L'Editoriale
Mercoledì 31 Ottobre 2018
Clima estremo
È emergenza
«Uno ha diritto ad avere le proprie opinioni, ma non i propri fatti», ha dichiarato Paul Romer, Nobel per l’Economia, insieme al collega di Yale William Nordhaus, per la loro analisi dei cambiamenti climatici sul piano economico e dell’innovazione. Romer condanna l’ostinazione con cui Trump rifiuta di accettare l’evidenza del riscaldamento globale, anche perché «esiste la possibilità di risolvere il problema attraverso l’innovazione tecnologica, con soluzioni di mercato che possono favorire la crescita».
Durante il violento e tragico nubifragio, abbattutosi per tre giorni sull’Italia, anche la Bergamasca è rimasta sott’acqua, con frane, danni, paesi isolati, famiglie evacuate. Encomiabile l’impegno, in tutta la provincia, di sindaci, forze dell’ordine, vigili del fuoco, protezione civile. L’emergenza – con un centinaio di paesi rimasti privi di energia elettrica – ha rinfocolato la solidarietà. A Colere il parroco ha messo a disposizione le candele della chiesa, rimasta aperta fino alla nove di sera per portarle a casa, mentre chi ha mantenuto la corrente l’ha offerta per ricaricare cellulari o altre urgenze.
In sole settantadue ore sono scesi 415 millimetri di pioggia, corrispondenti alle precipitazioni di cinque mesi. Bergamo, appena una settimana fa, era la città più calda d’Europa, con una temperatura mai vista a ottobre: 31,5 gradi. Da un record all’altro. Il riscaldamento globale incrementa il numero e la gravità degli eventi estremi, perché rende l’atmosfera più calda e instabile e aumenta l’evaporazione. La tendenza statistica lo dimostra. In Italia le tre estati più torride si sono registrate tutte dopo il Duemila: nel 2003, ’12 e ’17. Il regime delle piogge è cambiato drasticamente. Il venir meno della regolare alternanza tra precipitazioni e periodi asciutti crea problemi inediti all’agricoltura. Si passa da 50, 60 giorni di siccità a momenti in cui l’acqua fa danni. Non significa che piova di più. Una ricerca del Cnr mostra che, dal 1880, la quantità di pioggia caduta sul nostro Paese non è cambiata, mentre i giorni piovosi sono diminuiti del 12 per cento. La maggior quantità di calore, carburante per i fenomeni atmosferici, rende le piogge più intense e più frequenti e forti le trombe d’aria, veri e propri tornado anche in Italia.
Molte delle vittime sono dovute al crollo degli alberi. Le piante, come gli uomini, invecchiano e diventano più fragili. Platani e olmi, molto diffusi lungo i viali delle città, hanno raggiunto spesso la soglia dei cent’anni. Sono a rischio e avrebbero bisogno di manutenzione: una regolare potatura, il monitoraggio dei fusti a rischio, l’abbattimento in casi estremi. Se le piogge alluvionali sono molto più frequenti, occorre costruire meglio, allontanando gli edifici dai corsi d’acqua. Ci si dovrebbe impegnare non solo a gestire le emergenze, per cui gli enti locali si prodigano lodevolmente, ma operare anche per la mitigazione e l’adattamento. Un compito dei governi che, invece, continuano a ignorare i cambiamenti climatici, «una delle principali sfide attuali per l’umanità», come richiama Papa Francesco nell’enciclica «Laudato si’». Lo scenario politico mondiale, intanto, si è modificato. Donald Trump ha portato gli Stati Uniti fuori dall’Accordo di Parigi per limitare a 1,5 gradi il riscaldamento globale. Il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, minaccia di seguirlo e ha progetti devastanti per l’Amazzonia, il polmone verde del pianeta. I populismi al potere – agevolati dai nuovi, dirompenti mezzi digitali – determinano le scelte di grandi Paesi, non tenendo in alcun conto i dati della scienza.
L’8 ottobre l’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ha chiesto trasformazioni rapide e senza precedenti per salvare il pianeta. In base alle stime, la temperatura media globale potrebbe aumentare, tra il 2030 e il 2052, di oltre 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Abbiamo poco più di una decina di anni per cambiare radicalmente le nostre economie, se vogliamo mantenere gli effetti del riscaldamento già in corso entro livelli gestibili. Solo la politica può promuovere e, se necessario, imporre misure adeguate per tagliare il ricorso ai combustibili fossili, all’origine delle emissioni di gas serra. È la sola alternativa a una distruttiva anarchia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA