Terremoto elettorale
L’Europa ci guarda

Delle ultime elezioni amministrative una cosa è certa: non hanno mai avuto una così grande risonanza internazionale. Si pensi solo che fino al 2013 l’Italia era bloccata e le uniche notizie dalla penisola erano i «bunga bunga» berlusconiani. L’aver affidato il destino amministrativo delle due capitali storiche Torino e Roma a due giovani donne è segno di un mutamento non solo politico ma anche antropologico. Gioventù e genere danno il senso del cambiamento molto di più di un programma politico.

La comunicazione avviene sul piano mediatico e per il telespettatore europeo l’immagine di una Chiara Appendino è certamente più coinvolgente di quella di Piero Fassino. L’altro fattore di novità è l’affermazione dei 5 Stelle . Una forza politica nata sette anni fa ed ora in grado di sfidare il governo nazionale. Un argomento che intriga l’opinione pubblica europea alle prese con movimenti simili in quasi tutti i Paesi europei. Forze centrifughe che intendono uscire dall’Ue e si volgono alla dimensione nazionale come ultimo strumento rimasto per affermare la propria sovranità. In questo processo balza all’occhio la diversità italiana. Dalla fase del «Vaffa» i seguaci di Beppe Grillo hanno avuto anch’essi una mutazione e si manifestano volentieri come forza di governo che intende costruire più che distruggere. Basti ascoltare il messaggio di Appendino ridondante di storia patria e di senso delle istituzioni per capire che le forze definite antisistema si stanno emancipando dal populismo e esprimono il mutamento in atto nella società italiana.

Una maturazione di cui vediamo i frutti anche nel discorso dello sfidante a Milano di Beppe Sala. Non una frase quella di Parisi che esaltasse la faziosità. L’impegno civico, la correttezza istituzionale, il desiderio di fare di Milano un modello per l’Italia nei rapporti di fair play con l’avversario politico, la convinzione del dovere di responsabilità verso il bene comune: sono queste le vere novità di questa tornata elettorale. All’estero se ne sono accorti e il telegiornale tedesco vi ha dedicato servizi puntuali e non faziosi. Se l’Italia avvolta negli scandali attira le morbosità dei media internazionali, è anche vero che un Paese che sta cercando uscire dalla crisi con le proprie forze suscita interesse. Insomma l’Italia degli spaghetti con la pistola che negli anni Settanta con la copertina di «Der Spiegel» ha segnato l’epoca della decadenza, lascia il posto ad un’idea dell’Italia che corrisponde alla sua realtà fatta di chiaroscuri ma non più condannata all’immobilismo. Un percorso iniziato con l’avvento di Matteo Renzi che ha segnato l’immaginario internazionale per la sua spinta giovanilistica in un Paese percepito fino ad allora come anziano e parassitario. Questo spiega la vicinanza dei media internazionali che percepiscono le notizie di politica interna italiane come attinenti alla vita nazionale dei singoli Paesi dell’Unione. L’Europa è diventata il mercato comune anche dell’informazione e le barriere nazionali che si vogliono erigere vengono poi di fatto eliminate da questa comunanza di destini cui il continente, a volte suo malgrado, è vocato. Ciò che accade a Roma costituisce un evento per chi sta a Berlino cosìcome a Parigi o Londra. E questo perché da queste scelte locali si può leggere il vento che spira nel Paese e quindi indovinare la sua direzione. Una cosa che può essere indicativa degli sviluppi in atto in tutta Europa e quindi anche nel singolo Paese interessato. Si comincia a prendere dagli altri Paesi quello che di buono possono offrire e non solo respingere ciò che vi è di riprovevole. C’è in atto un processo di contaminazione positiva che contribuisce a fare dell’Europa un entità tendenzialmente uniforme. E questo proprio quando il continente si contorce sulle pulsioni separatistiche dei britannici. E del resto che Virginia Raggi auspichi di essere il sindaco di tutti, anche dei suoi oppositori, è forse il segno, dopo anni di faide, che anche in Italia la democrazia assume tratti di civiltà politica comuni in Europa.

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