L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 13 Luglio 2018
No ai manovali
Brexit comoda
Una delle certezze della mia generazione era che se andavi a Londra un posto da guardarobiere, da cameriere o da «ragazza alla pari» lo trovavi sempre. C’era anche chi passava l’estate a raccogliere fragole e lamponi nel Sussex o faceva la babysitter per un paio di mesi a Cardiff, o ancora il pizzaiolo a Brighton. Ora quella certezza è svanita nei fumi di questa strana Brexit, un’uscita dall’Unione europea davvero all’inglese, nel senso che i sudditi di Sua Maestà vogliono tenersi tutti i vantaggi per liberarsi degli svantaggi dei trattati e degli accordi.
Lo facevano anche prima: infatti non hanno mai voluto entrare nell’euro, forti della loro «sound money», la sterlina. Troppo comodo, qualcuno osserva, glielo ha fatto notare anche il presidente della Commissione europea Juncker: ma sono inglesi, ci hanno preso gusto. Il governo britannico di Theresa May ha infatti presentato il Libro bianco sull’uscita del Regno Unito dall’Europa, un documento di 120 pagine in cui delinea la sua proposta per i futuri rapporti con Bruxelles. Al cuore c’è l’idea di un accordo che prevede organi comuni di governo: a livello politico-ministeriale e a livello tecnico. Per quanto riguarda l’economia, Downing Street offre di mantenere uno stretto allineamento al Mercato comune per i beni industriali e agricoli. Ma si riserva autonomia nell’ambito dei servizi finanziari e del digitale, che rappresentano l’80 per cento dell’economia britannica: questo significa che la City sarà svincolata dalle regole europee. Comodo no?
Unione europea significa libera circolazione non solo delle merci ma anche dei lavoratori. Ebbene quest’ultima avrà termine: non sarà più possibile arrivare in Gran Bretagna «senza arte né parte», in cerca di fortuna. Che è l’origine di tanti ristoranti italiani che pullulano a Londra o di professioni e carriere cominciate con un lavoro di cameriere. «Mai più permetteremo agli stranieri provenienti dall’Europa di cercarsi un lavoro nel nostro Paese», scrive la May sdegnata sul suo sito Facebook. Ma attenzione: il «White Paper» apre a un’offerta generosa nei confronti dei cittadini dell’Unione: ci sarà infatti una «cornice di mobilità», ossia un trattamento privilegiato per gli europei, in particolar modo per professionisti e uomini d’affari, ma anche per giovani e studenti. Se svolgete la professione di broker o di analisti finanziari, oppure se volete lavorare in uno studio di avvocati d’affari, siete, non dico i benvenuti, ma ben accetti.
Si conferma dunque l’orientamento di Theresa May verso una «soft Brexit», anche se resta da vedere come questo progetto sarà accolto dall’ala euroscettica del suo partito, che chiede un taglio netto con l’Europa, e soprattutto da Bruxelles, che teme uno scenario in cui Londra mantenga tutti i vantaggi del mercato unico sottraendosi però ai suoi obblighi. Critiche pesanti arrivano anche da Westminster, in particolare sulla proposta di far intervenire la Corte di giustizia dell’Unione europea sulle controversie commerciali. Ora bisognerà capire come reagirà l’Unione. Vieteremo anche noi l’arrivo di manovalanza dal Regno Unito? O imporremo i nostri vincoli e le nostre limitazioni? E se accade oggi con l’Inghilterra forse un giorno potrebbe avvenire con la Germania, la Francia, l’Austria. Insomma sta venendo meno quel sogno di libera circolazione di uomini e merci che fu dei padri fondatori. Non è una bella notizia perché l’Europa dovrebbe competere con le potenze emergenti del Far East e non chiudersi ciascuno nella propria pozzanghera.
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