L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 21 Aprile 2015
Il rumore dei soldi
e l’urlo dei disperati
Questa sera non riesco a lavorare, leggere, scrivere… niente. La mia coscienza viene continuamente visitata da immagini di morte. Non è la morte che mi infastidisce e mi lacera. Da tempo ho imparato che il morire è dimensione costitutiva dell’esistenza di ciascuno di noi, quella dimensione che contribuisce a rendere così unica la mia vita e quella degli altri.
No, non è questo che mi sconvolge. La morte causata come rischio calcolato per il proprio reddito, è questo che mi uccide, che erode la mia sensibilità e la mia umanità. Non riesco a sopportare l’idea che qualcuno pensi di fare più soldi possibili stipando persone nel fondo di una nave, seppellendo così la speranza sotto qualche mazzetta di migliaia di euro.
Naturalmente, ancora una volta, ci saranno proclami, indignazione dichiarata, promesse. La tristezza è che tutti sappiamo che, dopo qualche momento di smarrimento e sbigottimento, tutti ritorneremo alla nostra vita, così ricca e così povera. L’emozione, le lacrime, avranno lavato e drenato il nostro cuore e noi ci ritroveremo più poveri di prima, perché insieme alle immagini, avremo lasciato andare nella discarica anche noi stessi. Siamo talmente abituati all’idea che tutto è misurabile in produttività e denaro, che ormai non ci impressiona nel profondo che qualcuno guadagni anche sul viaggio della disperazione di altri.
Qualcuno ha detto che i campi di concentramento sono stati la realizzazione ultima della ragione disponente, una sorta di fabbrica della morte che la tecnica è riuscita a mettere in campo per la distruzione di un popolo. Oggi quella razionalità, quella del guadagno con il minor spreco di risorse, sta trasformando il mare in una tomba: le acque del mare non si chiudono sui carri e i cavalli del Faraone, ma sul respiro di uomini, donne e bambini che hanno scelto il viaggio come ricerca di possibilità.
Noi, che siamo gli eredi, in Occidente, della concezione nobile di quella ragione; noi che abbiamo scoperto i diritti che esprimono l’altezza e la bellezza della libertà, non siamo capaci di azioni efficaci e significative per dire che quell’ultimo respiro soffocato dalle acque e dai dollari risuona come un grido nella nostra coscienza. È come dire che la sicurezza della nostra quotidiana esistenza è la rivendicazione assoluta, è il rumore più forte che copre ogni altro grido o sospiro.
Una grande tristezza, aggravata dal fatto che noi abbiamo contribuito all’esodo di quelle persone. Abbiamo decostruito i loro Paesi al grido di «democrazia!», abbiamo bombardato, alfieri dell’esportazione dei diritti, ma – in realtà – lo abbiamo fatto, lo sappiamo, per mettere al sicuro risorse, contratti, possibilità economiche e politiche: solo chi bombarda ha poi il diritto di ricostruire. Mettici anche l’ingrediente religioso, la possibilità di giocare la carta della divinità per giustificare l’identità nazionale che assicura il potere e il gioco è fatto.
Ci sarà un domani diverso? Verrà un giorno in cui l’esercizio del potere, sia esso economico o politico, senta la necessità di superarsi in ciò che ci rende più umani? Quando ritroveremo l’idea che l’ospitalità è la cifra che caratterizza la nostra vita sin nelle sue radici più profonde? Quando riscopriremo che il nostro sì all’altro nell’accoglienza è, di fatto, già una risposta al fatto che l’altro ci ha detto sì, ci accoglie e rende così vivibile la nostra esistenza? E quando arriveremo a comprendere che la politica e l’economia sono umane solo se si mantengono in questa relazione?
È una lunga via quella che dobbiamo intraprendere. Sappiamo bene che le risorse sono limitate, sappiamo che la vita è anche inevitabilmente conflitto. Forse quello che non sappiamo più è che il conflitto lo si sente se, insieme, si sente l’altro e si rimane nella relazione con lui. Si tratta di uscire dall’idea che il «diritto» è una rivendicazione per il proprio benessere, e iniziare a pensare che esso è l’espressione di un appello, che ci chiama a deciderci per una vita che è umana solo quando lascia che l’altro entri nella nostra vita, anche con il suo odore di putrefazione e di morte.
