L'Editoriale
Venerdì 10 Febbraio 2017
Nelle mosse dell’Inps
scacco matto ai furbetti
Sette ore di reperibilità in casa uguali per tutti i lavoratori ammalati, sia quelli del settore pubblico sia quelli dell’impresa privata. I controlli d’ora in poi tutti in capo all’Inps. È quanto ha chiesto ieri il presidente dell’Istituto di previdenza Tito Boeri, istituto al quale la riforma Madia demanda i controlli, le cosiddette visite fiscali, per tutti i lavoratori, pubblici e privati. Attualmente le norme divergono un po’. Per i lavoratori pubblici in malattia le visite fiscali vengono fatte dalle Asl e gli orari nei quali i lavoratori si devono aspettare il controllo vanno dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18: 7 ore dunque. I lavoratori del settore privato che si trovano a casa in malattia possono invece ora ricevere una visita dal medico incaricato dall’Inps in due fasce orarie: dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per un totale di 4 ore al giorno.
Il decreto Madia, che si occupa di regolamentare le presenze dei lavoratori pubblici, cercando di eliminare il fenomeno cosiddetto dell’assenteismo, nel semplificare una serie di norme prevede anche che le visite fiscali vengano da ora in poi fatte non più dalle Asl ma dall’Inps, come per tutti gli altri lavoratori. E in una audizione di ieri in Parlamento Boeri ha chiesto che allora le norme diventino uguali per tutti, facendo diventare per tutti i lavoratori sette le ore nelle quali essi possono ricevere la visita di controllo del medico fiscale a casa: «In questo modo si potrebbero ridurre le spese e gestire al meglio i medici e svolgere i controlli in modo efficiente», ha detto il presidente dell’Inps. Boeri, fra l’altro, ha pure chiesto un adeguamento degli stanziamenti statali per il servizio, aumentando i compiti. Per lo Stato dovrebbe comunque trattarsi di una partita di giro, un semplice avvicendamento dell’ente che fornisce il servizio.
Razionalizzare e uniformare: queste le linee guida del cambiamento nella norma. Si tratta quindi di novità legate al buon senso e all’efficienza. Né il fatto che nel prossimo futuro anche i lavoratori del settore privato debbano aspettarsi la visita per sette ore invece che delle attuali 4 ci pare possa essere considerato penalizzante per il lavoratore.
Anzi, non dobbiamo dimenticare che ci troviamo in un periodo in cui tutti chiedono che siano evitati il più possibile i casi dei cosiddetti «furbetti», casi che sempre più spesso sono scovati e denunciati dagli organi di informazione, stampa o televisione. Proprio in questo clima si inserisce il decreto Madia, cercando di evitare i casi – favoriti da un certo lassismo talvolta rilevato nei controlli disciplinari del settore pubblico – che creano una discrepanza con i lavoratori più soggetti al controllo diretto del «padrone». In questo caso invece la norma eviterebbe anche la possibilità di fare i «furbetti» nel settore privato. Ma si tratta di una norma di buon senso: solo chi ha la coda di paglia può protestare per questa richiesta di Boeri.
Del resto persino nel Festival della canzone italiana, in corso a Sanremo, gli autori si sono sentiti in dovere di esaltare un lavoratore pubblico di Catania che nei suoi 40 anni di lavoro può vantare di non avere mai fatto una assenza dal luogo di lavoro ed ha collezionato centinaia e centinaia di giornate di ferie delle quali non ha usufruito e gli hanno concesso gli onori del palco dell’Ariston. Si tratta di un caso limite, ma il suo essere avvenuto nel settore pubblico e nel tanto criticato Meridione d’Italia ne ha fatto un caso da esaltare e mettere in mostra. In questo clima culturale, nel quale la richiesta di maggiore produttività è una delle condizioni per la ripresa dell’economia, si inserisce quanto chiesto ieri da Boeri.
Nulla da scandalizzare o da far gridare allo scandalo dunque nelle parole del presidente dell’Inps. Le garanzie che giustamente devono essere richieste a favore dei lavoratori sono altre e non certo la cancellazione di norme nelle more delle quali si possono nascondere i furbetti. Un contributo attivo da parte di tutti su questo e su molti altri punti può contribuire ad una maggiore responsabilizzazione collettiva e divenire uno dei fattori di aiuto per creare le condizioni per una uscita dalla crisi e dal clima di sfiducia che attanaglia consumatori e imprese.
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