Pagamenti in Italia
Solo con banconote

Con una massiccia percentuale dell’87% di pagamenti in contante, utilizzato da otto italiani su dieci, in Europa l’Italia rimane il Paese delle banconote e delle monete. Secondo il Cashlessa Society Index 2017, che effettua ogni anno la classifica sull’utilizzo delle carte di pagamento, siamo al 25° posto su 28, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Ai primi posti troviamo Paesi come Danimarca e Svezia, dove il contante non è quasi più utilizzato e dove c’è un terminale Pos ogni cinque abitanti, contro uno ogni trenta dell’Italia. Nel 2017, in Italia sono state effettuate con carte di pagamento 31 operazioni pro capite in media, contro le 140 della Francia, le 54 della Germania, le 175 del Regno Unito e le 93 dell’Europa.

Il crescente utilizzo di moneta elettronica non è riscontrabile solo nei Paesi occidentali. La Turchia, ad esempio, dove il 40% dei pagamenti avviene tramite moneta elettronica, punta ad eliminare il contante entro il 2023. Il governo cinese ha dichiarato che il contante sarà eliminato nei principali centri urbani entro il 2020. Perfino in Kenya le carte di pagamento sono sorprendentemente diffuse, visto che nell’ultimo anno il 69% degli abitanti le ha utilizzate.

Molteplici le ragioni che inducono a preferire i pagamenti elettronici. Sono più sicuri, non obbligano al rischio di portare con sé grosse quantità di contanti, riducono nei punti di vendita il tempo impiegato per gestire monete e banconote. La circolazione monetaria, poi, ha un costo consistente, che nel nostro Paese è calcolabile in circa 12 miliardi di euro all’anno. Per non parlare poi di quanto il pagamento con contante – inspiegabilmente portato nel 2016 da 1.000 a 3.000 euro – alimenti la corresponsione di tangenti, la corruzione e traffici illeciti; così come di quanto incentivi e agevoli enormemente l’evasione fiscale e l’economia sommersa in nero, che nel 2017 secondo la Cgia di Mestre ha raggiunto i 195 miliardi di euro, pari al 12% del Pil.

Un passo avanti verso un minore utilizzo del contante è stato fatto con un decreto del 2012, che ha obbligato commercianti, artigiani e liberi professionisti ad accettare il pagamento con carte di credito e debito. Dal 30 settembre 2017, poi, è stata prevista una multa di 30 euro in caso di non accettazione di pagamenti elettronici e la possibilità per il consumatore di non pagare.

Con l’approvazione del decreto attuativo della Direttiva europea che introduce le «sanzioni obbligo Pos» ci sarà anche una norma per un sensibile taglio dei costi di commissione applicati dalle banche. Ci sono tutti i presupposti, quindi, per una sensibile crescita dei pagamenti elettronici, che nell’ultimo anno hanno già registrato un incremento del 10%. Una svolta decisiva potrebbe derivare dal maggiore utilizzo di sistemi «contactless», che permettono l’utilizzo dell’iPhone per effettuare pagamenti via radiofrequenza. Da poco è arrivata in Italia Apple con il suo Apple Pay, il sistema di pagamento che incorpora le maggiori carte di credito (Visa, Mastercard e American Express) nell’iPhone, nell’Apple Watch, nell’iPad. Tutte le banche, specie le più grandi, si sono ormai attrezzate per fornire ai clienti la possibilità di effettuare pagamenti e molte altre operazioni tramite iPhone. Ubi Banca, ad esempio, conta più di 360 mila clienti che utilizzano Ubipay, e dal gennaio scorso sono state già effettuate 110.000 transazioni, nonostante non sia ancora sufficientemente diffuso il numero dei Pos abilitati ad accettare pagamenti «contactless». Dati recenti ci dicono che gli italiani sono i primi in Europa per il possesso di iPhone, che è particolarmente amato e utilizzato dai giovani. Chissà, allora, che proprio questo oggetto, molto maneggevole e sempre più sofisticato, non possa svolgere un ruolo da protagonista verso una più estesa ed efficace tracciabilità dei pagamenti.

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