Ius Soli, Renzi si gioca
il recupero del Pd

Ancora qualche intoppo d’aula, come quelli accaduti ieri, ma presto il disegno di legge sullo ius soli diventerà legge a tutti gli effetti. Ieri al Senato un pasticcio dei democratici sull’iter delle norme anticorruzione ha rinviato, con forte disappunto del ministro dell’Interno Marco Minniti, il passaggio d’aula del testo che riconosce la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, ma ormai la scadenza per l’approvazione definitiva della legge è davvero ravvicinata

Come è noto, il ddl è già stato approvato alla Camera e basta ormai il voto di palazzo Madama per farlo pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale: per ottenere quel voto il governo Gentiloni è pronto anche a porre la questione di fiducia che servirebbe a saltare a piè pari gli ottomila emendamenti presentati dalle opposizioni e arrivare rapidamente al sì o no definitivo. Certo, Matteo Salvini ha promesso di occupare il Parlamento («pacificamente») ma il presidente del Consiglio non ha dubbi sull’esito finale. E meno di lui li ha Matteo Renzi secondo il quale questa legge «vale la legislatura». «È una promessa che abbiamo fatto agli ottocentomila ragazzi nati e cresciuti in italia, e la manterremo: è una questione di civiltà», queste le parole del segretario democratico.

A ben guardare, lo ius soli ha un immenso valore politico ed elettorale, sia per chi lo propone sia per chi lo osteggia. Partiamo da chi lo vuole: essenzialmente il Pd e la sinistra varia presente in Parlamento, da quella tuttora in maggioranza - i demoprogressisti di Pierluigi Bersani - a quella all’opposizione come la ex Sel di Nicola Fratoianni. Ma sarà il solo Renzi ad intestarsela, e lo farà nella prossima campagna elettorale per respingere le accuse dei suoi tanti nemici che lo descrivono come un destro, pronto all’alleanza con Berlusconi nella prossima legislatura. Dovrebbe essere lo ius soli, materia ideologica per eccellenza, a riconquistare al Pd l’elettorato di sinistra e cattolico-progressista che negli ultimi anni ha abbandonato il partito, come hanno dimostrato le recenti consultazioni amministrative. Almeno questa è la speranza di Renzi e dei suoi accoliti, che hanno bisogno di argomenti per ricacciare indietro l’offensiva dei bersaniani e di tutti coloro che si preparano a spolpare il Pd per poter affermare la propria esistenza in politica, anche a costo di propiziare così la vittoria dei Cinque Stelle o del centrodestra. Ius soli, anticorruzione e legge del «dopo di noi» saranno i motivi dominanti della campagna elettorale dedicata all’elettorato di sinistra con l’obiettivo di restringere il campo progressista che dichiaratamente vuole essere alternativo al Pd e soprattutto alla sua leadership renziana.

Quanto a chi osteggia lo ius soli, nulla potrebbe oggi essere più conveniente dal punto di vista elettorale. Non a caso a battersi contro il disegno di legge non è la sola Lega, ma si sono aggiunti anche i Cinque Stelle oltre naturalmente a Forza Italia, ma con meno vigore, e a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Passata la battaglia parlamentare, che sicuramente registrerà momenti di alta spettacolarità (ricordate i disordini d’aula in cui rimase contusa la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli?), ci sarà probabilmente un referendum per abrogare la legge. Con gli sbarchi di immigrati che si susseguono a ritmo crescente, con le proteste di sindaci e governatori di Regione, con i disordini nei paesi che non ne vogliono sentire di nuovi arrivi di rifugiati, sarà un gioco da ragazzi raccogliere le firme per abrogare lo ius soli, e magari poi vincerla anche, la competizione referendaria.

Insomma, ognuno avrà la sua bandiera da sventolare. Le elezioni si avvicinano e i temi «forti» saranno quelli che faranno la differenza per aggiudicarsi la vittoria: Renzi non vuole più perdere l’elettorato tradizionale del centrosinistra, e dunque intende radicarsi meglio nella sua area tradizionale; e a destra c’è da spartirsi un immenso patrimonio elettorale. Ma attenzione: ad attingere a quel patrimonio ora ci sono anche i grillini, decisissimi a raccogliere il consenso di tutti gli scontenti d’Italia, compresi gli scontenti a causa di una politica sull’immigrazione «troppo permissiva».

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