Il pallone corrotto
e la caduta degli dei

Li chiamavano il Gatto e la Volpe. Per dirla con Trapattoni, il Gatto è finito nel sacco, la Volpe in pellicceria. Per anni hanno fatto finta di litigare, salvo mettersi insieme nei guai. Scegliete voi chi sia il Gatto e chi sia la Volpe. Personaggi e interpreti di quella che sarebbe una farsa se non fosse un dramma per il massimo consesso calcistico a nome Fifa che mette paura al solo nominarlo, tanto l’acronimo conferma il monito degli antichi padri: nomen omen.

Signori e signori ecco a voi Joseph Blatter, 79 anni, ex colonnello dell’esercito svizzero, nella Fifa dal 1977, presidente dal 1998, ininterrottamente rieletto: se non fosse stato per l’Fbi e per l’inchiesta americana su «ripetuti episodi di corruzione» che ha spazzato via il suo stato maggiore, ce lo ritroveremmo ancora fra i piedi. Accanto a Blatter c’è Michel Platini, detto Le Roi, 60 anni, francese, presidente dell’Uefa dal 2007.

Giudicati colpevoli di «corruzione e abuso», il Gatto e la Volpe sono stati squalificati per 8 anni dal Comitato etico della Fifa medesima. Secondo l’accusa, nel 2011, per una consulenza svolta in favore della federcalcio mondiale fra il ’98 e il 2002, Blatter versò 2 milioni di franchi svizzeri a Platini. Si legge nella motivazione della squalifica: «Né nella sua dichiarazione scritta né durante la sua audizione, Blatter è stato in grado di dimostrare la presenza di basi legali per questo pagamento. La sua affermazione di un accordo orale non è stata convincente ed è stata respinta».

Quanto a Platini, «non ci sono basi legali nell’accordo sottoscritto con Blatter che giustifichino quel pagamento». Il francese è stato multato di 80 mila franchi svizzeri. Ancora: «Le azioni del signor Blatter non hanno mostrato l’impegno di un atteggiamento etico, non riuscendo a rispettare tutte le leggi e i regolamenti e dimostrano una condotta abusiva della sua posizione di presidente della Fifa. I procedimenti contro il signor Platini sono soprattutto relativi al pagamento dei 2 milioni di franchi svizzeri ricevuto nel febbraio 2011 dalla FifBlattera. Il pagamento al signor Platini non aveva alcun fondamento giuridico e la spiegazione del signor Platini non è stata convincente ed è stata respinta dalla Camera».

Sia Blatter sia Platini ricorreranno in Appello ed eventualmente al Tas, il Tribunale dell’arbitrato sportivo che ha sede a Losanna. L’uno e l’altro respingono ogni accusa. Blatter dice che non è né «un imbecille né un mafioso», Platini afferma di essere stato infangato e di avere la coscienza a posto. E parla di «verdetto già scritto quattro mesi fa». La presunzione d’innocenza è un diritto sacrosanto e deve essere rispettato sino a quando la sentenza non sia passata in giudicato: il principio vale anche nell’ambito della giustizia sportiva. Ma, intanto, Blatter è politicamente bruciato e Platini pure, tanto che non potrà candidarsi alle elezioni per il nuovo presidente della federcalcio mondiale in programma il 26 febbraio 2016. La verità è che il calcio made in Fifa ed Uefa, in questi anni è stato trasformato in una gigantesca slot machine che ha dispensato fiumi di denaro, magari per incrementare la diffusione del calcio ai Caraibi o per assegnare i Mondiali 2022 al Qatar dove in estate si raggiungono anche i 50 gradi all’ombra. Tant’è vero che, se là si farà, il torneo iridato dovrà disputarsi in dicembre, sconvolgendo i calendari agonistici di mezzo pianeta mentre pochi parlano delle disumane condizioni di lavoro nei cantieri degli stadi in costruzione e delle morti bianche che hanno falciato operai e muratori. La verità è che la logica affaristico-mercantilistica in questi anni ha prevalso su ogni altra considerazione; che Blatter e Platini si sono pervicacemente opposti all’introduzione della moviola in campo e questo rifiuto, affatto mitigato dalla goal line technology, ha reso ancora più opaco un mondo in cui le nefandezze arbitrali, figlie della fallibilità umana, si sono coniugate all’umana volontà di restare nel Medioevo tecnologico.

Da presidente dell’Uefa, Platini ha spesso avuto la puzza sotto il naso verso il calcio italiano che l’ha reso ricco e famoso, criticandolo e ironizzando con l’aria di chi deve sempre spiegare al volgo come giri il mondo. Quanto al fair play finanziario, i non drastici provvedimenti adottati nei confronti di City e Psg hanno alimentato la sensazione che valga il principio della Fattoria degli Animali di orwelliana memoria dove tutti sono uguali, ma i maiali, che comandano, sono più uguali degli altri. Blatter ha fatto di peggio: voleva suddividere i 90’ di gioco in 4 tempi, per infarcire gli intervalli di spot pubblicitari; pensava di allargare le porte perché si segnassero più gol; ha inventato il golden gol, abolendolo dopo che l’Italia di Zoff è stata scippata dell’Europeo 2000 nella finale vinta dalla Francia; ha partorito il silver gol e gli shootout, i rigori in movimento, spazzati via a furor di popolo; ha spappolato la Coppa Intercontinentale deprimendola con il Mondiale per club allo scopo di moltiplicare le partite e quindi i diritti tv; progettava di abolire gli inni nazionali; ha affermato che nel calcio il razzismo non esista; ha auspicato che durante i Mondiali brasiliani i gay si astenessero da ogni attività sessuale; ha sentenziato che gli Indignados brasiliani, riversatisi nelle piazze del Paese per protestare contro corruzione e sprechi, strumentalizzassero i mondiali; ha chiesto che le calciatrici indossassero pantaloncini più aderenti «per rendere più interessante lo spettacolo». Un giorno ha sentenziato: «La fonte di ricchezza arriva da persone con poca o nessuna storia di interesse per il gioco, che sono arrivate al calcio come mezzo per servire qualche ordine del giorno nascosto».

L’Fbi il 28 maggio scorso si è detta evidentemente d’accordo, facendo irruzione nel grande albergo svizzero, teatro di una retata senza precedenti nella storia del calcio mondiale. Goodbye, Gatto & Volpe. Non sentiremo la vostra mancanza.

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