L’Europa, l’Occidente, non metteranno fine alla propria decadenza senza fare i conti con questa dimensione fondamentale dell’esistenza. Rimangono l’angoscia e la tristezza, rimane la vergogna per le strumentalizzazioni politiche di questa ecatombe. Speriamo solo che queste morti ci aiutino a farci comprendere che l’indifferenza ci farà perdere noi stessi, il senso della convivenza civile, della democrazie, che noi avremmo paradossalmente la pretesa di esportare. Nulla si può esportare se non è accompagnato da un’esposizione di sé che comunichi praticamente la propria intenzione di far vivere l’altro. La giustizia non è una parola, ma una vita.
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Giovanni Maroni
9 anni, 8 mesi
Caro Sig.Pietro Sangaletti, non fa una virgola il suo commento anzi, io con il mio volevo dire le stesse cose che lei ha scritto. Ho solo usato parole diverse. Chi ci specula sopra e proprio la stessa gente che poi, usando la "seconda faccia" ne fomentizza razzismo a go go. Da un lato ci lucrano con i fondi eurpei e dall altro si tengono stretti i voti degli italiani. Noi tanto siamo tutti pecore e asinelli.
Pietro Sangaletti
9 anni, 8 mesi
Sig. Giovanni Maroni, lei dev'essere parente nel pensiero e scritto del sig. James Organisti. Datevi una sciacquata agli occhi e guardatevi attorno. Questa gente disperata lo è perché ci sono persone che speculano sul loro dolore. Più che fustigare il popolo italiano, popolo che nei propri limiti e poteri ha sempre aiutato i più sfortunati, si guardi a chi deve per potere legislativo operare e recidere questo cancro e non lo fa. Se non si usa la mannaia (senso metaforico della parola) per stroncare il problema che i governi occidentali hanno creato, non si può a questo punto colpevolizzare chi non centra. Abbiamo già i nostri pensieri che sono il tirare a campare dignitosamente fino alla fine del mese, e trovarci sul groppone anche questo, mi sembra un po troppo.
Giovanni Maroni
9 anni, 8 mesi
Cari colleghi commentatori, l Italia ahimè ha una pessima fama all estero e tutti dovremmo sapere il perché. Figuriamoci i paesi più vicini a noi come quelli confinanti. L Italia è un paese con la più alta percentuale di ladri , considerando tutti i reati, dallo scippo alla truffa alla frode..etc. Quindi, scusate, ma chi cavolo vi aspettate che venga qui da noi come immigrato!? Ultimamente in ogni città della Germania ogni giorno arrivano decine e centinaia di nuovi immigrati italiani, volete dirmi che tutti questi siano persone da Alti comportamenti? Però, al momento, non c'è nessuno che gli vieti di entrare e sono in pochissimi a esprimere giudizi razzisti verso questi poveri immigrati italiani, mentre in Italia sono pochi gli immigrati onesti proprio perché la maggior parte degli italiani non lo è! Ciò che si semina si raccoglie.
Alex Biffi
9 anni, 8 mesi
L'estensore dell'articolo forse non s'intende troppo di territorio e demografia quando scrive di accoglienza tout court, altrimenti si renderebbe conto che stipare milioni di persone in territori, appunto, già al limite demografico è cosa risibile e oltremodo pericolosa. Risibile perché è assurdo pretendere che stati con 400 abitanti a km/q possano sopportarne un ulteriore incremento senza un vero e proprio collasso delle loro strutture socio-ambientali e pericolosa perché, così facendo, si alimentano speranze in persone che, attraverso politiche più avvedute e lungimiranti, potrebbero benissimo trovare un futuro nei loro luoghi natii e che invece si ritroveranno a condurre un'esistenza emarginata agli angoli della nostra società. Chiedere a chi li spinge all'invasione dell'Europa, sceicchi del petrolio in primis, di farsene carico sarebbe troppo?
Ila Canova
9 anni, 8 mesi
Vive tra le nuvole il nostrano articolista in un mondo tutto suo quando la realtà è ben diversa,fatti quotidiani evidenziano lo stato disastroso del comportamento degli extracomunitari ed in più dobbiamo mantenerli. Gli sponsor ci sono,buonisti e piddini,un extra a casa di ognuno di loro e risolviamo il problema....anzi precisiamo,lo rimandiamo perchè appena si accorgono con chi hanno a che fare saranno i primi a rispedirli ai loro paesi di provenienza,compreso il sig.Organisti.
