
L'Editoriale
Mercoledì 04 Luglio 2018
Il decreto dignità
danneggia le aziende
È confortante l’impressione che si ricava dalle parole e dall’atteggiamento del nuovo ministro dell’Economia. Sentendolo via web in Commissione Bilancio, Giovanni Tria ha confermato buon senso, conoscenza del quadro, consapevolezza del complicato problema che gli è stato affidato, più dal presidente Mattarella in verità che dai Dioscuri del Governo strano strano degli ex nemici di campagna elettorale. Il teorema che gli tocca dipanare è ben noto: come conciliare la richiesta di stabile continuità che viene dai mercati, con una maggioranza parlamentare tutta affascinata dal mito del cambiamento ad ogni costo. I due leader di partito sembrano aver già fatto la loro scelta: se una decisione si scontra con la realtà dei numeri, tanto peggio per la realtà e per i numeri. Alla peggio, ci sarà sempre un nemico contro cui scagliarsi.
Tria ha invece pacatamente sostenuto che non bisogna impressionarsi più di tanto se un certo programma «sembra» non avere coperture finanziarie, con ciò giustificando il fatto che nel famoso contratto ci fossero uscite per 120 miliardi ed entrate per pochi bruscolini. Ciò che conta – ha fatto presente – è vedere se, una volta fissato un motivo di spesa, esiste o no la relativa entrata, e questo si può verificare solo quando la copertura sarà o non sarà trovata. Un discorso in qualche modo (per ora) disarmante, che ha il solo difetto di non essere accompagnato da qualche invito alla prudenza indirizzato ai suoi danti causa, innanzitutto sui tempi, perché i ministri fanno a gara per il tutto e subito.
La differenza è che il più astuto dei due evita motivi di nuove spese e punta sull’effetto comunicazione, mentre il ministro del Lavoro, inebriato da una parola che si dovrebbe usare con prudenza – dignità – si è subito infilato in scelte che costano o che incidono sulle entrate. Dopo aver fatto promesse per cambiar tutto fin dalla mattina del 5 marzo, non poteva più aspettare. Il decreto con quel nome impegnativo andrà sottoposto ad una verifica molto seria, che probabilmente i parlamentari leghisti si incaricheranno per primi di sviluppare in sede di conversione. Per ora, introduce falle delle norme anti evasione fiscale, appesantisce la burocrazia aziendale reintroducendo le ormai dismesse «causali» nei contratti a termine, raddoppia i costi e le penalità, incoraggia il lavoro nero. Proprio il contrario di quanto richiesto dalle imprese visitate nel corso di trepidanti Assemblee di categorie che sono oggi unanimi nel protestare. Di tutto questo, il ministro Tria ha da dolersi per quanto riguarda rinvii di entrate e oneri nuovi, ma – ha fatto capire – si tratta di cose meno gravi dei miliardi persi per l’effetto annuncio di parlamentari un po’ spericolati nell’anticipare le loro velleità (uno di questi era seduto accanto al ministro, perché nel frattempo promosso presidente della commissione Bilancio).
Un decreto comunque piccolo piccolo, caduto per di più nel giorno sbagliato, quello degli annunci Istat sui dati positivi dell’occupazione. Una cosa, insomma, che non è né «comunista» come lamenta la Meloni, né dalla parte dei sindacati, che hanno ben altro da chiedere. È solo un’affermazione stizzosa di presenza.
Ben più ampio è il problema della politica complessiva del lavoro, i cui cardini attuali – flessibilità, contrattazione aziendale, incentivazione della stabilità, forte spinta al 4.0 – non si capisce ancora se saranno buttati all’aria, come sembra da certe frasi sulla fine del Jobs act già pronunciate con sorridente fierezza.
Buona cosa sarebbe cambiare il nome di quella legge, infelicemente denominata in inglese, ma nel merito ci sono almeno le imprese del Nord produttivo che si augurano a chiare lettere che il vento del cambiamento soffi altrove.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Beppe Facchetti
6 anni, 10 mesi
Caro Mainardi. In Italia oggi i lavoratori a tempo indeterminato sono 15 milioni. Quelli a termine 5, con tendenza a crescere, ma come può essere diversamente se tutte le previsioni dicono che il futuro sarà di mestierinoggi sconosciuti? L’85% di chi nasce oggi farà mestieri oggi 8nesustenti. Ma c’é un dato che non cambierà: l’imprenditore valorizzerà sempre il collaboratore che fa bene il suo lavoro. Altrimenti non é un buon imprenditore. Dunque lo sfruttamento é davvero un concetto antico. In un mondo in cui i ricchi sono pochi e i poveri tanti, chi compra i prodotti? Se lo ha capito Ford e anche Valletta non semplifichiamo le cose oltre il buon senso. Il decreto dignità é un topolino partorito da una montagna di promesse. Non si da la rivoluzione scoraggiando gli investimenti esteri e appesantendo gli oneri. Se un’azienda é disposta a pagare 36 volte uno stipendio pur di non tenersi un lavoratore inadeguato, una ragione ci sarà.
