L'Editoriale
Martedì 09 Gennaio 2018
Nella mappa del Papa
la dignità al centro
Ha deciso di nuovo di mettersi di traverso. Ma questa volta il sussidiario di Papa Francesco si arricchisce non solo di un ragionamento, ma di un vero e proprio «richiamo» sui principi di umanità e di fraternità che dovrebbero guidare i rapporti tra i popoli e ogni regola delle politiche interne agli Stati e di quelle sovranazionali. Lo ha detto con chiarezza lui stesso ai diplomatici delle 183 nazioni, praticamente tutte, che hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede. Ieri mattina, nel tradizionale discorso di auguri per il nuovo anno agli ambasciatori accreditati in Vaticano, ha spiegato quale è e soprattutto quale sarà il ruolo del Papa, della Santa Sede e, in sostanza della Chiesa cattolica.
Lo ha detto con parole pacate, ma assai ferme e severe, quasi avvisando la diplomazia mondiale a stare attenta a prenderlo in giro, a blandirlo oppure a considerarlo come una meteora che illumina il cielo con un lampo e poi si spegne. Il mio è un «ruolo di richiamo» ha voluto precisare il Papa, forse perché c’è ancora chi non se ne è accorto o, più probabilmente perché sono troppo coloro che lo ascoltano sperando che la sua voce si perda nel deserto e che la realpolitik alla fine torni a dettare le regole. Il rischio c’è e anche il Papa ormai se ne è accorto, altrimenti non si spiega l’allerta che ha suonato davanti agli ambasciatori.
Così nessuno si meravigli se lui continuerà a procedere in direzione ostinata e contraria sui migranti e in generale sulla dignità dell’uomo. Quello delle migrazioni è solo uno dei punti nell’atlante geopolitico di Bergoglio, ma è il più sensibile come si vede ogni volta che affronta l’argomento. Poi c’è il resto. Ieri Francesco ha spiegato, come forse mai ha fatto finora, che nessun diritto che riguarda la dignità della persona è negoziabile, se le conseguenze della negoziazione portano a preclusioni e chiusure. Lo ha detto con particolare riferimento all’Italia proprio sui migranti, accolti bene finora, ma con qualche incognita circa il futuro. Eppure le sue parole valgono per tutti i diritti umani perché in gioco c’è il diritto alla vita, che è calpestato dalla guerra, dalla povertà, dalle migrazioni forzate, dall’abbandono dei bambini, compresi quelli «scartati ancor prima di nascere», degli anziani, dalla mancanza di cure mediche, dagli stravolgimenti ambientali. La tragedia della «Terza guerra mondiale a pezzi» richiamata più volte in questi anni di pontificato ieri è stata squadernata da Bergoglio davanti gli ambasciatori in tutti i suoi capitoli, cioè in tutti i suoi «pezzi», compresi quelli che in questi anni sono derivati dalla negoziazione ideologica sui diritti dell’uomo, definiti «nuovi diritti» solo per rendere più opaca e quindi più facilmente manipolabile la loro interpretazione. Il Papa ha citato il «Sessantotto» e qualcuno applaudirà. Ma il «richiamo» di Bergoglio vale per ogni azione, che in nome di un presunto diritto, impone l’oppressione del forte sul debole, del ricco sul povero ad ogni livello: nei rapporti tra uomo e donna con il dramma della violenza a quelli tra le nazioni con la costruzione di muri. Insomma i diritti umani fondamentali contenuti nella «Dichiarazione universale» di 70 anni fa vanno presi alla lettera e non continuamente contaminati, come praticamente è avvenuto da subito, sulla base di interessi a volte inconfessabili. Il richiamo alla pace va anch’esso in questa direzione. La pace non si misura con l’imposizioni dei diritti dei vincitori sul vinto, come accadde alla fine della Prima guerra mondiale cento anni fa, causa della Seconda, ma con la forza della ragionevolezza mite del dialogo, che non umilia nessuno, che non certifica a priori chi è il buono e chi il cattivo. È la lezione di Papa Giovanni, evocata ieri da Bergoglio, sulla giustizia, la saggezza e l’umanità, la road map unica e perfetta per disarmare non solo gli eserciti, ma soprattutto i cuori e rimettere insieme i pezzi stravolti del mondo in lotta tra loro. Il Papa sa che non sarà facile e proprio per questo ha avvisato tutti che il suo fischietto continuerà a suonare.
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