Calamità: al vento
le parole di Einaudi

Nel 1951, dopo una visita alle zone alluvionate del Polesine, Luigi Einaudi così scriveva al presidente del Consiglio Alcide De Gasperi: «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi, se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani».

Le parole di Einaudi suonano oggi come una severa condanna per l’intera classe politica che da quegli anni ha governato il Paese. Si può ben dire, infatti, che il tema della salvaguardia del territorio non sia stato mai assunto dai nostri governanti come il «massimo compito» della loro azione politica. Da quegli anni, secondo dati del Centro Euro-Mediterraneo di documentazione, ripetuti eventi franosi hanno interessato il 10% del territorio, causando 4.100 vittime, di cui 1.987 per il solo Vajont. Vasti territori, ancora, sono stati colpiti da grandi alluvioni, come quelle del Po (1951-1994-2000) e dell’Arno (1966), ma fenomeni dello stesso tipo hanno interessato anche bacini idrografici di piccole dimensioni a causa di intense precipitazioni.

A causare ingenti danni alluvionali ha concorso anche la scarsità del suolo contiguo ai corsi d’acqua, che è stato frequentemente urbanizzato impedendone ogni funzione di servizio fluviale. Sempre negli ultimi cinquant’anni, si sono ripetute fasi di rischio sismico che hanno interessato il Belice, il Friuli, l’Irpinia, l’Umbria, le Marche, il Molise, l’Abruzzo (l’Aquila), l’Emilia Romagna e, da ultimo, alcuni Paesi dell’Appennino Centrale. Secondo dati della Protezione civile, i danni hanno quasi raggiunto i 150 miliardi di euro, le vittime sono state circa 5.000 e i senzatetto oltre 500.000. Contiamo, peraltro, la più grande tragedia naturale del secolo scorso in Europa, con il tremendo terremoto (di magnitudo 7,2) che all’inizio del secolo ha interessato Messina e Reggio Calabria, provocando più di centomila vittime.

Oggi, nell’Appennino centrale stiamo vivendo uno di questi periodi di altissimo rischio sismico, che i nostri predecessori hanno vissuto nei secoli scorsi. Tra le tante vittime si contano anche illustri personaggi come il filosofo Benedetto Croce, che si salvò a 17 anni dal terremoto che nel 1883 colpì l’isola d’Ischia, ma perse i genitori. La stessa sorte toccò allo scrittore Ignazio Silone, autore di Fontamara e Vino e Pane, che scampò al terremoto di Pescina all’inizio del secolo scorso nel quale perse la madre. Tutte queste ed altre passate vicende sono state alla base del monito lanciato da Einaudi, che avrebbe dovuto richiamare i vari governi alla necessità di realizzare, attraverso un massiccio impegno pluriennale, una complessa opera di interventi di prevenzione dai disastri ambientali, tra cui: la messa in sicurezza degli edifici più antichi e la costruzione dei nuovi nel rispetto delle più moderne misure antisismiche; la realizzazione di interventi strutturali come argini, invasi di ritenuta e canali scolmatori indirizzati al ripristino e al rispetto degli equilibri territoriali ed ambientali. Equilibri, questi, per anni sistematicamente violati da scriteriate scelte urbanistiche di molti Comuni, tendenti ad assecondare speculazioni di vario tipo.

Oggi, mentre ancora frequenti scosse di assestamento gettano il panico tra le popolazione colpite nel Centro Italia, si ha la sensazione, attraverso le prese di posizione di vari mezzi d’informazione e le dichiarazioni rilasciate dai più importanti esponenti politici, che si stia diffondendo la convinzione che il monito di Einaudi possa essere finalmente ascoltato. L’esperienza del passato, però, deve insegnare che le promesse non bastano e che un rinnovato impegno civile deve essere esercitato nel controllo di un’effettiva, efficace e celere realizzazione dei programmi annunciati.

Il primo banco di prova sarà rappresentato dagli interventi sui quali si è impegnato il governo a seguito del recente terremoto. Sono stati previsti tempi molto brevi per l’eliminazione delle tendopoli. È stato annunciato un programma per la costruzione, entro sette mesi, di settecento case in legno, che dovrebbero ospitare i senzatetto per i tempi lunghi della ricostruzione. È in fase di elaborazione un «decreto per la ricostruzione» che dovrebbe consentire, tra l’altro, la rapida apertura dei cosiddetti «cantieri leggeri». Dalla concreta ed efficace realizzazione di questo programma, più che dall’esito del prossimo referendum costituzionale, dovrebbe dipendere il futuro politico di Matteo Renzi.

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