daniele mainardi
6 anni, 10 mesi
Non sono d'accordo con l'On. Facchetti, se si vuole rialzare la sorte di questo Paese occorre non tanto un cambiamento tecnico/economico delle regole del lavoro (leggasi: precariato come forma di lavoro stabile) ma un cambiamento etico del mondo del lavoro, sostenere (in buona sostanza) la filosofia che per esistere le Imprese debbano per forza sfruttare i lavoratori di fatto vuol dire andare verso una società in cui i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, con nessuna ricaduta positiva sul benessere del Paese e sulla giustizia sociale. H. Ford faceva automobili per venderle poi ai propri stessi operai, i quali se le potevano permettere con il salario che ricevevano, qui da noi invece si tende a pagare sempre meno i lavoratori in modo che nemmeno riusciranno mai a comperare i prodotti che essi stessi creano, i circolo della ricchezza e del benessere si interrompe qui.
daniele mainardi
6 anni, 10 mesi
Scopo del lavoro è anche la redistribuzione della ricchezza, non di fare diventare ricco una minoranza di persone e impoverire la maggioranza, come sta accadendo in Italia, nessun lavoratore precario potrà mai chiedere un mutuo in banca, fare una famiglia, fare figli (e poi abbiamo bisogno di lavoratori extracomunitari per pagarci le pensioni? Paradossale!), e si innesca in circolo vizioso di sempre minore sviluppo, economico e sociale, e il continuo declino del Paese a cui stiamo assistendo. Le aziende si sentono danneggiate dal decreto Dignità? La colpa è dei lavoratori? Si rivolgano invece ad uno Stato predatorio, quale è il nostro nei confronti del mondo del lavoro, e la si smetta di dare la colpa all'ultimo anello della catena, che tra l'altro nulla può decidere e tutto subire, e si torni a considerare il lavoro come valore etico prima di tutto, e non come "utility" per le Imprese. Non sono tanto in grado di giudicare il decreto Dignità, ma è certamente da lì che bisogna cominciare
Riccardo Bianchi
6 anni, 10 mesi
Concordo in toto e mi permetto di aggiungere una citazione di quel pericoloso comunista che risponde al nome di Abramo Lincoln, “il lavoro viene prima del capitale, e ne è indipendente. Il capitale è solo il frutto del lavoro, e non sarebbe mai potuto esistere se prima non fosse esistito il lavoro. Il lavoro è superiore al capitale, e merita una considerazione molto più alta…”, dal discorso tenuto al congresso del dicembre 1861, (sei anni prima di Das Kapital). ,
FRANCESCO DUINA
6 anni, 10 mesi
M5S referendum online, il 68% ha detto no all'abolizione dei vitalizi in Sicilia. Più dignitosi di così!
Riccardo Bianchi
6 anni, 10 mesi
"Risposta del M5S Sicilia: "fortunatamente ci vuole un attimo x capire che la stragrande maggioranza di questi utenti è finta. Per carità, qualcuno che tifa davvero x i vitalizi ci sarà (una perversione che non auguriamo a nessuno), a questi dobbiamo dare una brutta notizia: il vitalizio agli ex parlamentari lo tagliamo ugualmente." Dovrebbe essere chiaro a chiunque, anche al Sig. Duina, che quando si vanno concretamente a ledere interessi e privilegi, ogni arma è valida, anche il pagamento di troll a tempo pieno, oltre al volontariato gratuito di persone schierate contro a prescindere.
Damiano Valoti
6 anni, 10 mesi
Tra vitalizi, forestali, falsi invalidi, posti pubblici a pioggia, assistenzialismo vario, da quelle parti il reddito di cittadinanza è già da decenni una realtà, ben prima di un timido embrione dei 5 Stelle!!!
