Accademia Carrara
Una notte magica

Ci sono notti che accadono veramente. Quella della riapertura dell’Accademia Carrara, dopo 7 anni, non si dimenticherà tanto facilmente e può davvero segnare un nuovo inizio. La pinacoteca della città è tornata a casa: la più importante raccolta civica del Paese, come è stata definita a Roma durante una delle tante tappe in giro per il mondo, attendendo una riapertura che tardava ad arrivare.

Ora il cerchio si è chiuso, la Carrara ha riaperto i battenti e i bergamaschi le sono corsi incontro con un entusiasmo invero anomalo, decisamente poco in linea con il carattere e una visione generale delle cose che ha finora derubricato la cultura tra le varie ed eventuali. Troppo impegnati a fare, disfare e produrre per renderci conto che avevamo un tesoro in casa.

Quella gente che giovedì sera ha invaso San Tomaso e Borgo Santa Caterina fino a notte fonda, che si è messa in fila per poter rivedere, anche solo per quella mezz’ora possibile, una teoria di capolavori da fare tremare i polsi sta a significare che qualcosa è successo. Non era solo attesa, curiosità o senso dell’evento, ma speranza, voglia di credere in qualcosa: nell’incredibile bellezza di quelle tele, nella loro storia che poi è anche la nostra. Civica, soffermiamoci sempre su questo aggettivo, perché fa la differenza: Tiziano, Pisanello, Rubens, Lotto, Botticelli, Raffaello, Moroni (la stanza che ospita le sue opere è semplicemente pazzesca...), Mantegna ci parlano da quelle tele e ci dicono che Bergamo ha tutte le ragioni per essere fiera della sua Carrara. E il grande dovere di volerle bene.

Era davvero bellissima Bergamo giovedì notte, raramente l’abbiamo vista così: bella e felice, come chi ritrova un vecchio amore. Leggera come quella ballerina sospesa in cielo da decine di palloncini, in volo sulla gente reggendo in mano il nastro tricolore appena tagliato per l’inaugurazione. Tutti con il naso all’insù, persi nell’incanto di una notte magica, a trattenere il respiro per la gioia di esserci e ad applaudire improvvisamente, travolti da un entusiasmo quasi bambino. Di quelli che ti fanno dimenticare per un attimo la paura del domani, la crisi, le incertezze, una città con sempre nuovi problemi, 7 anni d’attesa, le polemiche, i ritardi e gli errori: perché la storia recente della Carrara è stata anche questa. E non va dimenticata, anche solo per non ripetergli, gli errori.

Ma ora inizia il bello, anzi il difficile. Questo è il tempo dell’entusiasmo, di una festa che si trascinerà ancora per questo fine settimana, dove le code alla Carrara saranno la regola. Ma da lunedì si torna alla realtà, quella di una pinacoteca che al momento della chiusura non superava i 25 mila visitatori l’anno: per far quadrare i conti e portarla nel posto che le spetta ne servono più del doppio, senza se e senza ma. E allora ora più che mai bisogna davvero remare tutti nella stessa direzione, evitando quelle sterili polemiche che per esempio hanno accompagnato il clamoroso flop della candidatura di Bergamo a Capitale europea della cultura 2019, dove non ha perso questa o quella parte politica, ma la città intera.

E non va dimenticato. Anzi, va ricordato sempre a chi attende un passo falso, un problema qualsiasi, a chi continuerà ad indicare quello che manca invece che rimanere incantato davanti a ciò che c’è: a chi non ha l’orgoglio di dire che la Carrara è anche sua, quelli che non si mettono in gioco mai perché così vincono sempre. Perché arriveranno anche i tempi difficili, è nella logica delle cose: e allora sarà importante ricordarsi le luci di una notte di primavera e tutta quella gente in festa per un ritorno a casa. Bentornata Carrara, sei davvero uno spettacolo: ora Bergamo deve dimostrare ogni giorno di meritarti.

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