Il Papa solo
contro il nucleare

L’Orologio dell’Apocalisse segna 2 minuti e mezzo alla mezzanotte. È un orologio virtuale inventato dagli scienziati americani nel 1947 e misura la distanza che manca alla fine del mondo per mano nostra. Oggi le lancette si stanno pericolosamente avvicinando al minuto zero. Mai dal 1953, l’anno dei test termonucleari di Usa e Urss quando segnò 2 minuti alla mezzanotte, l’incubo nucleare è apparsa una minaccia così reale. Eppure non si coglie nessuna angoscia, questione rimossa dalla percezione comune. Gli scienziati hanno spostato le lancette qualche mese fa, perché le parole «guerra nucleare» sono pronunciate da più parti con estrema e folle facilità. C’è solo un uomo che ha deciso di riportare l’attenzione sull’argomento con una conferenza in Vaticano a pochi mesi dal Trattato delle Nazioni Unite che mette al bando la bomba, votata al Palazzo di vetro da troppo pochi Paesi e boicottato da tutti quelli che ancora credono nella bontà della dottrina della deterrenza con gli arsenali pieni.

Jorge Mario Bergoglio scuote il mondo, mentre sbaraglia non solo sul piano morale, ma anche su quello militare e geopolitico la dottrina del terrore reciproco e invita a mettere la parola fine alle relazioni internazionali basate sulla mutua intimidazione e sull’ostentazione degli arsenali bellici. Francesco è convinto che il solo possesso sia una minaccia e comporti un ingannevole senso di sicurezza.

Un avviso drammatico sul fatto che siamo sulla soglia del non ritorno è stato suonato al simposio vaticano da Mohamed El Baradei, l’egiziano Premio Nobel per la pace che ha diretto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, uomo che non parla a vanvera e diede del bugiardo a Bush quando mentiva sulla armi nucleari di Saddam: «Mai il mondo è stato così vicino allo scontro nucleare». Con Kim Jong-un e Donald Trump in campo c’è solo da avere paura, perché con loro la legge del timore che non giustifica l’aggressione, ma la dissuasione, può non reggere più. È la preoccupazione più grande della Santa Sede. Nell’aula del Sinodo sono sfilati in molti a spiegarlo. Bergoglio lo ha fatto con parole chiarissime evitando di porre solo una questione etica e morale. Ha detto che gli armamenti nucleari sono illogici sul piano militare e non servono ad evitare alcunché oggi, quando non abbiamo più a che fare con Kennedy e Kruscev, ma con ben altri personaggi.

Non è più il tempo del 1962, quando la crisi dei missili trovò una soluzione nella buona volontà dei due leader sollecitati alla riflessione da Papa Giovanni XXIII. Allora si costruivano armi nucleari, sicuri che nessuno le avrebbe mai usate. La deterrenza è diventata una vera e propria dottrina. Poi a poco a poco si è cominciato a ragionare sulla sua bontà e si è capito, finalmente, che il mondo è diventato totalmente insicuro.

Ma c’è un uomo solo che insiste sul superamento dei condizionamenti della storia. L’idea di Bergoglio è che la sicurezza, rispettosa della dignità umana, non dipende da qualche Stato con la bomba atomica, ma dal fatto che ogni Stato non l’abbia più. Per questo la Santa Sede è stata la prima ad aver firmato a New York il Trattato per l’abolizione delle armi atomiche.

Alla fine degli anni Sessanta era stato approvato un Trattato di non proliferazione, che è praticamente fallito, perché le bombe sono diminuite di numero, ma sono più micidiali per tecnologia con investimenti altissimi. Lo aveva già detto Benedetto XVI nel 2006, Giornata mondiale per la pace, definendo «funesta», la posizione di quei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi e ricordando al contempo, lo spreco di risorse economiche che potrebbero essere impiegate a vantaggio di tutti gli abitanti della terra e in primo luogo dei più poveri. La bomba è solo un furto di risorse. Ma nessuno lo ammette, perché il business del terrore gonfia portafogli ed esalta l’azzardo dei leader. Ecco perché sulla bomba c’è anche un vuoto giuridico.

Vale per quello che vale, ma le Convenzioni internazionali hanno proibito armi chimiche, biologiche, mine antiuomo e bombe a grappolo. Ma la bomba no, la bomba resiste, mentre le lancette corrono.

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