Andrea Manzoni
6 anni, 10 mesi
Trovo curioso che quando i risultati di alcuni sondaggi in rete sono contrari alle aspettative del M5S si tratta di boicottaggi telematici di troll a tempo pieno, arruolati dai nostalgici di privilegi e dalla casta malvagia, mentre invece quando sono favorevoli si tratta del popolo che finalmente ritrova la propria dignità e libertà attraverso il magico potere della democrazia diretta on line. Succedeva lo stesso in alcune zone d'Italia, ad esempio la Sicilia o la Campania o la Calabria, dove prima chi vinceva le elezioni era colluso con mafia, camorra e ndrangheta, poi invece quando e se vincono i M5S è improvvisamente la riscossa degli onesti contro il malaffare. Il risultato orienta l'interpretazione, però dev'essere sempre e a prescindere a favore del movimento, ma allora è inutile fare queste verifiche, almeno si risparmia tempo e soprattutto è meno ipocrita.
FRANCESCO DUINA
6 anni, 10 mesi
@Andrea Manzoni: nella migliore delle ipotesi, quando i sondaggi non sono graditi, vengono fatti sparire. Occhio non vede cuore non duole!
Riccardo Bianchi
6 anni, 10 mesi
@Duina, Manzoni, Valoti. Ma veramente voi siete convinti che la maggioranza degli iscritti certificati al M5S sia favorevole ai privilegi dei politici di professione? Se è così, sono sinceramente felice. Sarà una passeggiata.
Valentina Oberti
6 anni, 10 mesi
Sbaglio o il giornalista sottintende che era meglio lasciare tutto com'è? E mi chiedo pure se l'opposizione farà sempre solo opposizione fine a se stessa o se l'epoca del disprezzo ad ogni costo lascerà mai spazio a un minimo di responsabilità politica nei confronti del proprio Paese...tipo magari lavorare a migliorare la proposta del governo e non limitarsi ad affossarla...ma va bè, siamo in Italia, meglio non farsi illusioni.
Guglielmo Rottigni
6 anni, 10 mesi
Interessante che si chieda il cambiamento del "nome della legge". Una rosa, anche con un altro nome, manterrebbe il suo profumo. E una legge che ha distrutto i diritti dei lavoratori manterrebbe le sue caratteristiche anche con un nome diverso. Credo, e potrei sbagliare, che il concentrarsi sulle parole, invece che sulle cose, sull'apparenza - e non sulla sostanza - sia una delle spiegazioni della vostra sconfitta. Che è avvenuta nelle menti delle persone, prima che alle elezioni. Provate a rifletterci, almeno ogni tanto.
usmano catullo
6 anni, 10 mesi
per non danneggiare le aziende,si doveva mettere stipendio medio a 200 euro al mese,con obbligo di turni giornalieri....si raddoppiavano gli assunti e si dimezzavano i costi . è questo che si vuole per il bene dei cittadini? un governo che cerca di lavorare per il cittadino,viene sistematicamente attaccato ancora prima di vedere se ha o meno ragione
Enrico Menotti
6 anni, 10 mesi
Ignoro se il Decreto funzionerà o meno, ma una cosa che il governo dovrebbe assolutamente fare sarebbe sostituirsi ai vampiri sanguisuga delle agenzie interinali. Insomma i pubblici Centri per l'impiego dovrebbero finalmente lavorare efficientemente senza essere un sistema che costa centinaia di milioni l'anno trovando lavoro a pochi
Andrea Manzoni
6 anni, 10 mesi
Una domanda: è stato ripristinato l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori nella versione precedente alla riforma Renzi/Poletti?
FRANCESCO DUINA
6 anni, 10 mesi
Una domanda: sono stati restituiti i 49 milioni di euro sottratti fraudolentemente dalla Lega Nord al popolo italiano?
Piero Giombi
6 anni, 10 mesi
Il decreto-legge deve essere convertito in legge entro il 1 settembre, se no decade, e' nullo. Il Parlamento andra' in vacanza entro 4 settimane e non si riunita' più fino alla meta' di settembre. Quindi questo decreto-legge diverra' nullo, non produrra' nessun effetto. Pagliacci.
Luca Pedrali
6 anni, 10 mesi
Invece sfruttare una persona per 12 - 24 -36- mesi sottopagato fa molto bene alle aziende . Le aziende vanno aiutate con meno burocrazia meno tasse e abolizione di altre non sfruttando i loro dipendenti . I voucher in agricoltura e nei lavori stagionali verranno messi come aveva già detto Centinaio .Un decreto vicino al popolo lontano dalle cene da 1000 euro ... A buon intenditor poche parole ...