Giancarlo Passalacqua
9 anni, 8 mesi
Caro James Organisti , la demonizzazione dell'occidente in questi termini non la trovo giusta,è vero , molti errori si sono fatti,ma è anche vero che l'onere di tracciare il solco della civiltà da qualche secolo è stato appannaggio dell'occidente , quando si traccia la via gli errori sono inevitabili, altri popoli hanno tratto vantaggi dalla via tracciata ma hanno fatto i soliti errori se non peggio dimostrando non sapere trarre insegnamento dagli errori fatti da chi sta faticosamente tracciando il solco della civiltà . La chiesa non si può dichiararsi immune ,quanti errori ha fatto per arrivare alla maturità ed apertura mentale che oggi ha raggiunto ? La strage dei Watutsi dovrebbe avervi insegnato che non si seminano tempeste ,mi sembra che questo vizietto non l'abbiate perso.
Francesco Rozzoni
9 anni, 8 mesi
Che belle parole, quante buoni propositi e quanta filosofia. Ma la storia ci insegna che buona parte dei filosofi antichi vivevano grazie ad un mecenate, uno sponsor in gergo moderno. Quindi i filosofi potevano filosofare senza entrare nei volgari dettagli della vita terrena, quelle incombenze erano dello sponsor, loro erano dedicati a pensieri superiori e sublimi. In pratica vivevano a scrocco. Ecco, questo mi sembra il sunto dell'articolo: forza, italiani, serve uno sponsor di quelli robusti, che non faccia domande e che creda di aver salvato il mondo, garantito dal filosofo scroccone. Probabilmente l'autore non sa neanche cosa è un bilancio, una previsione di spesa, etc, ma tant'è , sono dettagli così materiali, non sono per gente di alti pensieri. Vivere a scrocco ha i suoi vantaggi, nessuna preoccupazione materiale: ma attenzione, bisogna trovare lo sponsor
Alessio Finazzi
9 anni, 8 mesi
io vado in africa per lavoro e non come volontario e vedo il mondo del lavoro. non si entra in uno stato senza visto e il visto lo paghi bene, se non rispetti i termini espulsione e non torni piu. non sono ne razzista ne menefreghista, ma non è così che si aiutano le persone, prima di tutto l'aiuto deve essere poter vivere a casa propria serenamente, questo vale per gli immigrati come per noi. adesso per far piacere a pochi tutti dobbiamo sorbirci orde di immigrati? io non sono d'accordo, poi ognuno agisca come crede per conto proprio ma non per conto degli italiani che mai e poi mai sono stati consultati sul immigrazione.
pierluigi facchetti
9 anni, 8 mesi
I soldi non li fanno solo gli scafisti, ma anche la galassia di chi si intrallazza e che fa da corollario alla "emergenza profughi". Io non mi sento affatto in colpa di non volere l'immigrazione. Ognuno se ne stia a casa sua.
Paolo Bazzana
9 anni, 8 mesi
Fondamentale è leggere "noi li abbiamo bombardati in nome della democrazia" e il "noi dobbiamo accogliere". In questi 2 passaggi si possono vedere come la libertà individuale non conti nulla, e lo stato, mostra quello che è: un nemicoche costringe i propri cittadini (sudditi? schiavi?) con la forza ad obbedire alle sue decisioni. 1o- Lo Stato ha bombardato e gli stati fanno guerre. Non il cittadino 2o-Lo stato obbliga i cittadini a rispondere delle conseguenze nefaste delle azioni intraprese dallo Stato. (problemi di sicurezza e e tutti gli altri legati all'immigrazione). 3o-La solidarietà e la carità non è mai obbligatoria, ma frutto di scelte personali, almeno nel cristianesimo. Quindi perchè lo stato dovrebbe intervenire usando i soldi privati dei cittadini, a cui sono stati sottratti coercivamente, per portare carità e solidarietà a terzi senza il consenso dei cittadini??? Non si obbliga alla solidarietà! Se no, è un furto, una rapina, un'espropriazione di beni con la forza!
Pietro Sangaletti
9 anni, 8 mesi
Un altro articolo che all'inizio parte con la retorica del dolore a 360°. Articolo che poi verso la fine, accusa "noi" italiani di voltarci dall'altra parte e non vedere il problema che riguarda tutti e infine alla conclusione invita ad essere buonisti e accogliere sempre "noi" i clandestini cammuffati da profughi. L' articolista non scrive nell'articolo ( forse non so leggere io) che lui da il buon esempio nell'accogliere qualche clandestino in casa sua. Per parte mia, io non ci sto! La carità la faccio per conto mio, non impostami da questo governo. Stiamo diventando la cloaca dell'Europa. I Morti dei naufragi attuali sono da attribuire a questo governo che non interviene a fermare questo dramma del mare. Anzi...