Godiamoci l’Atalanta
senza troppi pensieri

No, ma non abbiamo lo stadio per giocare in Europa. No, ma guarda poi come vai a finire: ti danni per andare in Europa, poi speri solo di uscirne per non ridurti molle come il Sassuolo di ieri. Il popolo atalantino guarda la classifica e sogna trasferte infrasettimanali, voli charter, l’ Atalanta che 27 anni dopo torna a calcare i campi d’ Europa. Europa per noi bergamaschi è sinomino di Sporting Lisbona, di Malines, di Dinamo Zagabria, Colonia, Istanbul, Mosca. Imprese.

Sogni. L’ Europa, per noi piccoli del calcio, è come la mattina di Santa Lucia: è tutto vero, inutile farsi troppe domande. L’Atalanta è quarta, ha 15 punti di vantaggio sulla zona retrocessione, si è messa dietro le spalle anche il Napoli, dopo Inter e Fiorentina. È alla pari con la Lazio, a tre punti dal Milan, a quattro dalla Roma. Più su c’è solo la Juventus marziana. Questa è la realtà di questa mattina di Santa Lucia nerazzurra. Non c’è da farsi troppe domande, non c’ è da tirare nessun freno: c’è solo da giocare, da godersi la magia del momento.

«Quest’ anno dobbiamo salvarci, poi penseremo a crescere», diceva Gasperini fino a poche settimane fa, prima che il brutto anatroccolo d’ inizio stagione diventasse questa squadra meravigliosa, che gioca a memoria, corre a mille all’ ora, ruba palloni con contrasti pulitissimi («Il contrasto è un gesto tecnico bellissimo», disse Gasperini a inizio stagione...) e poi disegna linee di gioco che sembrano create sul tavolo di un architetto.

Questa è la realtà di oggi, senza troppi aggettivi. E bisogna sapersela godere, senza dividersi tra il popolo che vorrebbe l’ Europa a tutti i costi e la fazione che dice no, l’Europa no, che poi se non raddoppi la rosa con ventidue titolari fai persino fatica a salvarti, quindi restiamo nella nostra dimensione. C’ è sempre l’ esempio della Sampdoria, dalla Champions alla serie B. nel giro di pochi mesi.

Ma il pensiero, quando siamo al 7 novembre, è semplicemente assurdo. Inutile adesso travestirsi da Tafazzi e guastarsi il buon umore: molto più saggio invece stare alla finestra e godersi lo spettacolo. Poi, quel che sarà sarà. A novembre non sei mai niente: non puoi mai aver già vinto uno scudetto, non puoi mai considerarti già retrocesso né salvo. Le stagioni si decidono in primavera, è noto.

Prima c’ è il mercato di gennaio, che ovviamente sposta qualche equilibrio. Poi, il resto lo fa la «fame» delle squadre, lo fanno gli ambienti che spingono, che ci credono di più. A Zingonia, comprensibilmente, va molto di moda uno degli ultimi ritrovati del merchandising atalantino: l’estintore nerazzurro. Esiste davvero. Ecco: Zingonia è l’unico posto in cui è giusto zavorrarsi a dovere, perché questi ragazzi riescano a rimanere come sono, precisi e sfrontati, vincenti col sorriso.

Ma per il resto, suvvia: lasciateci sognare, che almeno sui sogni non hanno ancora messo un’addizionale regionale, un pedaggio al casello, un autovelox della fantasia. Lasciateci sognare con l’ Atalanta che per undici minuti ieri era persino stata a un solo punto dal secondo posto, quando il Palermo aveva raggiunto il Milan.

Le più o meno dotte disquisizioni sulle conseguenze dell’ Europa, sui rischi che poi si corrono per via dei tanti impegni, le faremo - speriamo di poterle fare - in primavera, se l’Atalanta sarà ancora lì dove osano le aquile. Per ora, rompiamoci la testa solo trovare l’ aggettivo giusto, che ormai scarseggiano. E per dire bravi a tutti, compresi quei 900 che ieri erano a Reggio e hanno tifato, ricevendo in cambio 3 gol in un tempo. Io c’ero, ditelo forte.

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