Andrea Manzoni
6 anni, 10 mesi
Altri slogan, ma sempre e solo annunci, adesso è il popolo contro le elite, ma poco tempo fa, facile verificare in rete, gli slogan erano che la lega avrebbe fatto pulizia, che si sarebbe costituita parte civile nel processo, che non avrebbe candidato Bossi, che "chi sbaglia paga", e prima ancora Pontida trepidava ed esultava per i proclami sull'indipendenza del nord. Chiacchiere. Bossi è senatore, nonostante la condanna, i soldi sono spariti e la "magistratura fa politica", e anche questa non è proprio nuova. I voucher erano una forma di sfruttamento, ma adesso sono indispensabili all'agricoltura. Meno burocrazia per le aziende e meno tasse, ma intanto l'una e le altre non diminuiscono, anzi... Conte, "l'avvocato degli italiani", tace. Gli alleati di governo che gridavano "onestà", tacciono. Il popolo, come Lucignolo, si avvia al paese dei balocchi...
Riccardo Bianchi
6 anni, 10 mesi
"Matteo Salvini. "Sicuramente arginare le delocalizzazioni, arginare il gioco d'azzardo e la ludopatia che sta rovinando migliaia di famiglie e tentare di mettere mano alla precarietà con modalità su cui poi lavoreremo in Parlamento è un buon inizio", ha aggiunto". Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, leghista difende il decreto Dignità "Un provvedimento che risponde ad una sensibilità sempre più diffusa - dice Giorgetti-. E' legittimo che la gente aspiri a una visione un po' più stabile dell'esistenza. Ma definire questo come "di sinistra" a me pare assai riduttivo". "All'inizio c'erano alcune perplessità. Poi, però abbiamo raggiunto l'equilibrio. Anche ai 5 stelle non piacevano alcune nostre iniziative sull'immigrazione, Però, ci sono venuti dietro. E noi, lo stesso".
FRANCESCO DUINA
6 anni, 10 mesi
Ci mancava giusto il portavoce. Complimenti.
Riccardo Bianchi
6 anni, 10 mesi
Portavoce sono definiti i nostri rappresentanti in Parlamento, io sono semplicemente un iscritto certificato al M5S. Anomalo se vogliamo, perché non considero x niente superate le ideologie, dal momento che mi definisco marxista libertario. O anarco/comunista, se preferisce. Che si diletta come lei a propagandare le proprie opinioni. Grazie x i complimenti, che non mi sento di contraccambiare.
FRANCESCO DUINA
6 anni, 10 mesi
Grazie. Mi sento lusingato dalla sua attenzione!
Damiano Valoti
6 anni, 10 mesi
È giusto che il datore di lavoro sottoponga a prove di capacità e periodi di prova i nuovi assunti! Ma non è giusto che i rinnovi e le proroghe di contratti mensili o settimanali vadano avanti anche per 4 anni e oltre, tenendo una persona in soggezione psicologica e senza nessun credito presso banche per mutui e finanziamenti per farsi un futuro! Credo che 2 anni di contratti mensili, siano più che sufficienti per capire se un dipendente fa al caso proprio oppure no! Per cortesia, non cominciamo adesso a ribaltare la colpa sui dipendenti, (sul tipo di contratto che hanno, sulla possibilità di licenziarli facilmente o meno), per identificare i responsabili di un successo o di un fallimento di un imprenditore o di un'azienda!
Andrea Minali
6 anni, 10 mesi
Certo nuovi dati sull'occupazione: di fatto più del 90% dei neo assunti hanno contratti a termine, la cosa non sarebbe un male di per sé ma ci si dimentica (o si finge di dimenticarsi) di 2 cose. La prima è che il sistema creditizio ha tutto tranne che l'intenzione di aprirsi a questo tipo di mercato del lavoro ergo o qualcuno ti fa da garante oppure il finanziamento per una macchina (non parliamo di mutui) te lo respingo e con perdite. La seconda è che da noi a differenza che all'estero (dove vige comunque una forte meritocrazia quindi un lavoratore, giovane o meno, preparato e con conoscenze comprovate è più avvantaggiato del raccomandato di turno) il periodo tra uno "stacco" e l'altro di lavoro è fortemente sostenuto da strumenti e politiche sociali che qui in Italia hanno una pallida controfigura nella NaSPI e nelle "politiche" di reinserimento ad essa collegata.