Provincia al voto
tra mille incertezze

Data più volte per «abolita», semi-disastrata nei conti (il dissesto anche quest’anno sarà evitato per un soffio), incerta sul futuro nell’attesa del referendum costituzionale che tra poche settimane potrebbe cancellarla, la Provincia ha una sola, paradossale certezza: oggi si va al voto per rinnovare il Consiglio (mentre il presidente Matteo Rossi, per un originale «disallineamento» normativo, resterà in carica per altri due anni).

Il passaggio suona a dir poco curioso, visto il contesto, ma tant’è: in attesa che il referendum costituzionale e/o eventuali successivi provvedimenti ridisegnino i livelli intermedi di governo, lo spettacolo deve andare avanti. Bergamo è tra le prime Province a procedere al rinnovo (le altre dovrebbero seguire nelle prossime settimane): tra mille incertezze, la scelta di Via Tasso è stata infatti di mettere un punto fermo e ripartire con i nuovi consiglieri.

Nel limbo ci si sta già su tutto il resto: sul fronte dei conti, se quest’anno il taglio statale è stato di 51 milioni di euro, l’anno prossimo si arriverebbe a 74, che significherebbero collasso certo. Poi c’è il versante normativo: il referendum costituzionale del 4 dicembre chiama in causa direttamente le Province, che in caso di vittoria del sì verrebbero cancellate dalla Costituzione. A quel punto, bisognerà capire il da farsi: le opzioni potrebbero andare dall’eliminazione totale di questi enti (strada percorsa, ad esempio, dall’autonomo Friuli Venezia Giulia, con trasferimento delle funzioni a Comuni e Regione, ma che pare difficile da immaginare in realtà come quella lombarda, con dieci milioni di abitanti e oltre 1.500 Comuni), a un ridisegno ex novo degli enti di area vasta. Il Pirellone ha già elaborato la propria proposta basata sui «cantoni», ma prima occorrerà un inquadramento nazionale. Percorsi che in ogni caso richiederanno tempo. Se a vincere al referendum fosse il no, invece, la situazione non cambierebbe, ma non è escluso che si riaprano ragionamenti di altro tipo, per esempio sull’accorpamento delle Province più piccole.

E intanto, in tutti i casi, a pesare c’è la spada di Damocle dei conti, con i tagli previsti per il prossimo anno che - se non modificati con la Finanziaria - manderebbero a gambe all’aria gran parte delle Province italiche. Le quali, per il momento, continuano a gestire funzioni di grande importanza: vedi alla voce strade, edilizia scolastica, trasporto pubblico, giusto per citare quelle con ricadute più dirette sulla vita quotidiana di tutti noi. A venir meno, semmai, è stata la possibilità di programmazione, visto che il bilancio ancora non c’è e i margini su cui lavorare sono ormai inesistenti. È in questo quadro che oggi sedici tra sindaci e amministratori dei Comuni bergamaschi verranno scelti dai loro colleghi per far parte (gratis) del Consiglio di Via Tasso. L’appuntamento - viste tutte le premesse - rischia di passare in sordina, e non mancano timori di forte astensionismo, soprattutto tra gli amministratori dei paesi più piccoli, visto che il loro voto, in proporzione, «pesa» meno. L’auspicio è che non sia così. Intanto perché una «diserzione» sarebbe un brutto segnale per il territorio, in epoca di astensionismo generalizzato. Poi perché, in ogni caso, il voto di oggi sarà un «termometro» del «peso» sul territorio delle varie forze politiche, i cui rapporti - dopo la «fase costituente» - in vista degli appuntamenti elettorali regionali e nazionali potrebbero surriscaldarsi. Non ultimo perché al di là delle elucubrazioni sulle modalità di governance e sulle funzioni, una realtà come Bergamo, con un milione di abitanti e 242 Comuni, non può che continuare a interrogarsi sui luoghi e i modi per tener vivo un raccordo territoriale e un pensiero comune su alcune grandi sfide (le infrastrutture, la montagna, i servizi). Insomma, è bene tenere gli occhi ancora aperti su quel che succede in Via Tasso. A partire dalle urne di oggi.

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