L'Editoriale
Mercoledì 11 Maggio 2016
In Expo l’antidoto
all’incubo pesticidi
«Chiare, fresche et dolci acque» scriveva Petrarca nel Trecento. Chissà come il poeta definirebbe oggi fiumi, laghi e torrenti italiani. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha rilevato che la presenza di pesticidi in acque di superficie è in crescita ed è stata riscontrata anche in quelle estratte dal sottosuolo per l’irrigazione. Sostanze chimiche sono presenti nel 64 per cento dei punti controllati. Residui di pesticidi sono stati rinvenuti addirittura in profondità protette da strati geologici difficilmente permeabili.
Diserbanti usati in agricoltura superano i limiti anche nella Bergamasca, dalla pianura alle valli. Le situazioni negative sono frequenti nel Nord: questo può dipendere anche da controlli più attenti e regolari. Nell’Alto Adige delle mele e dello yogurt sono stati trovati pesticidi in tutti i luoghi dei prelievi. Seguono l’Umbria «cuore verde» con il 95 per cento di punti contaminati, la Toscana del Chianti e degli agriturismi con il 90. È un paradosso. Nel periodo 2012-2014 in cui in Italia le spese per i pesticidi sono aumentate del 3 per cento, sia il reddito sia l’occupazione agricola sono calati del 4 per cento. I conti non tornano. Anche perché il reddito di un agricoltore biologico nel 2013 era di 51mila euro, quello di un agricoltore convenzionale di 34mila: a livello mondiale, il fatturato del mercato bio è vicino alla cifra record di 100 miliardi di dollari.
Chi vuole introdurre gli Organismi geneticamente modificati sostiene che permetterebbero di avere, per esempio, piante resistenti agli insetti o ai virus, consentendo un uso minore di pesticidi. Mentre Obama nel 2013 ha proibito ai giudici federali degli Stati Uniti di introdurre divieti di vendita per gli Ogm, in Italia, nel febbraio dell’anno scorso, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di un agricoltore friulano che chiedeva il permesso di utilizzare sementi modificate. La sentenza conferma che l’Italia resta un Paese in cui è vietato l’impiego di qualsiasi tipo di Ogm. Su questo fronte, quindi, la chiusura è totale. Una linea ambientalista, contraddetta dall’aumento dell’uso dei pesticidi.
Dal 1950 la popolazione mondiale è più che raddoppiata, mentre l’area destinata alle coltivazioni è cresciuta solo del 10 per cento. L’enorme pressione ha portato a produrre sempre più cibo, a basso costo, su terreni che diventano inesorabilmente più poveri, sempre più privati delle sostanze nutritive. L’attuale sistema agricolo – intensivo e su scala industriale – si regge sull’impiego abbondante di prodotti esterni, come, oltre ai pesticidi, i fertilizzanti. La persistenza di queste sostanze ha favorito la ricerca sui potenziali rischi per la salute umana: gli studi rivelano ormai associazioni statistiche tra esposizione e aumento del rischio di sviluppare diversi tipi di tumore, malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer e patologie neonatali. Siamo tutti esposti a un cocktail di pesticidi attraverso il cibo che consumiamo ogni giorno. L’unico modo sicuro per ridurre la nostra esposizione a queste sostanze tossiche è abbandonare l’attuale modello di produzione industriale del cibo, molto dipendente dalla chimica, e investire in un’agricoltura sostenibile.
È questa l’unica via per nutrire una popolazione mondiale di oltre sette miliardi di persone e in costante crescita e, allo stesso tempo, tutelare la salute umana e gli ecosistemi che ci sostengono. Non resti inascoltato l’appello della Carta di Milano, l’eredità dell’Expo, per un cibo sano, sufficiente e nutriente. E per un’acqua pulita.
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