L’economia che uccide
Lo stop del Vaticano

Non sono fantasie suggestive quelle che evoca Gesù quando invita a scacciare i mercanti dal Tempio e a non servire Mammona. Perché in gioco c’è la vita delle persone e la sopravvivenza delle comunità oggi a rischio a causa di pratiche disoneste, predatorie e speculative. Il Papa la chiama l’economia che uccide, quella della «o la borsa o la vita», tragica ingiunzione sulla bocca dei feroci filibustieri del capitalismo finanziario internazionale. Il documento della Congregazione della dottrina della fede e del dicastero vaticano per lo sviluppo umano pubblicato ieri racconta molto bene quella drammatica intimazione. Ha molto meravigliato, ma in realtà chi si meraviglia non ha capito quasi nulla dell’insegnamento del Maestro di Nazareth e del suo avviso che adorando il denaro più che Dio si perde moralità.

È la prima volta che l’ex Sant’Uffizio si occupa di economia. Il titolo del documento in latino è suggestivo: «Oeconomicae et pecuniariae questiones». Dice con chiarezza che c’è una questione di ordine morale nell’economia che si gonfia bolle e poi esplode e lasciando macerie di uomini e di comunità. Il testo è la sintesi della «dottrina Bergoglio» in continuità con quanto hanno detto i suoi predecessori Benedetto XVI e Giovanni Paolo II per mettere definitivamente sull’avviso l’economia e gli uomini che la governano dal rischio di deragliare.

Ma non si limita a determinare il confine tra lecito e illecito sulla base della vecchia dottrina morale casistica. Il giudizio morale sull’economia finanziaria e la nuova strumentazione etica necessaria per svelarne le trappole e per guardare negli occhi gli idoli, dal denaro al marketing al profitto che non porta prosperità, deve essere generato da un punto di vista cruciale e decisivo per la Chiesa e cioè osservare l’intero orizzonte delle pratiche economiche con gli occhi di coloro che sono meno beneficiati da esse. È immorale che gli utenti diventino vittime del sistema, perché l’economia defrauda l’individuo, privandolo della sua capacità di senso critico e lo inganna con il marketing, oscurando spesso le dipendenza che provoca. Mai come oggi infatti c’è tanta disponibilità di beni sulla terra e altrettanta incertezza di sopravvivenza per molti e insieme stordimento nelle coscienze e nelle relazioni.

Nel documento viene sviluppato un concetto teologico relativamente nuovo e finora poco frequentato dagli studiosi, quello di «immoralità prossima», che connota pratiche che prevedono l’inganno, il raggiro ai danni di persone meno competenti, come avviene spesso da parte di banche e di intermediatori finanziari canaglia che propongono strumenti di credito al limite della rapina.

Sotto la lente del documento vaticano finiscono molti falsi miti dall’autoregolamentazione del mercato ai guadagni farlocchi delle cripto valute. Il giudizio morale sulla finanza creativa è senza appello così come la denuncia di un sistema finanziario ombra, oggi alla pari se non superiore per volume d’affari a quello che agisce alla luce del sole.

Ma contiene anche indicazioni per non capitolare definitivamente. La richiesta che suscita più scalpore è la tassazione delle transizioni finanziarie offshore, quelle che eludono tutto, che non si tracciano. Una piccola tassa su tali transazioni potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. Sarebbe una sorta di espiazione per l’elusione fiscale, che, insieme all’evasione, è la prima tra le pratiche immorali, perché impedisce di far circolare la ricchezza e di ridurre le diseguaglianze. Vedremo chi avrà il coraggio di cogliere l’indicazione di Papa Francesco.

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