L'Editoriale / Bergamo Città
Sabato 07 Gennaio 2017
Migranti, comodo
gridare all’invasione
Secondo l’ agenzia europea Frontex nel 2016 i migranti arrivati in Italia sono stati 181 mila, circa il 20 per cento in più dell’ anno precedente. A questo punto abbiamo due alternative: gridare all’ invasione oppure analizzare la situazione di un problema complesso, cominciando con lo sfatare le numerose post verità (per utilizzare un termine di moda) che girano intorno all’ immigrazione italiana. Cominciamo a dire che le missioni della nostra Marina che si sono avvicendate nel Canale di Sicilia hanno salvato centinaia di migliaia di vite umane e che non sono certo servite, come dicono i populisti, ad attirare i migranti sulle nostre coste.
Quando le operazioni sono state sospese e le nostre navi non incrociavano più al largo delle coste libiche i migranti continuavano a sbarcare: ne morivano semplicemente molti di più. Interrompere le missioni di salvataggio di uomini, donne, vecchi e bambini provenienti dalle zone più infernali della Terra servirà solo a chiudere gli occhi di fronte a una tragedia del nostro tempo e magari per qualcuno funzionerà come anestetico della sua coscienza. In realtà almeno parte della soluzione potrebbe essere quella dei corridoi umanitari, attraverso il trasferimento su voli charter - come ha sperimentato con successo la Comunità Sant’ Egidio - con il vantaggio, oltre alla sicurezza dei profughi, di poter controllare senza falle l’ identità dei profughi. Nei giorni precedenti il governo - sull’ onda del caso Amri - ha annunciato una stretta sui clandestini, con la moltiplicazione esponenziale dei famigerati Cie, i Centri di identificazione ed espulsione previsti da una legge del 1998. Peccato che i Cie si siano rivelati ampiamente inadeguati a risolvere lo scopo per i quali erano stati creati, che è appunto quello dell’ identificazione e dell’ espulsione degli stranieri privi di permesso di soggiorno. I Cie si sono rivelati nella maggior parte di casi inutili, incontrollati, spesso nella lente delle associazioni umanitarie per il mancato rispetto dei diritti umani più elementari, per non parlare della promiscuità in cui vivevano padri di famiglia pizzicati a lavorare in nero nei campi e nei cantieri con criminali incalliti come l’ attentatore di Berlino. Tanto è vero che il ministro degli Interni ha già fatto una parziale marcia indietro affermando che i nuovi Cie saranno diversi, più piccoli, più organizzati...
La verità è che la politica dei rimpatri ha sempre fatto flop perché sono necessari accordi bilaterali con gli Stati di provenienza e gli unici accordi esistenti riguardano Tunisia, Marocco, Egitto e Nigeria. Con gli altri è impossibile perché sottoposti a regimi tirannici, in guerra, come in Siria o nel caos, come in Libia. Meglio sarebbe dividere il grano dal loglio e non considerare tutti i migranti economici irregolari come dei criminali, bensì regolarizzare la stragrande maggioranza dei migranti desiderosi solo di trovare un lavoro (quasi sempre rifiutato dagli italiani), come abbiamo fatto in passato con le badanti, permettendo alle forze di polizia di concentrarsi sui criminali veri. Vi è poi la necessità di distribuire meglio gli arrivi sul territorio italiano, in particolare dei rifugiati. Il piano dell’ Anci, l’ Associazione dei Comuni italiani, prevede 2,5 migranti ogni mille abitanti, ma oggi su 8 mila Comuni solo 2.600 ospitano i richiedenti asilo. Solo il 10 per cento dei migranti si ferma in Italia, secondo dati Eurostat, il resto cerca in tutti i modi di raggiungere la Germania, il Regno Unito e gli altri Paesi del Nord. L’ Italia è solo una meta di transito, costretta a filtrare il flusso per gli accordi di Dublino. Il problema è quello di un maggiore coordinamento europeo. Ma è più comodo gridare all’ invasione.
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