L'Editoriale / Bergamo Città
Lunedì 16 Luglio 2018
È stato (quasi)
pure più bello
Vanno bene le sorprese, va bene la Germania che torna subito a casa a completare la digestione del Mondiale vinto quattro anni fa. Va bene l’Argentina che fa flop, e tanto sorpresa in fondo non è nemmeno. Va bene il Brasile che sembrava aver la strada spianata e invece ha visto la finale alla Garota de Ipanema. E va bene pure il tramonto della Spagna, e l’Inghilterra che come sempre resta incompiuta. Le sorprese di questo Mondiale sembravano non finire mai, però alla fine il calcio una logica riesce ancora a conservarla.
Ha vinto la squadra più forte, nella finale. La Francia. Antipatici, certo. Tutte le cose che sappiamo, sulla Francia, sono fatte salve. Ma rispetto a questa bellissima Croazia, la Francia è un’altra cosa. E a dispetto della gioventù dei suoi giocatori, ha più esperienza nel dna, nella gestione di questo tipo di avvenimenti, sportivamente da vita o morte. Brava, bravissima la Croazia, dunque, ma se nessuno s’offende lo diciamo bello chiaro: Vive la France (rischiamo un tweet di Salvini, ma pace). Dopodiché, esaurite le premesse, di questi Mondiali c’è da dire che divertirsi per noi italiani è stato davvero divertente. Perché è brutto vedere un Mondiale senza Italia, ma è anche bello, per una volta, digiunare da tutti i teatrini tipici della Nazionale italiana ai Mondiali. Teatrini che diventano opere uniche quando aiutano a vincere, ma che degenerano in pessimo avanspettacolo quando poi si perde. Queste ferie forzate per i 60 milioni di commissari tecnici ci hanno permesso di vedere in relax belle partite, di godere di gol bellissimi, di scoprire che il calcio non è solo Messi e (con rispetto parlando) Ronaldo. C’è anche tanto altro.
Come esce, il calcio, da questo Mondiale? In generale, meglio di prima. Meglio, perché checché ne dicano tanti protagonisti (specie gli allenatori coi capelli grigi in testa), la tecnologia applicata al calcio (se applicata come si deve) aiuta, eccome. Cercate una partita falsata, o una decisione clamorosamente sbagliata, in questo Mondiale: non la troverete. E non ci sono state grandi polemiche, recriminazioni: chi ha avuto, ha avuto. Persino gli arbitri ne escono più simpatici. E di tutto questo occorre dar merito all’Italia, che prima di tutti ha sperimentato questo tipo di tecnologia applicata al calcio. Ci ha provato, in fondo, solo Neymar. E infatti sarà ricordato per i ruzzoloni un po’ ridicoli, più che per i gol e le prodezze figlie del suo talento.
Ne esce meglio, il calcio, dentro gli stadi e anche fuori. Eccezion fatta per il povero Maradona, non si sono viste brutte scene. Non si sono registrati scontri, incidenti, violenze. Chi era in Russia racconta di un’atmosfera certamente condizionata dai rigidissimi controlli imposti da Mosca, ma anche di un bel clima di festa. Né ultrà d’esportazione né terroristi hanno turbato i Mondiali. Il che non significa affatto che entrambe le guerre siano vinte. Ma almeno quando si vincono due battaglie, è bello e giusto sottolinearlo anche se questo rappresenta una vittoria di Putin, che di certo non spicca per simpatia. E adesso? Come direbbero i milanesi imbruttiti, anche questo Mondiale ce lo siamo tolto... Il bel calcio ci mancherà, ma sorridiamo. Anche perché, e questa sì che è una bella notizia, è finito Balalaika e in tv potranno cominciare le repliche di Magnum P. I., che gli attori oggi sono dei sopravvissuti di 80 anni, ma lì ti sembrano sempre quarantenni e pure noi, in fondo, in calzoni corti e canotta da scottatura, andiamo al mare e torniamo adolescenti. Un mottarello e una spuma, grazie, intanto che aspettiamo l’Atalanta.
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