
L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 12 Giugno 2015
Casa, la sicurezza
non diventi tassa
In principio c’era l’Ici, poi arrivò l’Imu e la Tasi, adesso c’è l’evoluzione: la Iuc, che è un mix di Imu e Tasi. Tante sigle con un unico elemento comune: la gabella sulla casa. Il bene più privato e personale è sottoposto a spremitura fiscale. Dopo la tassa sulla proprietà, ora sembra profilarsi all’orizzonte anche quella sulla sicurezza. E così, dopo la Iuc, ecco la Sicu. Fortunatamente quest’ultima è solo un nostro gioco di fantasia, ma quanto sta accadendo a Ponteranica, e presto in altri paesi come Sarnico, potrebbe diventare realtà: una tassa privata sulla sicurezza della casa.
Perché di questo, alla fine, si tratta: di una tassa. Possiamo chiamarlo servizio privato. Aggiungerci che i cittadini non sono obbligati ad aderire. Che il Comune ha fatto solo da mediatore per strappare una tariffa migliore, ma la conclusione non cambia: la difesa della nostra proprietà richiede un pagamento e non è più di competenza pubblica. Anche se è prevista dalla legge italiana (decisamente datata: Regio Decreto del 1931) perché il furto è ancora un reato. Pure quello in casa. E il fenomeno, seppur registri un minimo calo (quantomeno nelle denunce ai carabinieri), è ancora di larga scala sul nostro territorio. La media è di 13 furti in abitazione al giorno.
Nel 2014 i colpi denunciati all’Arma in Bergamasca sono stati 6.339. «Una piaga», come ha recentemente detto il comandante provinciale Antonio Bandiera, che si è anche premurato di sottolineare «l’impegno costante dell’Arma a non abbassare mai la guardia». Un’affermazione che non mettiamo in dubbio. Al contrario, proprio da queste colonne, abbiamo denunciato più volte la carenza di organico nelle forze dell’ordine in servizio nella nostra provincia rispetto a più parametri: il numero di residenti, il dilagare dei furti e il gettito fiscale che viene prelevato dalle nostre tasche. Ma a Roma fanno orecchie da mercanti e anche il questore Girolamo Fabiano ha detto: «Noi facciamo la nostra parte, svolgiamo il nostro lavoro al meglio con le forze che abbiamo».
Le forze non sono più sufficienti, quindi conviene giocarsi una carta in più. La privatizzazione della sicurezza, non intesa come quella che fa fronte alla grande criminalità ma alla micro (che tra l’altro, a differenza dell’altra, è «macropercepita» dalla società), non va giudicata negativamente a priori. Il problema è che in Italia le soluzioni ai problemi nascono spesso dall’esigenza di tamponare una falla, un’emergenza, anziché da uno studio approfondito di un fenomeno con la conseguente costruzione di un percorso strutturato non solo per quanto riguarda gli uomini da mettere in campo ma anche le tecnologie da utilizzare. Da noi c’è un tasso d’improvvisazione altissimo. Avete mai chiesto a un tecnico della sicurezza il preventivo per un allarme da installare in casa? Una giungla. E tutti ti garantiscono che il loro è più aggiornato rispetto alle nuove tecniche di scasso. Sarà senz’altro vero ma non c’è uniformità su un tema fondamentale per la vivibilità delle nostre comunità, dal piccolo paese fino alla città.
Fuori dall’Italia ci sono esempi a cui guardare: gli Stati Uniti sono stati i primi, ma anche in Europa ci sono Paesi come Belgio e Inghilterra dove la macchina della sicurezza privata è stata normata a tutela del cittadino. Da noi, invece, tocca come sempre ai sindaci sperimentare. È un copione già visto in altri settori della pubblica amministrazione. Ma la buona volontà dei nostri primi cittadini espone il fianco alle contestazioni e alla confusione. Così, anche se l’intento è positivo, rischia di apparire agli occhi del cittadino come l’ennesima fregatura. Una tassa, appunto.
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daniele colombo
9 anni, 11 mesi
I contribuenti stipendiano lautamente questi politicanti con il preciso compito di salvaguardare e risolvere tutti i problemi della nazione, ma questi sono dei pifferai da prendere ai calci nei fondelli per come hanno ridotto l'Italia.
Alessio Finazzi
9 anni, 11 mesi
autodifesa ci sono molti modi e mezzi per affermarla
rossi Arturo
9 anni, 11 mesi
Le forze dell'ordine in italia sono ridicole. Si occupano solo di ciò che fanno i cittadini onesti, non certo dei criminali, così come la magistratura. Dagli onesti si ottengono molti più soldi senza rischi ovviamente. Per questo si va dai privati, poi colpevolizzati dalla stessa magistratura. Quando si facevano le ronde di cittadini volontari e gratuiti, tutti a dargli addosso, come se loro fossero i criminali (ricordate le ronde di Ponteranica l'anno scorso con la nuova giunta pd?), oggi Ponteranica che non voleva i cittadini in giro a sorvegliare il paese, per ovvi motivi, inventa una tassa per pagare dei vigilantes. Era meglio nel far west, quando i comuni pagavano lo sceriffo! Sicurezza statal-alfanian-renziana=0
Giorgio Cornolti
9 anni, 11 mesi
Così come in principio c'era la sanità pubblica che uno acquisiva con il 40 e passa % di tasse che paga sul reddito. Ora, se vuole curarsi, deve ricorrere alle visite privale. Lo Stato, per venirci incontro, ci permette di farlo direttamente nella struttura pubblica con le solvenze o l'intramoenia; per cui lo stesso medico pubblico, senza conflitto di interesse ( a pensar male si fa peccato!!!) come per magia si trasforma in medico privato.
Fabio Piazzoni
9 anni, 11 mesi
In questa repubblica delle banane, ormai bisognerà pagare sempre di più per mantenere apparati che non svolgono il loro servizio per i cittadini (ossia "pubblico") e prebende oscene per burocrati inetti e incapaci di gestire alcunchè (e i pochi validi sono osteggiati ovviamente dai colleghi inetti e dai politici "raccomandatori"). In breve, chi avrà i soldi avrà i servizi che si pagherà di tasca sua, quelli delle tasse finiranno nella fornace di un apparato statale sempre più rapace e volto solo alla sua autoconservazione.
Mirco Colleoni
9 anni, 11 mesi
di tante ma tante tasse e soprusi che la gente è costretta a pagare, quello per la sicurezza è un investimento a questo punto, soprattutto nell'Italia di oggi dove la magistatura è delle mafie e le forze dell'ordine latitano