Legge elettorale,
stabilità difficile

Le leggi che disciplinano il sistema elettorale dovrebbero restare immutate per decenni e non essere soggette a convenienze del momento dell’una o dell’altra parte politica, come avviene nel nostro Paese. Dovrebbero, inoltre, rispondere a criteri di correttezza sul piano democratico ed istituzionale, anziché rispondere a logiche di opportunità. Ancora, dovrebbero offrire a tutti i cittadini la percezione di poter contribuire alla scelta dei propri rappresentanti, ferma restando la necessità che i partiti procedano a selezioni dei candidati ancorate a criteri di professionalità e moralità. Questa la via maestra seguita dalle democrazie consolidate che, pur tra sostanziali differenze, mantengono immutato da decenni il loro sistema elettorale.

Così, in Inghilterra vige un «sistema maggioritario» che privilegia la scelta del governo senza preoccuparsi troppo di dare rappresentanza adeguata a tutti. Diversa l’impostazione del sistema olandese, che vuole fornire una fotografia perfetta di tutte le componenti politiche del Paese. In Germania è in vigore un «sistema proporzionale corretto», mentre in Francia un «sistema uninominale a doppio turno» con ballottaggio collegio per collegio. Contro l’anomalia italiana fondata sulla tendenza a cambiare periodicamente la legge elettorale a seconda delle convenienze elettorali delle varie parti politiche, si è battuto per anni Giovanni Sartori, autorevole politologo recentemente scomparso. Egli ha considerato la legge elettorale un «mito» in grado di generare una nuova Repubblica. Con un famoso appello, apparso su l’Espresso del 28 ottobre 2013 e sottoscritto da più di cento celebri studiosi politici italiani, Sartori sollecitava le Camere a cambiare il sistema elettorale vigente (Porcellum), sostituendolo con un sistema elettorale maggioritario fondato sul doppio turno di collegio. Nel documento si evidenziava che gli ultimi sistemi elettorali adottati in Italia - il sistema misto, proporzionale per il 25% e uninominale a turno unico per il 75% (Mattarellum) e il proporzionale con soglie di sbarramento e premio di maggioranza (Porcellum) - non hanno funzionato. Non hanno assicurato, infatti, né governabilità, né contenimento della frammentazione partitica, né un rapporto di vera rappresentanza e responsabilità tra elettori ed eletti. Partendo da queste considerazioni, i firmatari dell’appello aggiungevano: «Riteniamo che sia il tempo di adottare finalmente un sistema elettorale chiaro e trasparente nei suoi meccanismi e nelle sue potenzialità, cioè il maggioritario a doppio turno sul modello del sistema elettorale francese per l’elezione dei deputati all’Assemblea nazionale».

Le vicende politiche francesi degli ultimi decenni, fino alle recenti elezioni, hanno dimostrato gli evidenti vantaggi di questo sistema, capace di ridurre la frammentazione partitica, favorire la costruzione di maggioranze alternative, legittimare l’eletto con un’ampia partecipazione di votanti (spesso la maggioranza assoluta), nonché facilitare un rapporto diretto e potenzialmente più fiduciario tra cittadini e rappresentanti. Non è tutto qui. Questo sistema, infatti: facilita le aggregazioni tra i partiti, al fine di presentare un candidato comune sia al primo turno (per superare lo sbarramento di almeno il 15% dei votanti), quanto al secondo turno (per vincere); prefigura prima del voto le future coalizioni governative; prevede il voto a un candidato nel collegio uninominale, generalmente eletto con una quantità di consensi elevata. Quest’ultimo aspetto, rinsalda il rapporto tra eletti ed elettori, superando le liste bloccate ed evitando le degenerazioni delle preferenze, che molti hanno oggi dimenticato.

Pur sostenendo appassionatamente le sue convinzioni, Giovanni Sartori ha spesso ribadito, però, la sua convinzione che difficilmente nel nostro Parlamento si sarebbe formata una maggioranza in grado di decidere per una legge elettorale di lunga durata, ancorata essenzialmente alle necessità di assicurare la governabilità del Paese nel rispetto delle esigenze di rappresentanza e responsabilità tra elettori ed eletti. Il dibattito in corso che vede, giorno per giorno, emergere soluzioni che appaiono come «abiti fatti su misura», conferma la convinzione di Sartori.

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