Il principio del mosaico
e i valori intermittenti

Se la festa dell’Immacolata è religiosa, perché tutti fanno vacanza senza porsi il problema della laicità o del rispetto di altre religioni come per i presepi? Non ho mai sentito di un caso di obiezione di coscienza dalle ferie. Questo dice molto. Anzi appena si può, come quest’anno, si fa il ponte ringraziando la Madonna. Mi ha fatto anche sorridere notare un dettaglio nell’intervista al dirigente scolastico di Rozzano: mentre difendeva con orgoglio la sua posizione laica motivando il no al presepio nella sua scuola, aveva alle spalle attaccato al muro il ramoscello d’ulivo benedetto la Domenica delle Palme.

Il segno della Pasqua se ne stava lì sornione forse non capendo neanche lui perché il fratello, simbolo del Natale, non potesse entrare.

Dialogare significa incontrarsi tra diversi, ma questo richiede come punto di partenza una chiara coscienza e una ferma difesa della propria identità. Solo così posso cogliere differenze e specificità. Guai a rinunciare a ciò che si è. Il risultato non sarebbe la pace, ma un gran minestrone.

Ciò che mi piacerebbe sentire in questi giorni è la notizia di una scuola in cui i bambini cattolici prendessero per mano i loro compagni islamici e davanti al presepio leggessero questo testo: «Questo è il racconto della Misericordia del Signore. “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore”. Disse Maria: “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata?”. Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: Ciò è facile per Me. Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra”. Lo concepì e si ritirò in un luogo lontano. Tornò dai suoi portando il bambino. Dissero: “Come potremmo parlare con un infante nella culla?”, ma Gesù disse: “In verità, sono un servo di Dio. Ha fatto di me un profeta. Pace su di me, il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”. Gloria a Lui! Quando Dio decide qualcosa dice: “Sii! Ed essa è”». Sapete che testo è questo? È la Sura 19 del Corano. Sì, anche l’Islam ha la nascita di Gesù. Perché i nostri bambini non potrebbero leggere una pagina del Corano insieme ai loro compagni islamici davanti a un presepe cristiano? Sarebbe molto più educativo che vedere adulti che urlano al posto di parlarsi, senza sapere che per un presunto rispetto dell’altro si sta cacciando una parte che appartiene anche a loro e che potrebbe essere invece una scintilla di unità. La vera laicità non è sostituire dogmi con altri dogmi, ma è insegnare a farsi delle domande profonde.

Per curiosità, Maria nel Corano è l’unica donna nominata per nome e quando la si nomina si aggiunge «Alayhā l-salām - su di essa sia la pace». Solo di essa è detto che Dio l’ha «eletta» fin nel seno della sua mamma, prima della nascita (quello che noi diciamo Immacolata Concezione). Gesù viene chiamato nel Corano: «Il Cristo Gesù, figlio di Maria»: mai qualcuno è chiamato in arabo figlio di una donna, ma sempre di un uomo.

Circa 2000 anni fa, l’Imperatore Marco Aurelio, che non era né cattolico, né islamico, né ateo, né laicista, ma solo un grande pensatore, giocando sulla differenza tra melos (membro) e meros (parte), disse: «Ripeterai spesso: io sono un membro (melos) dell’organismo formato dagli esseri razionali. Se invece dirai che sei solo una parte (meros) significa che non ami ancora con tutto il cuore, perché lo fai solo come tuo dovere e non come se facessi del bene a te stesso». Questa differenza qualitativa tra meros (parte) e melos (membro) ha la stessa valenza in due termini nostri: integrazione e interazione. Tutte e due dicono «accettazione», ma divergono nel modo di attuarla. «Integrazione» equivale a meros (parte), perché, mirando ad una società omogenea, ha come presupposto che prima o poi, con la seduzione o con la forza, le differenze debbano sciogliersi. È una coesistenza senza convivenza. «Interazione» equivale invece a melos (membro), perché implica la necessità per una cultura di definire se stessa per entrare in relazione con le altre, nella disponibilità a cogliere di più ciò che unisce di ciò che divide. Ciò è anti-fondamentalista e anti-relativista.

È il principio del mosaico: ognuno pur piccolo, che sia al centro o in un angolo, deve curare di stare al suo posto, di stare attaccato agli altri, di essere quello che è, cioè far rilucere al massimo il proprio colore, che viene dalla consistenza della materia di cui è fatto. E se questo mosaico raffigurasse una natività, forse ci renderebbe tutti più ragionevoli, obiettivi e con valori che non siano a intermittenza.

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