L'Editoriale
Venerdì 06 Maggio 2016
I bestseller del Papa
che abbatte steccati
Stephen King? Umberto Eco? Chiara Gamberale? In questo 2016 è un altro l’autore che svetta nettamente in cima alle vendite dei libri: si chiama Jorge Mario Bergoglio. Il fenomeno è di dimensioni sorprendenti. Seguiamo i fatti. Il 12 gennaio esce il libro intervista ad Andrea Tornielli, pensato come riflessione e vademecum per il Giubileo della misericordia.
In genere è difficile che un libro della categoria «saggi» conquisti la testa della classifica. Ebbene, «Il nome di Dio è misericordia» si insedia subito al primo posto assoluto dove è rimasto sino a fine febbraio quando la morte di Umberto Eco e l’uscita postuma del suo ultimo libro, hanno terremotato le vendite. Comunque Papa Francesco ha continuato a restare nelle prime posizioni: numeri non ne sono stati dati, ma sarebbe stata superata la soglia delle 200mila copie.
Il 19 febbraio esce l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, attesissimo testo sulle relazioni coniugali. In questo caso sono vari editori cattolici a portarla in libreria. Risultato: primo posto nella saggistica, ma anche terzo, sesto, ottavo… Insomma un’autentica occupazione della classifica. Ad accumulare tutti i dati ci sono pochi dubbi che Papa Francesco avrebbe ancora una volta preso la testa della classifica complessiva. In genere si dice che l’editoria cattolica ha un suo mercato, che garantisce sempre buoni risultati. Un po’ come un mondo a parte. Qui invece siamo di fronte ad un fenomeno diverso: i numeri dicono che Bergoglio interessa tutti, che con il suo stile e il suo approccio ha abbattuto davvero i recinti. E bisogna anche mettere nel conto che non è solo un fenomeno italiano, essendo il libro intervista uscito in 22 lingue e 86 Paesi. È un libro che ha trovato lettori dappertutto, ben oltre il «recinto» cattolico. Il New York Times, per fare un esempio, lo ha fatto recensire a Michiko Kakutani, premio Pulitzer, una tra le firme più autorevoli del grande quotidiano americano. La Kakutani nel suo articolo ha sottolineato che «il Papa ha uno stile colloquiale facile che si muove senza fatica tra detti popolari e allusioni erudite, tra la logica del senso comune e intuizioni filosofiche appassionanti». Lo stile è un fattore importante, ma non è altro che il corrispettivo dell’approccio che il Papa ha rispetto al mondo: non si mette al di sopra ma tende la mano. Francesco non si atteggia mai a giudice, ma si presenta come un compagno di strada, affidabile per la sua saggezza ed estrema sincerità. Francesco poi non fa mai «discorsi», ma si serve sempre di un metodo narrativo, facendo leva su episodi e riferimenti a situazioni concrete che rendono sempre persuasivo il suo scrivere o il suo parlare. Soprattutto rifugge sempre dalle affermazioni apodittiche. È attento che ogni sua affermazione non venga recepita come escludente da qualcuno. È emblematico un episodio rivelato da Tornielli nell’introduzione al libro intervista. Racconta il giornalista: «Si stava parlando della difficoltà a riconoscersi peccatori, e nella prima stesura che avevo preparato, Francesco affermava: ”La medicina c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo passo verso Dio”.
Dopo aver riletto il testo, mi ha chiamato, chiedendomi di aggiungere: “o abbiamo almeno il desiderio di muoverlo”, un’espressione che io avevo maldestramente lasciato cadere nel lavoro di sintesi. In questa aggiunta, o meglio in questo testo correttamente ripristinato, c’è tutto il cuore del pastore che non trascura alcuno spiraglio, seppur minimo, per poter donare il perdono». Questo spiega perché i libri di Francesco incontrino un pubblico così vasto: perché chiunque, leggendoli, ha la percezione che quel libro sia stato scritto proprio per lui.
© RIPRODUZIONE RISERVATA