Lo stupore della fede
scalda i cuori 2.0

La traslazione di una salma rappresenta da sempre un fatto storico e un evento eccezionale. Se ciò avviene nel Terzo Millennio, nell’era 2.0 di un mondo spesso asettico e arido di cuore e sentimenti, allora non può che suscitare ulteriore stupore. Il corpo di San Giovanni XXIII, il pontefice di Sotto il Monte, tornerà a casa il prossimo anno. Sarà l’evento del 2018, coronato da una ridda di anniversari giovannei che ricorderanno elezione e morte del papa bergamasco e la sua enciclica «Pacem in Terris». Non si tratta di una semplice peregrinazione di un’urna con alcune reliquie, come è avvenuto anche in un recente passato, per santi, martiri e beati, né di spostare da un luogo di culto a un altro una salma. Dietro la decisione di Papa Francesco di accogliere benevolmente la richiesta presentata dal vescovo Francesco Beschi vi sono precisi significati. Papa Bergoglio in questo modo esaudisce anzitutto il desiderio di tantissimi fedeli, manifestato l’indomani della canonizzazione di Papa Roncalli nella Basilica di San Pietro, avvenuta il 27 aprile 2014 contemporaneamente a quella di Giovanni Paolo II in una piazza straripante di fedeli di ogni parte del mondo. Il pontefice argentino ancora una volta riconosce così la grande devozione verso il «Papa della bontà» che – come ha detto il parroco monsignor Claudio Dolcini – «a Sotto il Monte si tocca con mano ogni giorno».

Al tempo stesso il Papa ribadisce l’importanza della venerazione delle reliquie – e per estensione del corpo di un santo o beato – secondo i dettami del Concilio Vaticano II, indetto proprio da Papa Roncalli, che recitano: «La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare». Bisogna insomma ricondurre la devozione alla giusta dottrina della Chiesa. Chi venera la reliquia o il corpo di un santo venera la misericordia di Dio che si è realizzata nel santo stesso.

Di fronte a tutto ciò non mancano – è bene dirlo – nemmeno gli scettici, che forse non percepiscono appieno il significato del culto del santo e delle sue reliquie. Sono concezioni che fanno parte di un retaggio antico, che si rifanno a un periodo buio, quello del Medioevo, quando delle reliquie si faceva commercio o se ne creavano di false. Ma tutto ciò fa parte di una distorta religiosità popolare. Possedere una reliquia o il corpo di un santo per una chiesa o un’abbazia voleva significare diventare meta di pellegrinaggio. Donarla, rappresentava un modo per cementare alleanze. Allo stesso modo, ciò valeva anche per le reliquie di un laico, che davano prestigio a un’istituzione: si pensi ai resti di musicisti o intellettuali custoditi in alcuni musei d’Europa.

Sotto il Monte è già santuario e il ritorno di San Giovanni XXIII, che mise piede per l’ultima volta in terra bergamasca nell’agosto 1958, alimenterà ulteriormente la devozione popolare, quella della gente comune, quella dei semplici. «Andare pellegrini ai santuari – ha detto una volta Papa Francesco – è una delle espressioni più eloquenti della fede del popolo di Dio, manifesta la pietà di generazioni di persone, che con semplicità hanno creduto e si sono affidate all’intercessione della Vergine Maria dei Santi».

Per il Papa la religiosità popolare è una «genuina forma di evangelizzazione» e ha bisogno «di essere sempre promossa e valorizzata». Ecco dunque il «sì» alla traslazione dell’urna con il corpo del pontefice bergamasco.

La decisione di Papa Francesco ha già acceso un fuoco di emozioni, di attese, di suggestioni. Le campane a festa nel paese natale, la notizia corsa di bocca in bocca fra lo stupore dei pellegrini, ieri hanno ridato entusiasmo ai fedeli. I segni della devozione verso San Giovanni XXIII a Sotto il Monte si vedono ovunque: nella partecipazione ai riti, nelle fila di pellegrini in attesa di rendere omaggio al papa nei suoi luoghi, ma anche nei faldoni che raccolgono firme di visitatori al museo di Camaitino o nella mano benedicente di una statua resa lucida dalle carezze dei fedeli.

La traslazione – sia pure temporanea – renderà tutti più vicini a lui, alla sua figura, al suo esempio, alla sua misericordia. E non è la prima volta che ciò avviene per un Papa. Nel giugno 1954, dopo la canonizzazione di Pio X, proprio il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli a nome dell’episcopato del Triveneto chiese a Pio XII di concedere che le spoglie di San Pio X potessero passare «attraverso i punti principali della regione veneta». Monsignor Montini gli comunicò il «sì» alla richiesta. Roncalli ne diede notizia alla diocesi, con una lettera del 24 giugno, annunciando il ritorno di Pio X. Ma sopravvennero difficoltà legate ai timori di una scomposizione del corpo nell’urna. Cinque anni dopo il desiderio fu esaudito dallo stesso Giovanni XXIII e la peregrinazione avvenne nella primavera del 1959 a Venezia. La terra di San Marco così amata da Papa Roncalli quanto i viottoli di Sotto il Monte e i colli di Bergamo.

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