L'Editoriale
Giovedì 26 Aprile 2018
Nord e Sud Corea
Fragili equilibri
Sono in cinque. È il più piccolo contingente di pace del mondo. Cinque ufficiali dell’esercito svizzero, rigorosamente non armati, sorvegliano la linea di demarcazione del 38° parallelo che dal 1953 divide le due Coree. Si chiama linea smilitarizzata. In realtà è uno dei luoghi del pianeta più militarizzati e sorvegliati dagli eserciti in teoria ancora belligeranti. Perché tra le due Coree non è mai stato firmato un trattato di pace, ma solo un armistizio. E quando si trattò di scegliere chi avesse dovuto sorvegliare la pace precaria alla fine della guerra di Corea, Seul scelse Svizzera e Svezia, mentre Pyongyang Cecoslovacchia e Polonia.
Per la Svizzera fu la prima missione all’estero se si escludono le Guardie Svizzere a protezione del Pontefice. Il contingente all’inizio contava 156 militari e la missione si chiama da allora Neutral Nations Supervisory Commission. Ogni martedì il generale svizzero che la comanda apre la porta della casetta dove un tavolo è diviso in due dalla linea di demarcazione e infila nella cassetta delle lettere della Corea del Nord il rapporto settimanale della situazione. Poi fa la stessa cosa per l’altro lato della linea di demarcazione.
Ma i soldati nordcoreani da 23 anni non riconoscono più la Commissione, da Pyongyang accusata di non essere più neutrale, e non ritirano la posta. Così quando la cassetta è piena gli ufficiali svizzeri la svuotano e ricominciano da capo. Il rito non si interrompe, perché anche l’insistenza serve a costruire la fiducia.
Venerdì 27 aprile le due porte della casetta si apriranno e i leader delle due Coree si siederanno al tavolo per il terzo summit dalla fine della guerra nel 1953. Gli altri due si sono tenuti nel 2000 e nel 2007 a Pyongyang e non nel villaggio di Panmunjom sul 38° parallelo.
Il ruolo del piccolo contingente è certamente simbolico, ma dall’alto valore politico, essendoci tra i suoi compiti anche quello di sorvegliare le attività della Commissione delle Nazioni Unite che vigila sull’armistizio, diretta dagli Stati Uniti.
È il terzo vertice, ma dall’ultimo sono passati 11 anni, mentre tra i primi due solo sette. Il primo summit intercoreano fu nel 2000, per iniziativa dell’allora presidente coreano del Sud Kim Dae-jung, che vinse quell’anno il premio Nobel per la pace. Nel 2007 fu il presidente Roh ad andare a Pyongyang e ora i due leader in carica si vedono al 38esimo parallelo, una scenografia sicuramente più simbolica ed evocativa di cambiamento che non le enormi e vuote strade della capitale nordcoreana. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che l’anno scorso ha vinto le elezioni dopo la «rivoluzione delle candele» e l’impeachment del suo predecessore la signora Park Guen-hye poi arrestata e condannata 24 anni di carcere, si era pubblicamente impegnato a riaprire una linea di dialogo con il Nord e a riprendere la politica dell’engagement, cioè di coinvolgimento del Nord della penisola per arrivare non solo a maggior cooperazione economica, ma ad una vera trattativa per un accordo di pace stabile. Il summit di venerdì così è di gran lunga il più importante rispetto a quelli del passato.
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