Isolarsi dall’Europa
è un rischio pericoloso

Non è un buon momento per i rapporti tra il governo di Matteo Renzi e i partner europei. Si accavallano le frizioni, quando non le aperte rotture, gettando un’ombra pesante sui prossimi passi che Roma dovrà fare con Bruxelles quando presenterà alla Commissione la legge di Stabilità. Del resto al vertice di Bratislava è stata plateale la diversità di vedute tra Germania, Francia e Commissione da una parte e l’Italia dall’altra: le conferenze stampa separate, con Merkel e Hollande da una parte e Renzi da un’altra, hanno plasticamente evidenziato che non si è trovata una linea unitaria sulla flessibilità nei conti pubblici e sulla politica dell’immigrazione, e soprattutto che l’Italia sta rischiando un isolamento assai dannoso per la tutela dei nostri interessi.

Infatti l’incontro che ci sarà mercoledì prossimo a Berlino tra Jean Claude Juncker, Angela Merkel e Francois Hollande esclude l’Italia, anche se la cancelleria tedesca ha precisato che si tratta di un meeting concentrato esclusivamente su un tema settoriale come la digitalizzazione e che da tre anni si tiene in occasione del convegno degli industriali europei. Precisazione diplomaticamente necessaria e cortese ma che non cambia la sostanza delle cose: a Berlino si incontreranno i vertici dell’Unione, e tra questi vertici noi non siamo previsti.

È sicuro che si tratta di una ritorsione: da settimane ormai Renzi è in polemica con Bruxelles per ottenere maggiore flessibilità nei conti pubblici oltre agli aiuti per fronteggiare l’emergenza immigrazione, e ad ogni brusca uscita del nostro presidente del Consiglio ha fatto da controcanto una dichiarazione altrettanto decisa dei partner: prima quella del commissario europeo all’Economia Moscovici, poi del capo della Bundesbank Weidmann, e infine di Junker in persona. Tutti a dire: cari italiani, la flessibilità che avete avuto finora è il massimo che potete pretendere; non è tollerabile alcun abuso. Insomma, contentatevi. Tutte parole che naturalmente nascondono il fatto, per esempio, che Francia e Spagna hanno un rapporto deficit-Pil che è il doppio del nostro che si ferma largamente sotto il tre per cento e dunque rispetta i parametri comunitari, e non prendono in considerazione l’egoismo teutonico che ha un surplus commerciale ben al di sopra delle regole senza alcuna intenzione di spendere quei soldi incentivando gli investimenti per aiutare l’anemica ripresa in corso nella Ue.

L’esclusione di Renzi è un messaggio chiaro: non insistere con le tue richieste e abbassa i toni. Eppure non è passato molto tempo da quando nell’isola di Ventotene Renzi ospitò proprio la Merkel e Hollande per celebrare, nella culla dell’europeismo spinelliano, il nuovo «direttorio» europeo, con l’Italia finalmente accolta al posto dei fuoriusciti inglesi. Ma ora capiamo che c’era tanta scena in quella cordialità, e che la sostanza dei rapporti è molto più sgradevole. E poi c’è da considerare la consueta doppiezza francese aggravata dalla mediocrità di Hollande: il capo dell’Eliseo da una parte ha partecipato alla riunione dei paesi mediterranei dell’Unione che tanto ha fatto infuriare i tedeschi («Siete degli irresponsabili», «Siete poco intelligenti»), dall’altra si accoda ai tedeschi ad ogni fischio di Berlino.

La flessibilità sui conti serve a Renzi come il pane ora che Pier Carlo Padoan sta scrivendo la legge di Stabilità e con essa deve mantenere tante promesse e cercare di mettere più benzina possibile nel motore ancora imballato dell’economia. Gli ultimi dati Istat dimostrano che la recessione è finita nel 2014, quindi all’avvento del governo renziano, ma ci ricordano ancora che siamo allo zero virgola –ben al di sotto della crescita programmata - e che , come ammette lo stesso premier, «la strada per la ripresa è ancora lunga».

Ma proprio per questo l’isolamento in Europa è pericoloso: vedremo se Matteo si dimostrerà un abile giocatore di poker e vincerà la sua partita portando a casa un po’ di fiches, o se invece questa volta si è fatto prendere la mano dalla sua caratteriale irruenza.

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