L'Editoriale / Bergamo Città
Mercoledì 30 Dicembre 2015
L’inquinamento
questione sociale
L’inquinamento atmosferico è una faccenda squisitamente sociale ed economica. Nel bene e nel male. Se non si parte da questa consapevolezza, il futuro rimarrà lastricato di vani provvedimenti d’urgenza. È ormai impresa ardua infatti negare, di fronte ad una crescente pluralità di studi che lo sostengono a suon di dati, che ci sia uno stretto collegamento tra inquinamento atmosferico, nelle sue diverse forme, e diverse patologie sanitarie.
E i costi sociali ed economici della sanità sono ormai un tema ben conosciuto, più spesso purtroppo per l’utilizzo poco razionale delle risorse disponibili. Misurare superamenti di soglie e alte concentrazioni di inquinanti molto pericolosi per la salute (le polveri sottili ne sono l’emblema, pur non esaurendoli) deve essere materia che si associ sempre più ad analisi sociali (specialmente sul fronte sanitario) ed economiche. Sotto questo aspetto, bisogna drasticamente modificare l’approccio delle politiche. Bisogna passare ad un approccio di sistema. Basta selezione di presunte priorità d’azione.
Sull’inquinamento dell’aria, date appunto le sue notevoli ricadute sociali ed economiche, serve irrimediabilmente un impegno a tutto campo. Serve approfondire nelle politiche urbane per il riscaldamento delle abitazioni, degli uffici e degli esercizi commerciali la trasformazione dei sistemi impiantistici da vecchi combustibili inquinanti (il gasolio in primis) verso soluzioni tecnologiche integrate ove si mescolino impianti a combustibili meno inquinanti (comprese le fonti rinnovabili) in un sistema che privilegi l’intelligenza della gestione. Il giusto calore ed il giusto fresco in una logica di consumi costantemente misurati e ben regolati.
Nel 2050 ci si aspetta che la popolazione mondiale raggiunga la vetta dei 9 miliardi di abitanti e che per poco meno dei 3/4 si concentri negli agglomerati urbani, sempre più i luoghi della manifesta progressione dell’inquinamento atmosferico verso situazioni insostenibili. In questa prospettiva, ad esempio, nello stesso riscaldamento va compreso che combustibili come carbone e legna nelle aree urbane vanno considerati con estrema nettezza. Sul secondo, che sembra sempre più riguardare anche le nostre aree urbane, bisogna senza esitazioni aumentare l’informazione sui pro e i contro, senza limitarsi alla pur importante ma non decisiva questione dei costi.
Le città della Pianura Padana sono davvero poco adatte a veder proliferare la legna come uno tra i principali combustibili da riscaldamento. Ecco perché le politiche sull’edilizia sostenibile e la gestione intelligente degli impianti devono continuare la strada intrapresa ed approfondirla. Il bisogno di consumo di energia va minimizzato attraverso il miglioramento dell’isolamento degli edifici. E va favorito più concretamente il coinvolgimento delle cosiddette Esco, le società che investono sulla riqualificazione e la gestione di edifici ed impianti, anche con l’aiuto pubblico e opportunamente sostenute dal sistema del credito.
Serve cambiare marcia sul tema delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici: un significativo investimento pubblico infrastrutturale in questo ambito potrebbe porsi come base rivoluzionaria di un settore che ha più che altro bisogno di concretezza. E non è superfluo ricordare la necessità, richiamata anche nel dibattito politico di questi giorni, di impegni di sostanza nel rafforzamento del sistema di trasporto pubblico, con particolare attenzione al trasporto su ferro. E in un approccio di sistema, anche azioni apparentemente estranee al tema possono essere molto efficaci: è senza dubbio il caso della promozione dei servizi di banda larga oppure ancora il lavoro importante sul governo dei tempi delle diverse attività delle città.
Le regole esistono, forse pure in eccesso. Ora bisogna eccedere anche in investimenti sull’educazione al consumo responsabile e sui controlli. Ma prima di tutto, appunto, basta prime donne che dicono di possedere la soluzione di tutti i mali. La lotta all’inquinamento atmosferico è una questione di cooperazione. I Piani esistono già, ne è un esempio il Piano regionale di interventi per l’aria della Regione. Ora serve l’umiltà dell’ambizione tipica di chi sa fare squadra.
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