L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 01 Dicembre 2015
Fermata ospedale
Vittoria dal basso
A volte guardare le cose dal basso aiuta, rende tutto molto più vicino. Tecnicamente è una metodologia «bottom up», che sale cioè dal basso verso l’alto, da contrapporre a quella «top down» che vede le cose calate sempre dai vertici. Talvolta imposte.
Quando il 10 ottobre 2012 L’Eco di Bergamo lanciò il progetto «L’Eco Lab», l’obiettivo era proprio quello di disegnare insieme le linee guida della città in un’ottica smart e aperta al confronto in una dimensione che andava oltre gli angusti confini del capoluogo. Un’agenda del futuro scritta con chi la città la vive ogni giorno.
E il termine «insieme» era da intendere nell’accezione più ampia possibile: i cittadini, gli amministratori, le forze sociali ed economiche. Quelli che qualcuno chiamerebbe «stakeholders», ovvero portatori di interessi, ma che noi continuiamo ad indicare con un solo nome: la città. E proprio da questo confronto molto intenso (il tema della mobilità occupò un tempo doppio rispetto agli altri) arrivarono indicazioni precise come poche: Bergamo voleva muoversi in treno, in primis per raggiungere il nuovo ospedale alla Trucca, ma a lungo termine per spostare una quota significativa di trasporto dal versante privato (leggi auto) a quello pubblico.
Del resto, e l’abbiamo sostenuto più volte, in una qualsiasi altra città europea di dimensioni analoghe alla nostra, la linea ferroviaria che passa da Est ad Ovest sarebbe stata già trasformata da tempo in un servizio metropolitano. Da Seriate a Ponte San Pietro, collegando 3 ospedali, un’università, la stazione e il polo fieristico: una prospettiva allettante, al punto che recentemente anche il sindaco di Terno d’Isola ha chiesto a gran voce di estendere questo potenziale servizio al suo comune, diventando così il terminale dell’Isola. Sul versante opposto, arrivare ad Albano Sant’Alessandro sarebbe il giusto completamento di un servizio di tipo metropolitano (quindi cadenzato più che veloce...) in grado davvero di segnare la svolta della mobilità di Bergamo e del suo hinterland.
L’Eco Lab non ha fatto altro che dare voce ai cittadini, rispolverando un tema comunque non nuovo, considerato che di questo tema si parla da anni. Ma è stato importante intercettare delle priorità partendo dal basso, contribuendo così a scrivere (non dettare) insieme un’agenda. La prima scadenza fondamentale l’ha vergata la Regione, finanziando in modo importante la fermata dell’ospedale, e in questo caso va detto che avere un assessore bergamasco in Giunta è stato fondamentale: un pizzico di buona Sorte, insomma, con la esse rigorosamente maiuscola, dando il giusto merito all’azzurro della squadra di Maroni.
Certo, la fermata di suo non è risolutiva se vogliamo davvero immaginare un servizio metropolitano, ma mai come in questi casi l’importante è cominciare, se non fosse per il fatto che così facendo si è riusciti nell’impresa di ridestare dall’atavico torpore quelle ferrovie (nelle loro diverse e molteplici articolazioni societarie) che su questo progetto finora si erano dimostrate poco meno che sorde. E in tal senso, decisiva è stata la compattezza bipartisan che Comune, Provincia e Regione hanno dimostrato nella missione del settembre scorso quando Rfi si è trovata sull’uscio Sorte, il sindaco Giorgio Gori, il presidente della Provincia Matteo Rossi e il parlamentare Giovanni Sanga. Tutti compatti su un progetto che il territorio vuole, come emerso in un percorso che L’Eco Lab ha iniziato ormai 3 anni fa. La conferma che lavorare insieme partendo dal basso fa bene a tutti. Ma il viaggio è appena iniziato, e la fermata dell’ospedale è solo la prossima. Non l’unica.
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