Famiglia e politica
Misericordia decisiva

Per capire ciò che il Papa ha voluto sottolineare nel discorso tenuto davanti ai giudici, officiali e avvocati della Rota Romana, bisogna prestare attenzione a due passaggi. Il primo è quello in cui ha ribadito che la Chiesa ha «indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». Il secondo invece è una sottolineatura di metodo, tipica del suo approccio, che ormai abbiamo imparato a conoscere. La Chiesa, ha detto, «tiene presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa»

Il Papa insomma riafferma un principio in modo netto e indiscutibile. Ma poi chiarisce che affermare un principio non significa chiudere le porte a chi non lo rispetta o a chi lo contravviene. Il principio è un orizzonte. E realisticamente si deve tenere presente che il percorso verso quell’orizzonte è umanamente contrassegnato da cadute e da sbandate. In particolare oggi, in un mondo fragile, messo sotto pressione da mille sollecitazioni che rendono meno chiari e percepibili i valori.

Cercare di tradurre il discorso del Papa in un’indicazione rispetto al Family day è difficile e anche improprio. Perché è evidente che Bergoglio sostiene le stesse posizioni di principio di chi ha lanciato la mobilitazione. Ma d’altra parte è altrettanto chiaro che lo stesso Bergoglio non vuole che quei principi diventino uno strumento «ad excludendum». Che mettano la Chiesa contro il mondo. Il principio deve essere sempre vissuto, proposto e affermato tenendo presente l’orizzonte della misericordia. Misericordia verso gli altri, ma anche verso se stessi. «Non esiste la famiglia perfetta», aveva detto Francesco in occasione della Giornata delle comunicazioni sociali 2015: «Ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti. La famiglia in cui, con i propri limiti, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono».

È importante questa sottolineatura. Perché questa capacità di perdono è proprio il frutto più importante di quel principio su cui si costituisce la famiglia come la Chiesa la intende. Il più importante e perciò - dice il Papa - deve essere anche il più visibile al mondo. Perché il mondo non ha bisogno di una famiglia arroccata nelle proprie certezze, che diventa terreno sui cui combattere battaglie, magari anche legittime.

Francesco desidera una Chiesa che sappia interferire nella vita, più che una Chiesa preoccupata di giocare il proprio ruolo politico. Per questo davanti al nuovo Family day ha lasciato intendere che il principio a cui attenersi è quello della libertà: aderisca chi lo ritiene giusto in coscienza. Guardandosi però da un rischio: quello di trasformare la famiglia in un modello astratto da accettare o da rifiutare, da difendere o da attaccare, quando invece «è una realtà concreta da vivere». L’essere «voluta da Dio» come ha detto il Papa davanti alla Rota Romana, deve farne quindi non una fortezza, ma un soggetto capace di diffondere nel mondo la prima qualità di Dio: la misericordia. Quella misericordia a cui il Papa ha voluto dedicare un Giubileo. E che aveva conquistato anche un genio come Shakespeare, come Francesco ha voluto ricordare citando dal Mercante di Venezia: «La misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve». Questa è la famiglia per Papa Francesco: una doppia benedizione per se stessa e per il mondo.

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