I grillini e il potere
che logora chi ce l’ha

A Roma, dopo la bomba delle dimissioni a raffica, la difesa dei Cinquestelle e di Virginia Raggi è affidata ad una lamentela: «Siamo vittime di un agguato, diamo fastidio ai poteri forti che ce la stanno facendo pagare». In realtà ciò che di caotico accade in Campidoglio è dovuto tutto ai grillini medesimi: alla plebiscitata Virginia Raggi e ai suoi controllori del «direttorio», andati velocemente ai ferri corti. «Attenti che mollo tutto» continua a ripetere Virginia. Riepiloghiamo in breve. Nelle ultime quarantotto ore il capo di gabinetto – quel giudice Raineri sul cui alto stipendio sono stati spesi vari fiumi di inchiostro - si è dimesso prima di essere ufficialmente revocato dal sindaco perché - ha detto minacciando rivelazioni – «mi hanno chiamato per difendere la legalità, ma è tutta un’altra cosa».

Dopo di lei ha fatto le valige il super assessore Marcello Minenna, giunto dalla Consob per mettere a posto i disastrati conti della Capitale, che a sua volta ha affermato di non vedere più «le condizioni per rimanere un minuto in più». Di seguito se ne è andato un uomo di fiducia di Minenna, il capo dell’Ama, nominato dalla giunta grillina solo poche settimane fa dopo il brusco benservito ai vertici aziendali precedenti. Quanto ai due dirigenti dell’Atac, le dimissioni sono arrivate al culmine di un continuo scontro con l’amministrazione cittadina.

Inoltre pare che l’autorità anti-corruzione e la procura della Repubblica stiano esaminando la legittimità di altre nomine fatte dalla Raggi in questi mesi di governo costellati tutti di polemiche, liti in pubblico e in privato tra dirigenti del M5S, pasticci burocratici, scandali sugli stipendi troppo alti e le assunzioni di parenti e familiari dei capi del movimento, e poi di vere e proprie dimostrazioni di incompetenza amministrativa e anche di questioni oscure come quelle che tuttora riguardano l’assessore alla Nettezza urbana Paola Muraro (sospettata di essere troppo vicina al carcerato Salvatore Buzzi di Mafia Capitale) il cui caso potrebbe scoppiare a breve se e quando la Procura di Roma lo deciderà.

Dove sarebbe in tutto ciò l’agguato dei perfidi poteri forti? Se finora i grillini al Campidoglio hanno fatto tutti questi capitomboli è perché si sono impicciati sui lacci delle loro stesse scarpe. Non una delibera significativa è uscita dagli uffici del sindaco e della Giunta: Roma si trova nelle stesse condizioni di degrado in cui versava prima delle elezioni, quando era affidata alle cure di un prefetto che un po’ troppo burocraticamente aveva cercato di riparare le ripetute magagne del «sindaco marziano» Marino. L’unica decisione che si aspetta dalla Raggi è quella sulle Olimpiadi, dopo mesi di «ni» e di «no» che stanno facendo perdere la pazienza a tutti.

Si è tentato di nascondere l’inerzia amministrativa mostrando una Roma «finalmente pulita». Una volenterosa deputata napoletana del M5S si è anche impegnata a fare un giro in motorino nell’unico quartiere romano che conosce, i Parioli, per dimostrare sul Web che molto era già cambiato grazie alle capacità della nuova giunta. Peccato che si era in agosto, che i quartieri borghesi dove l’onorevole si aggirava erano deserti essendo gli abitanti quasi tutti in villeggiatura, e che già oggi, ai primi di settembre, i cassonetti pariolini sono tornati a debordare di immondizia.

Morale: se l’amministrazione di Roma da parte dei Cinque stelle deve essere il trampolino di lancio per il governo del Paese, è cominciata nel peggiore dei modi. Dicono che Grillo sia talmente preoccupato da tenersi alla larga dalle beghe capitoline. Anche Luigi Di Maio, nume tutelare della Raggi, teme di dover rimettere nell’armadio i completi blu da aspirante primo ministro. E come lui tutti i capi e i capetti pentastellati che dalle elezioni in poi non hanno fatto altro che litigare tra loro e con la Raggi sulle nomine e i posti da occupare.

Forse aveva ragione la verace senatrice Paola Taverna quando denunciava: «C’è un complotto per farci vincere a Roma e dimostrare che siamo incapaci». Forse.

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