questo caso, della qualità dell’aria) di un certo combustibile passa prima di tutto attraverso la conoscenza di chi lo utilizza. Nemmeno però si può sottovalutare che l’intera area padana del nostro Paese ha caratteristiche climatiche molto particolari, che si sommano a un uso del territorio che, da una parte, ha reso quest’area un vero e proprio motore di sviluppo e, dall’altra, ha marcato condizioni ambientali che meritano di essere costantemente monitorate e migliorate. Questo aspetto si complica osservando una dinamica meteorologica che certo non favorisce il buon esito della battaglia.

E ciò ci aiuta a ribadire che i temi ambientali sono temi fortemente integrati e complessi, bisognosi di cultura tecnica e scientifica e di un’ampia spinta sociale verso il cambiamento degli stili di vita. La qualità ambientale è un tema imprescindibile di investimento. Un investimento ad altissimo rendimento, capace, per esempio, di avere effetti positivi sulla riduzione della spesa sanitaria. È una battaglia senza confini. É una battaglia che deve produrre una nuova prospettiva di vita in una terra generosa, una terra della cui generosità spesso abbiamo abusato.

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giovanni calzaferri

8 anni, 3 mesi

A volte alcune facili e poco costose soluzioni vengo ignorate. Per migliorare la qualità dell'aria si punta molto sulla mobilità elettrica per le quali si dovrà spendere cifre esorbitanti per cambiare tutta la filiera dalla produzione al rifornimento delle stesse. Basterebbe invece puntare su un prezzo minore del costo dell'energia elettrica togliendo tasse e accise e si potrebbe, con pochissima spesa avere impianti di riscaldamento mediante semplici , elementari, economicissimi dispositivi elettrici (stufette elettriche) le quali non richiedono ne caldaie, ne termosifoni,ne gas, ne impiantistica, ne termo valvole, ne manutenzioni, ne pericoli derivanti da fughe di gas e ossido di carbonio. Al prezzo di alcune decine di euro anche nelle nuove abitazioni si potrebbe risparmiare cifre enormi in impiantistica, caldaie , caloriferi e tubazioni. In molti stati europei l'energia elettrica costa la metà che in Italia e quindi non capisco perchè in Italia la si debba pagare il doppio.

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