L'Editoriale
Mercoledì 05 Settembre 2018
L’incrollabile
burocrazia
Il ponte Morandi è crollato per carenza di manutenzione straordinaria. Questo aggettivo è la parola chiave. Qualcosa di straordinario - cioè, fuori dell’ordinario - esige una cura particolare, immediata. Straordinaria, appunto. Ed è ciò che, con tutta evidenza, non è accaduto. La gestione del ponte era affidata a un soggetto privato, Autostrade per l’Italia, mentre allo Stato restava il compito di «regolatore». Il grande giurista e sociologo statunitense Philiph Selznick scriveva trent’anni fa che l’essenza della regulation sta in un controllo «prolungato e focalizzato» sull’operato dei soggetti privati che svolgono funzioni pubbliche. Nel caso del disastro di Genova ciò implicava un controllo tecnico costante, ripetuto nel tempo, adeguato alla complessità e alla criticità di un manufatto sul quale transitavano giornalmente decine di migliaia di veicoli. Controlli, quindi, che tenessero conto, tra l’altro, della progressiva usura dei materiali, delle molteplici possibili cause di cedimento, delle sollecitazioni conseguenti alla quantità di veicoli.
Il crollo del ponte dimostra, di per sé, che non è stato fatto abbastanza. E mai abbastanza accuratamente. Escluso (ma niente lo faceva presumere possibile) che il cedimento sia stato provocato da un attentato o da un evento meteorologico, si apre il libro delle responsabilità.
I nomi emersi a seguito dell’indagine tecnica condotta dai consulenti dei magistrati di Genova indicano persone con livelli e ambiti di responsabilità assai diversi tra loro. E non è adesso il tempo (non è mai il tempo) di caccia alle streghe. In merito la magistratura è chiamata a valutare l’incidenza di ognuno dei soggetti individuati, e magari di altri ancora, in base alle effettive responsabilità, nonché alla diligenza, attenzione, rapidità del loro operato.
Si parte, naturalmente, dal presupposto che la responsabilità penale è individuale. Spetterà alla magistratura, quella inquirente prima, quella giudicante dopo, stabilire chi abbia commesso errori configurabili come reati e quali siano i reati ascrivibili a ognuno. L’importante è che le responsabilità emergano.
Accanto alle responsabilità penali vi sono quelle di tipo civile (sia in senso giuridico che morale). Anche su questo terreno, differenti a seconda delle funzioni e del ruolo. Sui pubblici dipendenti - prescindendo dagli aspetti penalistici - incombe l’onere della responsabilità nei confronti dell’intera collettività. A maggior ragione allorché si tratti di dirigenti ai quali lo Stato aveva affidato il compito di controllo. Le indagini e le sentenze dovranno chiarire questo punto in modo inequivocabile. È ciò avverrà nel tempo. Nel mentre – a seguito di indagini amministrative interne – sarà importante verificare l’efficienza (di converso la possibile inefficienza) dell’operato dei dirigenti e dei funzionari del ministero delle Infrastrutture, dell’Ufficio ispettivo del ministero, del Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta.
Quanto sta progressivamente emergendo lascia presumere che vi siano state vistose lacune nell’azione di controllo spettante agli apparati pubblici. Le date e i passaggi di documenti e di mail tra i responsabili delle strutture «preposte» (come si dice) lascia quasi di stucco. A quanto risulta, la società Autostrade per l’Italia aveva inviato al ministero il 31 ottobre 2017 la documentazione riguardante il progetto di manutenzione straordinaria del ponte. Il «fascicolo» arriva al Provveditorato alle opere pubbliche soltanto il primo febbraio 2018, quindi tre mesi dopo.
Ce ne vogliono più di altri quattro, affinché l’11 giugno successivo venga firmato il decreto che dà via libera al progetto. Qualche considerazione. Sembra lecito, anzi obbligatorio, chiedersi: su quale scrivania - o quali scrivanie - tale progetto è rimasto più a lungo? e perché? Quali ragioni tecniche hanno impedito un iter (altro termine caro alla burocrazia) più sollecito? Non dovrebbe essere difficile stabilire le responsabilità individuali o di ufficio. E, di conseguenza, adottare i provvedimenti opportuni: licenziamento, rimozione dal posto ricoperto, altre sanzioni previste dalla legge. Per quanto riguarda i dirigenti delle società private è diversa la strada da percorrere, ma eguale dovrebbero essere i criteri e la logica: chi ha sbagliato paghi, in ragione delle proprie colpe.
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