La cura del ferro
fa bene a Bergamo

E ora attacchiamoci al tram, perché la sola cura possibile per uscire dall’assedio quotidiano delle auto è quella del ferro. E se il servizio funziona, l’utenza lo apprezza e comincia ad usarlo: i numeri del bilancio 2017 di Teb, la società del tram delle valli, sono lì a dimostrarlo. Il segno più davanti all’utile gestionale (prima volta nella storia) fa sicuramente piacere, ma mai quanto i motivi che hanno portato a questo importante risultato. Ovvero l’aumento degli introiti da biglietti e dei passeggeri. Chi ha un po’ di memoria si ricorderà di quando a metà anni ’80 si cominciò a parlare di un tram a Bergamo: da Strasburgo ne arrivò persino uno che venne parcheggiato per qualche giorno in piazza Matteotti suscitando parecchia ammirazione e anche una discreta invidia per l’audacia dei transalpini che, investendo su questo mezzo di trasporto, stavano nel contempo riqualificando (e pedonalizzando) i centri storici delle loro città, al pari dei vicini tedeschi.

Del resto il nostro territorio poteva vantare la pluridecennale storia delle linee per le Valli, mai abbastanza rimpiante, anche se superando nostalgie di maniera a volte bisognerebbe anche confrontarsi con i bilanci in perenne rosso di quelle (poche) linee secondarie e iperlocali che resistono a fatica sul territorio nazionale. Come la Ferrovia Centrale Umbra, per esempio, messa a riposo (non a caso) lo scorso agosto in attesa di tempi migliori.

In questo senso, la soluzione Teb si è rivelata vincente, portando alla riattivazione solo di parte della tratta della Valle Seriana e cominciando a lavorare sul suo decongestionamento, almeno da Albino in giù. Un servizio moderno nelle fattezze e antico come ispirazione: comodo e capillare (la velocità non è una caratteristica propria di un sistema tramviario) che anno dopo anno ha cominciato a fare breccia nelle consolidate abitudini dei pendolari seriani. La crescita boom del 2017 se rapportata agli anni passati è davvero importante: il segnale che se un servizio funziona la gente lo usa, e che soprattutto non ci pensa due volte a lasciare l’auto a casa, a meno che non sia davvero necessaria.

Insomma, sarà una rinnovata coscienza ecologica, sarà (purtroppo) la crisi, ma i dati indicano un aumento dei passeggeri dei mezzi pubblici, sia Teb che Atb, ed è una bella notizia sotto tutti i punti di vista. Perché alla fine, gira e rigira, il trasporto pubblico ha dei suoi punti fermi: più passeggeri uguale più introiti uguale più investimenti uguale più mezzi uguale più servizi uguale più passeggeri. E il cerchio continua.

I dati Teb confermano quindi che la cura del ferro serve e fa bene. E fanno molto sperare le linee strategiche di sviluppo della mobilità nel territorio del capoluogo e del suo hinterland, dove insistono quasi metà degli abitanti dell’intera provincia. In qualsiasi altra parte d’Europa la Ponte San Pietro-Bergamo-Montello sarebbe diventata una linea metropolitana da mo’, noi ci proveremo nei prossimi anni e potrebbe davvero essere una svolta per la mobilità di migliaia di persone.

Analogamente il progetto della linea T2 per Villa d’Almè è strategico come pochi perché contribuirà ad alleviare la pressione di quella parte del territorio verso la città e attenuare le code chilometriche di ogni giorno. Due interventi, ai quali aggiungere il treno per Orio, che potrebbero cambiare in modo radicale il nostro modo di muoverci, le nostre abitudini e la nostra qualità di vita: i progetti ci sono, la volontà politica pure, i soldi quasi. Al lavoro, perché ci sono treni (o tram) che passano davvero una volta sola.

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