Investimenti finanziari
e chiarezza sui costi

Il 3 gennaio prossimo entrerà in vigore la Direttiva Mifid 2 (Markets in financial instruments), che contiene un sostanziale aggiornamento della regolamentazione del mercato dei servizi finanziari introdotta con la Mifid del 2007. La crisi finanziaria degli ultimi anni e, soprattutto, alcuni scandali bancari che hanno coinvolto migliaia di risparmiatori, hanno reso necessario un ripensamento della normativa esistente, che è apparsa spesso viziata da meccanismi opachi e penalizzanti per la clientela e non ha impedito che la filiera dei prodotti finanziari si dimostrasse legata prevalentemente a un’idea di vendita, piuttosto che a un servizio di consulenza.

Ne è conseguita la presenza di frequenti conflitti d’interessi, con la conseguenza che nell’offerta dei prodotti finanziari, in non pochi casi, non fosse l’interesse del cliente a prevalere, bensì la convenienza dei collocatori. La Mifid 2 si propone di superare queste distorsioni garantendo la massima trasparenza per i risparmiatori, offrendo loro la possibilità di rivolgersi a qualificati professionisti, in grado di fornire la migliore consulenza possibile per la gestione dei loro risparmi. È questo, d’altro canto, un tema che riveste particolare importanza per il nostro Paese, perché in gioco c’è la ricchezza delle famiglie italiane, un patrimonio importantissimo - tra gli stock più elevati al mondo - che necessita della massima protezione.

La Mifid 2 richiede agli intermediari finanziari di essere trasparenti su spese e commissioni pagate dal cliente, che dovranno essere espresse sia in termini assoluti che percentuali. Richiede, inoltre, che vengano inviate al cliente, almeno una volta l’anno, informazioni dettagliate su tutti i costi relativi a strumenti finanziari e servizi accessori, quali la consulenza. I clienti potranno così essere aiutati a capire meglio quale sia l’impatto dei costi sul rendimento degli investimenti. È fatto anche obbligo agli intermediari di «categorizzare» i clienti in «investitori al dettaglio» e «investitori professionali», per accertarne l’idoneità all’investimento per certi tipi di prodotti. Altro aspetto rilevante è l’attribuzione di nuovi poteri alle autorità di controllo nazionali, cui è data la possibilità di restringere o vietare la commercializzazione di prodotti che non rispondano a determinate caratteristiche di trasparenza.

Tutti i fornitori di servizi finanziari dovranno garantire la «best execution» alla propria clientela, dimostrando che l’ordine d’investimento è eseguito alle migliori condizioni di mercato. Infine, è previsto che gli intermediari agiscano sempre in conformità agli interessi degli investitori, fornendo loro informazioni dettagliate in merito ai prodotti e ai servizi offerti. I consulenti finanziari, d’altro canto, hanno l’obbligo di comunicare al cliente se il servizio di consulenza venga fornito su base indipendente o meno e devono consigliare prodotti e servizi tenendo sempre conto del profilo di rischio/rendimento del cliente.

È del tutto evidente che la Mifid 2, mettendo in primo piano la trasparenza nelle negoziazioni, offra ai risparmiatori maggiori garanzie e più strumenti informativi per capire che tipo di prodotti stiano acquistando e, soprattutto, quante e quali spese dovranno sostenere. Mette, inoltre, produttori e distributori di fronte alla necessità di operare una rivoluzione organizzativa, di performance e abbattimento costi. Tutto ciò rende quanto mai necessario un adeguato aggiornamento dei professionisti del settore, con specifici piani di formazione che molte banche hanno già avviato.

È molto importante predisporsi a un’applicazione piena delle nuove regole, il cui scopo finale è proprio favorire una sana e corretta competizione di mercato, partendo dalla più ampia possibile tutela dei diritti degli stakeholder, clienti in primis.

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