L'Editoriale / Bergamo Città
Lunedì 29 Maggio 2017
L’Atalanta
siamo tutti
Quella sera di agosto pare lontana secoli, non mesi. Faceva caldo, ma gli spalti del vecchio Comunale sembravano gelati dai gol che la Lazio faceva fioccare nella porta dell’Atalanta, uno dopo l’altro. Coltello caldo nel burro. Alzi la mano chi, giunto allo stadio incuriosito dal progetto della nuova Atalanta che stava nascendo, in quell’intervallo non sia stato colto dai pensieri più foschi: avanti così, finiremo malissimo. E sembravano arrivare da dietro la Maresana i fantasmi dei vari tentativi che negli anni l’Atalanta aveva fatto per differenziarsi da se stessa. L’anno di Guidolin, in primis. Ma non solo quello.
E invece, mesi dopo, eccoci qui a commentare la stagione più straordinaria della già straordinaria storia dell’Atalanta. Questo giornale, quando la società vide la luce, viaggiava «già» verso la trentina. Dunque, questa storia l’abbiamo raccontata tutta, ma proprio tutta. Giorno per giorno, minuto per minuto. Ma forse mai come quest’anno anche nelle stanze del giornale abbiamo sentito il «dovere», ma soprattutto la voglia, di partecipare oltre che di raccontare. Di vincere insieme all’Atalanta, di scrivere una parte importante della favola che abbiamo vissuto tutti, da agosto in poi. Sì, da agosto in poi. Perché tutto quello che abbiamo vissuto non sarebbe così incredibile, in senso letterale, se non ci fosse stato quell’inizio così tormentato. Si sente caldo anche a 20 gradi, se si sbalza da -5.
A questo dovrà stare attenta l’Atalanta nei prossimi mesi: a non sentir freddo a 25 gradi, dato che parte da 40. A non abituarsi al caviale, dopo tanti anni di minestrine, più o meno pregiate. A stupirsi ancora, e magari a tornare ad essere contenta di accontentarsi. Qui, non si pretenderà nulla. Sappiamo bene cos’è l’Atalanta: non si pretenderà l’acquisto di campioni dal grande nome, non si griderà allo scandalo se ci saranno cessioni, anche eccellenti. Proprio perché sappiamo bene cos’è l’Atalanta, non le chiederemo mai di fare il passo più lungo della gamba. Quello di quest’anno doveva essere un passettino in avanti, ed è diventato una meravigliosa cavalcata da raccontare a chi verrà.E sono tanti, tantissimi quelli che possono dire «io c’ero». Lo abbiamo visto col successo dell’iniziativa «facce da stadio»: più di mille e duecento email sono arrivate in poche partite al nostro giornale, con le foto dei sorrisi più diversi. Giovani e anziani, uomini e donne, fidanzati e famigliole, nonni e nipotini, tifosi moderati e gente delle curve: l’Atalanta li ha riuniti tutti sotto la sua bandiera.
Fanno specie soprattutto i tanti, tantissimi bambini che forse hanno conosciuto l’Atalanta per la prima volta proprio quest’anno: di certo non la abbandoneranno mai più, perché certe imprese ti restano dentro. Piotti-Osti -Gentile, Perico-Soldà-Magnocavallo, Stromberg-Vella-Magrin-Agostinelli-Pacione. Questa è stata la nostra prima Atalanta, e quella formazione non se n’è più andata dalla memoria. Perché era bella, sbarazzina, aveva paura di nessuno, a volte le prendeva e a volte le suonava, ma sempre a testa alta, sempre correndo spremendo dai muscoli tutto quel che c’era. L’Atalanta di quest’anno ha vinto tante partite, ha trasformato belle promesse in meravigliosi campioni, ma soprattutto ha seminato il suo futuro, ha messo in banca la passione futura. Quei bambini saranno gli adulti di domani, capaci di perdonarle qualche sconfitta anche perché hanno un debito di riconoscenza enorme. Come i ragazzini di trent’anni fa furono capaci di perdonarle qualche retrocessione, avendo vissuto tante serie A, e poi la Coppa Coppe, e poi le avventure in Uefa. L’Atalanta di quest’anno ha fatto la cosa più importante per una squadra: ha seminato passione, positività, bellezza del calcio e dello sport. Quello stadio sempre pieno ne era la prima dimostrazione: c’era sempre voglia di Atalanta, che ci fosse la Juve o il Sassuolo, quest’anno c’era sempre voglia di Atalanta, della positività dell’Atalanta, di questi ragazzi capaci di risultati straordinari senza mai prendersi troppo sul serio, restando bambini come il Papu, che a quasi trent’anni s’è riscoperto campione, ha fatto 16 gol, adesso parte per l’Australia dove giocherà al fianco di Leo Messi eppure sorride come nulla fosse, e intona il suo balletto tormentone solo per il gusto di farlo. L’Atalanta è stata questo, in questa indimenticabile stagione: una squadra di campioni, e la sua meravigliosa gente. L’Atalanta siamo tutti.
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